Vai al contenuto

Novembre 2011

Al boss piace Formigoni

E’ questo in sintesi il contenuto di una conversazione del 2 novembre 2007 tra Giulio Lampada e tale Alberto, riportata nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere del gip di Milano Giuseppe Gennari. Lampada dice al suo interlocutore: “allora, Alberto! non vedi niente su cosa si possa realizzare, che ci possa tornare utile sul discorso … davanti alla costruzione di un Aeroporto?…”. Alberto risponde: “sai cos’é… Bisogna valutare perché l’aeroporto di Milano eh!!… Bisogna vedere, potrebbe pure affondare quello di Reggio”. Dopo i due passano a parlare di argomenti generici, tra cui le conoscenze nel mondo politico nazionale: – Lampada G.: ‘A Formigoni come lo vedi? Alberto!” – Alberto: “Bene! Dicono che sia lui…” – Lampada G.: “il futuro?” – Alberto: “Eh!” – Lampada G.: ‘apposto del Berlusca?” – Alberto: “Dicono cosi!” – Lampada G.: “e lo vedo preparato anche io!” – Alberto: “A me piace!” – Lampada G.: “A me piace anche! Bravo!… Sono stato a cena io con Formigoni!… eravamo da … alla festa del … (inc.) che fanno insieme ad Armando! (Vagliati, ex consigliere comunale, ndr) Tutti i consiglieri comunali, provinciali, regionali… C’era pure il presidente del parlamento europeo Mario Mauro… Sempre tramite… (inc.), ed Armando (inc…) eravamo nel tavolo, io, lui… una bella cosa… in una villa d’epoca”.

Il magistrato che doveva fare il mafioso

La telefonata tra il gip di Palmi Giancarlo Giusti e il capocosca Giulio Lampada. I due parlano dell’idea di coinviolgere anche il giudice Vincenzo Giglio nei viaggetti a Milano con escort a disposizione. E Giusti si lascia andare…

LAMPADA (riferendosi al magistrato Vincenzo Giglio): “…Del nostro Presidente, dobbiamo dire!!… Il Presidente delle misure di prevenzione di tutta Reggio Calabria! Sai che dobbiamo fare?…..”
GIUSTI: “… che facciamo, che facciamo??
LAMPADA: “lo convochiamo qualche giorno su a Milano e lo invitiamo… come la vedi tu?”
GIUSTI: “… minchia!! guarda!! dobbiamo parlarne col medico!!!.”..(ride)…
LAMPADA: non dirgli nulla che ti ho detto che è un mese che non ci sentiamo!
GIUSTI: “… tu ancora non hai capito chi sono io… sono una tomba, peggio di.. ma io dovevo fare il mafioso, non il Giudice… però l’idea di portarci il Presidente a Milano non è male, sai?!… Lo vorrei vedere di fronte ad una stoccona!!”

Tangenti/ Credibilità azzerata: adesso Formigoni si dimetta

COMUNICATO STAMPA

L’arresto del vicepresidente Nicoli Cristiani è l’ennesimo caso che si aggiunge all’elenco ormai insopportabilmente lungo di rilievi giudiziari riguardanti il Consiglio e la Regione.

Dai festini a luci rosse alla malasanità, dai rapporti con la ‘ndrangheta al traffico illecito di rifiuti, ce n’è davvero per tutti nel centrodestra lombardo, anche nelle posizioni istituzionali di maggior rilievo.

I filoni di indagine aperti sono molteplici e coinvolgono o in qualche modo riguardano consiglieri, assessori e dirigenti regionali di alto livello. E poi anche amici e parenti stretti.

Abbiamo fiducia nel lavoro della magistratura. Ma da subito occorre rilevare il dato politico: Formigoni, la sua Giunta, la sua maggioranza e la loro azione di governo non hanno più alcuna credibilità, progressivamente minata e a questo punto frantumata da una sequenza di inchieste impressionante.

A breve, per esempio, Regione Lombardia dovrà legiferare sulle cave. Viene da chiedersi, a fronte di quanto sta emergendo, con quale legittimità possa farlo. E il discorso vale ugualmente per tutto il resto, dal piano casa ai provvedimenti nel settore socio-sanitario.

Non è più accettabile alcuna mediazione. Non ci si può accontentare della rinuncia a un ruolo. Perché in discussione ci sono l’onorabilità e l’attendibilità dell’istituzione tutta.

