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Surgelati, trapani e sberleffi alla mafia

Il giornalista Sergio nazzaro racconta l’autore costretto a vivere sotto scorta per i suoi spettacoli.

Esce “Fronte del palco”, libro-intervista all’attore lodigiano Giulio Cavalli

I surgelati, i trapani e l’antimafia. Un sottotitolo strano per raccontare la vita di chiunque, a meno che non si chiami Giulio Cavalli. Dai surgelati venduti a bordo di un furgone al teatro: la vita dell’autore e attore lodigiano finisce in un libro dal titolo Fronte del Palco: surgelati, trapani e antimafia, uscito ieri per Editori Riuniti (pp.200, euro 15).A firmarlo è Sergio Nazzaro, giornalista (ha collaborato con testate come «Il Sole 24 ore», «Left Avvenimenti» e «Megachip») e scrittore, già autore di diversi testi tra cui il viaggio negli inferi della camorra casertana Io per fortuna c’ho la camorra (Fazi Editore, 2007) mentre uscirà a breve MafiAfrica, primo reportage italiano sul potere della mafia africana nel paese. Aneddoti (tra questi il sequestro a lieto fine subito da Cavalli da un malvivente quando vendeva i prodotti di una nota marca di surgelati), riflessioni e confessioni: il libro tocca tutti gli aspetti della vita del direttore artistico del Nebiolo di Tavazzano, dagli esordi ad oggi.Un botta e risposta lungo 200 pagine in cui l’attore lodigiano, ora anche consigliere regionale per l’Italia dei Valori, racconta pubblico e privato di quanto gli è successo nei suoi 32 anni di vita «da lavoratore – spiega Sergio Nazzaro – perché non c’è nulla di radical chic nell’alzarsi alle 5 del mattino per vendere surgelati eppure è stato questo il primo palco di Giulio. Qui ha imparato a raccontare e a raccontarsi con le parole giuste, senza cercare di piacere ad ogni costo». Parole che si sono fatte via via più scomode attraverso il racconto di storie mai rassicuranti. Il «fronte» di Giulio, la trincea che lo porta ad essere l’unico attore in Italia sotto scorta inizia quasi volontariamente nel momento in cui sceglie di «esporsi». Prima un lavoro sulla strage di Linate dell’8 ottobre 2001, poi il turismo sessuale e infine la criminalità organizzata con Do ut des, riti e conviti mafiosi, lo spettacolo coprodotto dai comuni di Lodi e Gela che ha scatenato le prime intimidazioni, A cento passi dal Duomo (la mappe delle cosche nel Nord Italia) e la questione ambientale con L’Apocalisse rimandata ovvero benvenuta catastrofe del premio Nobel Dario Fo. «Sapere affrontare tante questioni mette in crisi le etichette della cultura tradizionale ed è uno dei tratti salienti di Giulio, ciò che lo rende non una vittima, ma come dice lui “un faro sulle storie degli altri” – ha spiegato ancora l’autore – : una posizione non identificabile da quei media in cerca di eroi facili da raccontare». Da qui secondo Nazzaro il silenzio dei grandi giornali, che ha stimolato la sua curiosità di giornalista. «Non credevo possibile che le grandi testate ignorassero la storia di un attore che a soli 32 anni si trova minacciato dalla mafia, sotto scorta e a colloquio con il capo dello Stato al Quirinale (in occasione della consegna dei premi Eti e De Sica dello scorso novembre, ndr) – ha detto Nazzaro – , ma questo è un paese che vive sotto ricatto e in cui vince la gerontocrazia». Un dialogo a due voci, scritto in vari incontri tra il Lodigiano e la capitale, «in cui ho avuto la libertà di chiedere qualsiasi cosa» e «in cui vige la regola del non prendersi troppo sul serio».

Rossella Mungiello

DA IL CITTADINO L’ARTICOLO QUI