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Agosto 2011

Luigi De Magistris dixit

“Se fossi stato al posto di Di Pietro, il giorno dopo la vittoria alle europee, avrei proposto a me la carica di vice suo. Sarebbe stata una mossa intelligente” – “A volte sceglie persone impresentabili o modeste, che nulla hanno in comune con l’Idv (…) Bastava andare dal fruttivendolo o dal giornalaio per sapere chi era De Gregorio. L’Italia dei Valori è a un bivio: può veramente diventare un grande partito ma deve evitare questi errori ”. – “Ci sono persone che hanno avvertito come troppo forte l’asse tra me e Di Pietro. Vorrei evitare di personalizzare, ma credo che la resistenza maggiore sia quella di Donadi, di Messina, di Rota. Sono i colonnelli del partito. Quelli che temono che un domani io ne diventi il presidente. Che, in caso di un governo della sinistra, io possa diventare ministro”. – È un po’ brutto vedere che nell’Idv siamo considerati inaffidabili come se fossimo degli ospiti. Vorrei ricordare che io ho portato mezzo milione di voti. Ho portato il partito dal 4 all’8 per cento. Ho portato quattro milioni di euro in rimborsi elettorali, senza che il partito mi abbia dato nemmeno una scheda telefonica prepagata”.

Il prossimo che mi dice che non è vero che su queste questioni Cavalli e De Magistris siano allineati gli stringo la mano, giuro.

La (brutta) favola di Re B. e la manovra

Il pifferaio magico ha convocato i suoi topi, gli ha ordinato di firmare il saccheggio e poi di scendere in strada chiamandolo ‘responsabilità’.

Senza nessuna analisi, senza fingere postura da economista dell’ultima ora:

Hanno detto per anni che tutto andava bene e che la crisi era solo nella testa della sinistra disfattista e sulla bocca dei parassiti pidocchiosi che infestano la scuola, gli uffici pubblici e che pensano solo a scioperare. Li hanno applauditi.

Poi ci hanno detto che la crisi c’era (e che in fondo lo sapevano ma non volevano creare allarme) e che non è mica una cosa italiana ma che tutta l’europa (anzi, l’universo mondo) andava a picco e intanto indicavano la Grecia che stava a galla come un tonno rinsecchito che nuota senza pinne. E tutti hanno detto – hai visto, poveretta la Grecia, noi stiamo in piedi grazie al nostro Presidente.

Hanno scritto la prima manovra per risanare il Paese (ci dicevano). Bene.

Male, anzi, ci siamo sbagliati. Hanno scritto la seconda. Anzi, l’hanno scritta mentre l’Europa li teneva per un orecchio come la maestra con l’alunno che scrive cento volte ‘responsabilità’. Bene, questa volta ci siamo.

Anzi no, hanno riscritto la seconda, qualche aggiustamento, ci vuole responsabilità – diceva – e tutti uniti (dopo averlo scritto cento volte aveva imparato a pronunciarla oltre che scriverla). Qualcuno ha iniziato ad avere comunque qualche dubbio ma comunque, ci dicevano, non toccheremo le pensioni. L’importante è che chi ha di più paghi di più e poi via le provincie piccole (tranne le nostre) e i comuni, anzi no, il federalismo le salveremo, viva l’identità locale, non può essere mica un costo, e sono usciti con una macelleria sociale (ter) che tocca le pensioni, cancella il contributo di solidarietà (cioè chi guadagna di più semplicemente guadagna di più), e cancella le province forse sì, forse no, non si sa quando, ma serve un’unità d’intenti e responsabilità (rieccola) dell’opposizione. E forse hanno sbagliato anche i conti. In compenso non si sono aumentati nemmeno il prezzo dell’insalata alla mensa del reame.

Il re è uscito sul balcone e ha urlato ‘manovra più equa’.

Qualcuno disse – beh, almeno non ci hanno tassato il pane, gli è bastato il 1 maggio e il 25 aprile.

Crescita, equità e giustizia sociale: il 6 settembre in piazza  per andare a riprendercele.

La pericolosità delle droghe leggere

Francesco Perre, di 44 anni, affiliato alla cosca Barbaro della ’ndrangheta, condannato in via definitiva a 28 anni di reclusione, era latitante dal 1999 ed era inserito nell’elenco del Ministero dell’Interno dei ricercati più pericolosi. Perre è stato bloccato mentre innaffiava la coltivazione di canapa indiana composta da oltre duemila piante, tra Palizzi Superiore e Bova, nel cuore dell’Aspromonte.

Fascismo turistico a Lampedusa

I turisti milanesi confermano. Tramonti infuocati con le palme in controluce, cene a base di cous cous, dammusi con le cupolette e vento caldo. Siamo alla stessa latitudine di Kairouan, Tunisi e Algeri sono molto più a nord. “A chisti ci piace l`Africa ma senza l`africani`, commenta una volontaria. “Dormiamo la sera con le finestre e la porta di casa aperte` – racconta una coppia di Monza al giornale di Parma. “L`isola è sicura come nessun altro luogo. Siamo qui da 10 giorni e dai telegiornali abbiamo appreso che sono sbarcati 2000 immigrati, noi non abbiamo visto nulla, nemmeno un clandestino, niente. Questo è il vero scoop`. La declinazione turistica del fascismo igienico a Lampedusa raccontato da Antonello Mangano mette i brividi di primo pomeriggio e ci racconta quanto ci siamo sfilacciati nelle battaglie ‘umanitarie’. Lampedusa è lontana proprio come sognava qualcuno.