Le ombre sono ormai troppe e troppo dense. Formigoni, peraltro sostenuto da un’alleanza che a livello nazionale non esiste più, ne prenda atto. E la parola torni agli elettori.

Tutti a casa, Formigoni si dimetta

(Mentre scrivo continuano ad arrivare le notizie sull’operazione che ha portato all’arresto del vicepresidente del Consiglio Regionale Nicoli Cristiani)

Il PD chiede a Formigoni di riferire in Aula. Scusatemi, ma non sono d’accordo. Perché dobbiamo smettere di non volere vedere che questa Lombardia perde ogni giorno un pezzo. Credibilità bruciata a partire dalle firme false del listino, alla vicenda San Raffaele, all’operazione Infinito e le rivelazioni sugli appoggi elettorali della ‘ndrangheta, agli indagati che farciscono l’Aula tra dame di compagnia, maghe, patetici figli, alle bonifiche di Grossi fino ai cerotti (bipartisan) all’ufficio di Presidenza del Consiglio. Cosa può dirci ancora Formigoni (sostenuto da una maggioranza che non esiste più), come facciamo a sederci con quelli per discutere della legge sulle cave e sull’amianto? Non prendiamoci in giro, andiamo tutti a casa e lasciamo giudicare gli elettori. Qualcuno (a destra e sinistra) perderà il posto ma ci guadagna in credibilità.

Aboliamo l’assessorato alla Cultura in Regione Lombardia

REGIONE LOMBARDIA SPEGNE LA CULTURA

Dichiarazione di Giulio Cavalli, consigliere regionale Sinistra Ecologia Libertà

“Il sistematico impoverimento della cultura da parte di Regione Lombardia non può passare inosservato e ha bisogno di una sollevazione chiara e forte di tutti i soggetti in campo: dai teatri, agli operatori, alle compagnie, ai cittadini.

Il bilancio del 2012 accelera nel percorso di prosciugamento delle già scarse risorse degli ultimi anni e contribuisce a mortificare e delegittimare un settore che viene chirurgicamente tenuto ai margini perché autonomo nelle idee e capace di accendere la conoscenza.

Con il capitolo della cultura che tracolla da 50 a soli 8 milioni per il prossimo anno, mi chiedo come l’assessore Buscemi possa accettare di essere snaturato nel proprio ruolo politico, ridotto a tenere in atto le convenzioni e i progetti in corso senza nessuno spazio di scelta e innovazione. E mi chiedo se non sarebbe il caso, piuttosto, di essere fedeli alla linea e smantellare sia l’assessorato, che a questi livelli potrebbe essere benissimo gestito da un funzionario, sia la commissione consiliare, che non ha margine finanziario alcuno per legiferare e incidere nelle politiche culturali.

Non ci bastano e non ci interessano le solite litanie dei tagli centrali e delle priorità: da mesi Formigoni e soci declamano ripetutamente un Expo di culture, mentre nella realtà tutto ciò che non è cemento e infrastrutture sembra essere dimenticato.

La Lombardia ha un orgoglio e una storia culturale che non può essere mortificata per gli interessi lobbistici di affaristi troppo materiali per potervisi dedicare.

E forse è arrivato il momento che sia la cultura a diventare lobby e premere per il diritto di non continuare a galleggiare al limite della dignità. Altrimenti per Expo sarà il caso che vadano in scena spettacoli muti, vuoti e immobili a raccontare lo stato terminale lombardo nel campo”.

Milano, 28 novembre 2011

La sparizione degli intellettuali di destra

Per tutti quelli che (come me) hanno creduto che troppo spesso intellettuali, opinionisti o professori seguaci del berlusconismo fossero troppo spesso semplici cameriere dei vincitori Tafanus propone una carrellata che sembra una galleria degli orrori. O forse una carrellata di incompresi opportunisti. Anche perché l’intellettuale, come diceva Kant: “non ha da portare lo strascico del re, ma la lanterna avanti al re”. E qui invece sembravano tutti preoccupati di trovare un posto caldo sotto la sottana. E in un momento di passaggio che di liberatorio ha solo le assenze sarebbe pericoloso decidere di abdicare dalla memoria sui protagonisti ‘culturali’ di questi ultimi vent’anni. Uomini tutti di un pezzo come Marcello Pera che dopo avere incarnato il radicalismo della questione morale durante Mani Pulite ha pensato bene di recarsi nel 2004 sulla tomba di Bettino Craxi parlandone come di un ‘monumento nazionale’ e (sempre in quell’anno) dichiarò “Berlusconi è a metà strada tra un cabarettista azzimato e un venditore televisivo di stoviglie, una roba che avrebbe ispirato e angosciato il povero Fellini“. Nel 1994 (e fino al 2008) divenne senatore di Forza Italia, poi Popolo della Libertà. Poi ha ispirato la legge sul ‘giusto processo’ (perché nella Berlusconeide televisiva gli intellettuali tornavano utili come titolisti per nascondere meglio la polvere sotto il tappeto) e oggi si è disintegrato come molti dei suoi. E ricordarcelo è fondamentale.

Una riflessione sulla colletta alimentare

Su La pentola d’oroNiente scava più distanza tra la ricchezza e la povertà della beneficenza, ma la beneficenza fatta per interposta persona, mica quella dei cinque euro messi in mano al Senegalese che vende i libri per strada: quello ti viene tanto vicino che puoi vedere le sue labbra spaccate, i suoi occhi stanchi, i suoi denti rosi dalla carie. E ti vengono i brividi, perché lo sai di avere un dente cariato pure tu, ma per andare dal dentista hai deciso di aspettare tempi migliori. Prende il tuo stesso treno, il Senegalese, perché come te abita fuori città, dove l’affitto costa meno. Nei giorni feriali avete più o meno lo stesso odore. Certe mattine daresti una mano per non incontrarlo mai più. Daresti un pacco di biscotti al giorno, per tutta la vita, per non incontrarlo mai più. Dedicato a tutti coloro che oggi, giornata nazionale della colletta alimentare, se la sono presa con iWu Ming pur di non ammettere che l’evento sia organizzato da CL e che non sia, quindi, pura emanazione della bontà sociale, cui affidare ciecamente la propria offerta apotropaica. Immagino facciate parte dell’85% di italiani che si dicono spaventati dal futuro. Ne faccio parte anch’io, in pieno. Ho anche paura dell’aereo, degli incendi, dei botti di capodanno, dell’autostrada e se sono da sola a casa anche il buio mi inquieta un po’. Ma la paura dei poveri è troppo vigliacca persino per me.

Vittime di mafia dimenticate dallo Stato

Ho aderito subito e con forza all’appello di POLITICAMENTE SCORRETTO in difesa delle vittime di mafie e contro l’incosciente taglio di ben dieci milioni di euro (su dodici) dei fondi destinati a chi ha subito reati di stampo mafioso (compresi racket e usura). Uno Stato che non riesce a proteggere i propri uomini migliori, coloro che sono disposti a mettere in gioco la tranquillità e la sicurezza propria e della propria famiglia è uno Stato che non ha nessuna credibilità istituzionale, nessun futuro etico e morale e che inevitabilmente risulta essere il miglior deterrente alla denuncia contro le organizzazioni criminali. La paura è un costo sociale che questo nostro paese non si merita e il silenzio degli onesti, in questo caso, rischia di essere la migliore forma di favoreggiamento. Vi chiedo di parlarne e farne parlare, di leggere e fare leggere di non stare inermi di fronte a questo scempio.

Da IL FATTO QUOTIDIANO
Quasi all’asciutto le vittime di mafia e i loro famigliari che, con la legge di stabilità per il 2012, si sono visti tagliare 10 milioni di euro sui 12 fino a quel momento destinati al fondo destinato a chi ha subito reati di tipo mafioso, compresi racket e usura. La notizia viene diffusa nel corso di Politicamente Scorretto, manifestazione giunta alla sua settima edizione. Il suo patron, lo scrittore e autore televisivo Carlo Lucarelli, lo annuncia a Casalecchio di Reno, il comune alle porte di Bologna in cui ogni anni si tiene la manifestazione culturale.

E rilancia con un appello condiviso da don Luigi Ciotti, il sacerdote antimafia fondatore del Gruppo Abele e di Libera. Con lui e Lucarelli anche Paola Parenti, presidente di Casalecchio delle Culture, istituzione promotrice della manifestazione, che sta trattando con la Regione Emilia Romagna perché la manifestazione che parla di criminalità organizzata (anche al nord), società civile, cronaca e letteratura, possa continuare ad avere un minimo di fiato economico per le prossime edizioni.