NO TAV: i vigili del fuoco non vogliono fare i poliziotti in Val Susa

Ciascuno alla sua professione, e tutto andrà bene. (proverbio italiano)
Torino, 27 agosto 2011 Dipartimento dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile Direttore Regionale per il Piemonte Dott. Ing. Bruno NICOLELLA
Egregio Direttore, con il passare delle settimane e visti gli ultimi fatti accaduti in Val di Susa, facilmente reperibili attraverso i siti internet, si rafforza sempre di più in noi l’idea che il servizio che stiamo espletando esuli totalmente da quelli che sono i nostri compiti istituzionali. Ci si interroga, infatti, su quale sia il vero motivo che ci porta a presenziare i luoghi della protesta dal momento che sfugge  ai nostri occhi ove sia il soccorso tecnico urgente o la difesa civile. Abbiamo già espresso, in un precedente incontro sindacale, la volontà di rafforzare il distaccamento di Susa, prossimo ai cantieri, con personale aggiuntivo, nel caso in cui si tema veramente che dalla protesta scaturiscano disordini capaci di alimentare incendi di una qualche natura. Non siamo invece disposti a fornire un servizio di assistenza alle forze dell’ordine per mantenere l’ordine pubblico, cosa che non rientra per nulla nei nostri doveri e che riguarda esclusivamente i loro compiti. Non intendiamo svendere la nostra professionalità e il sentimento di benevolenza della popolazione che più volte ci è stato manifestato, per dover intervenire in una vicenda che ci porta ad essere attori protagonisti pur senza volerlo. Ci riteniamo in balia delle richieste della questura che pare oramai essere diventata la nostra prima dirigente. Ribadiamo quindi di non voler continuare a svolgere compiti di ordine pubblico presso i cantieri della T.A.V. e le chiediamo che il personale appartenente al corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, operante in quei luoghi, venga immediatamente ritirato. Distinti saluti. FP CGIL VVF REGIONALE GIANNI NIGRO FED. Reg. SICUREZZA CISL ANTONIO MAZZITELLI

Scuola Diaz: vogliono il film al passo con la (loro) giustizia

Mi crea un certo sconcerto leggere la notizia che il sindacato di Polizia COISP trovi il tempo per chiedere a Domenico Procacci (produttore del film diretto da Daniele Vicari sui fatti di Genova) di aspettare la sentenza di Cassazione e, addirittura, offrirsi consulente per una visione dei fatti a ‘trecentosessanta gradi’. Anche perché la sentenza di secondo grado (lo scrive bene il sempre preciso Agostino Riitano) parla di “vile massacro” e di “condotte aggressive” e scrive chiaramente chiaramente come l’esito dell’operazione “sia stato l’indiscriminato e assolutamente ingiustificabile pestaggio di quasi tutti gli occupanti”. E il sangue sui muri parla da solo. A trecentosessanta gradi.

Buona politica, buoni voti

‎”Il problema è la qualità del consenso. Ad una buona qualità del consenso seguiranno buone leggi, se invece avremo una cattiva qualità del consenso, avremo cattive leggi.” Libero Grassi.

Perché sarebbe ora di decidere bene chi si vuole rappresentare. Essere chiari su quali propositi portare al tavolo delle diverse istituzioni e, perché no, avere il coraggio e l’onestà di non volere andare sempre a mietere al chilo.

Un’ipotesi di manovra. Uno scenario politico.

L’avevo scritto il 9 agosto quanto fosse importante allinearsi alla proposta complessiva di Sbilanciamoci.org per una contromanovra credibile, fattibile ma soprattutto che disegni un altro Paese. E sono contento di leggerla oggi come proposta politica di SEL con un’analisi pienamente condivisibile di Massimiliano Smeriglio sul sito di Sinistra Ecologia Libertà. Perché è anche rassicurante toccare il sentire comune.

Lo chiamavano Solidarietà

Ma la Mastrotto Group non è un’azienda qualunque. L’un per cento della produzione mondiale di pelle esce dagli stabilimenti vicentini, dove le Fiamme Gialle hanno scoperto 800 (dicasi 800) dipendenti irregolari. La Mastrotto, giro d’affari intorno al mezzo miliardo, fornisce Tod’s e Ikea. La Mastrotto è globale perché sta anche in Brasile e Indonesia. Già, ma soprattutto nel Granducato del Lussemburgo e nell’isola di Man. Paradisi fiscali, si sa. Il sistema era di quelli sperimentati, oliato per anni, apparentemente perfetto: un reticolo di società europee, per sfuggire ai controlli del fisco italiano. Su Repubblica l’incredibile storia dell’imprenditoria in Padania con evasione totale. Loro si difendono parlando di cifre “sproporzionate”, di non aver evaso, e di aver pagato in nero solo gli straordinari (“prassi diffusa nel territorio”).