“La lotta alle mafie”, ricordano i promotori della rassegna emiliana, “dovrebbe essere considerata una priorità dell’azione di qualunque governo in questo Paese. Il prezzo che l’Italia paga alla criminalità organizzata in termini civili, morali, politici ed economici è tale da rappresentare uno degli ostacoli principali del nostro sviluppo”.

In un periodo di difficoltà critiche e ricostruzione, questo sforzo economico deve essere considerato “un investimento, non un costo”, si legge nell’appello che da Casalecchio viene lanciato. E ha aggiunto lo stesso Lucarelli: “Dai tagli alle risorse non può nascere mai niente di buono, a meno che non si tratti di quelli agli sprechi. Questi invece sono taglia alla legalità ancor prima che alla cultura”.

Più nel dettaglio, a venire meno saranno “Per esempio il risarcimento per le spese processuali”, dice ancora lo scrittore. “Per essere vittima in maniera civile, ci vogliono delle armi, che sono le battaglie legali. E queste armi hanno un costo, come insegna la storia delle stragi, che è la storia delle vittime che si sono date da fare per avere una verità”.

Ma il problema, è a monte, secondo Lucarelli, perché “vittime si diventa, quando lo stato è assente”. E allora, per spiegare le ragioni di questi tagli, occorre innanzitutto capire se “esiste una volontà politica di combattere la lotta alla mafia. Se la mafia fa politica, la fa proprio in questo modo, asciugando le risorse. Ma in questo caso non credo ci sia stata un’intenzione mirata quanto piuttosto l’ignoranza nel pensare che queste siano questioni secondarie per il nostro Paese e forse anche l’antipatia che certa politica ha nel trattare questi argomenti”.

Ecco che nasce dunque l’appello congiunto che già annovera tra le altre le firme di Pina Maisano Grassi (vedova di Libero Grassi), del magistrato Gian Carlo Caselli, di Nando dalla Chiesa, del giornalista Lirio Abbate, dello storico Enzo Ciconte, dell’attore Giulio Cavalli (finito sotto scorta per i suoi spettacoli teatrali sulla ‘ndrangheta al nord) e di Dario Vassallo, fratello di Angelo, il sindaco di Pollica ucciso nel settembre 2010.

“Il fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive e dell’usura”, si legge, “rappresenta non solo il doveroso intervento dello Stato a fianco di cittadini che già hanno sofferto e spesso contrastato la criminalità organizzata, ma anche uno degli strumenti più efficaci per combatterla. Al nuovo governo chiediamo che venga rivista tale decisione e che il Fondo venga ripristinato”.

20111127-010413.jpg

La legge sull’acqua di Regione Lombardia è illegittima, lo dice la Corte

Ricevo da Roberto Fumagalli. Adesso tocca a noi, subito, in commissione.
Salve, con sentenza di oggi (venerdì 25.11.2011) la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di parte della Legge Regionale della Lombardia sull’acqua.
Per la precisione la Corte ha bocciato parte dell’art. 49 della L.R. n. 26/2003 (così come modificata dalla L.R. n. 21/2010, che i Comitati avevano duramente contestato), che riguarda gli affidamenti del servizio idrico. La Legge lombarda contiene almeno 2 pesanti storture che chiediamo di modificare al più presto:
– contiene ancora il riferimento al Decreto Ronchi (art. 23 bis, che obbliga a privatizzare l’acqua), che non esiste più poiché abrogato dal Referendum (!);
– espropria i Comuni dalla titolarità del servizio idrico, che viene assegnata alle Province, sopprimendo le A.ATO sostituite con un fantomatico Ufficio d’Ambito provinciale.
Nelle scorse settimane il Coordinamento Regionale Lombardo dei Comitati per l’Acqua Pubblica, ha lanciato un Appello per l’acqua pubblica in Lombardia ( www.contrattoacqua.it/public/up//News%202011/Acqua_Lombardia_Appello%202011.pdf ), per chiedere le modifiche alla legge regionale. Ora che la Corte ci ha dato ragione, Formigoni deve cambiare la legge al più presto! Vi invitiamo a sottoscrivere l’Appello, inviando un’email a: info@contrattoacqua.it .