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Gennaio 2012

Fuori i secondi!

Oggi esce il nuovo disco di Cisco. E io (che da un anno me lo scarrozzo con grande piacere in tournée) penso che Cisco abbia partorito un gran bel album. Fuori i secondi” è l’urlo di esortazione che segna l’inizio delle ostilità nel pugilato e che richiama tutti ad assumersi le proprie responsabilità e a darsi da fare. Ma qui si trasforma anche in uno splendido elogio ad alcuni grandi secondi della storia a cui il tempo in alcuni casi, ha reso poi giustizia. Fuori i secondi, così di chiama il nuovo disco di Cisco, ex voce e frontman dei Modena City Ramblers. Un disco pieno di racconti esemplari che per un verso o per l’altro hanno fatto storia.

Nel lodigiano il postino spara sempre tre volte

A Sant’Angelo Lodigiano nel difficile quartiere ‘Pilota’ tre spari nella notte in una palazzina in via Enrico Fermi. E diranno che è tutto tranne quello che pensano gli allarmisti. Peccato che lì dentro ci abitasse la parentela di Francesco Perspicace: nato a Caltagirone una cinquantina di anni fa ma esportato a Sant’Angelo Lodigiano da un bel pezzo con un’impresa di pulizie, una quota in “iniziative immobiliari” e una fedina penale di 16 anni di condanna per una sparatoria in via Faenza il 9 maggio 1998. Un’altra agenzia, la Ad Case, vede tra i soci Ferdinando Perspicace di Caltagirone e per non farsi mancare niente anche, in passato, Arturo Molluso, dell’ omonima famiglia originaria di Oppido Mamertina, in provincia di Reggio Calabria. Hanno messo le radici a San Donato i Molluso e sono considerati legati ai clan Cappelli-Pipicella e vicini ai Calaiò. Uno di loro, Pasquale Molluso, è socio della Gra immobiliare. Il trentaquattrenne Arturo, residente a Spino d’ Adda, è presente anche in altre agenzie, come la Mocasa, sede a Milano in via Riva di Trento. Nella stessa palazzina c’è anche un tale che (nonostante il cognome da Commissario Montalbano) era l’abituale a braccetto di Claudio Demma sfortunato patron di ITALIA 90 ultimamente caduto in disgrazia. Chissà, a pensare male, diceva Andreotti, ogni tanto ci si azzecca.

Il golpe sul San Raffaele/2

Anche oggi PDL e LEGA hanno fatto saltare l’insediamento della Comissione d’inchiesta sulle vicende del San Raffaele. E’ una delle pagine più vergognose di questa legislatura regionale: Formigoni si fa scudo con gli uomini del suo partito perché evidentemente non tutto è “così a posto” come dichiara ai giornali e i leghisti (che continuano a urlare con il capo vichingo Umberto Bossi in piazza) coprono il formigonismo  che a parole dicono di  voler combattere. Non si tratta più di collaborazione. Si tratta di collusione. E basta.

COMUNICATO STAMPA

Seconda fumata nera in commissione d’inchiesta sul San Raffaele: PDL e Lega impediscono ancora una volta l’elezione del presidente

Ancora una volta PDL e Lega hanno impedito l’elezione del presidente della commissione regionale d’inchiesta sul San Raffaele, paralizzandone l’avvio. Votando scheda bianca, i commissari di maggioranza hanno infatti impedito che si raggiungesse il quorum di 41 voti. Franco Mirabelli, il candidato espressione delle minoranze, ha raccolto tutti i 26 voti dei gruppi che hanno richiesto l’istituzione della commissione.

Molto critiche le opposizioni. “Anche oggi – scrivono in una nota PD, IDV e Sel – la commissione d’inchiesta sul San Raffaele è stata bloccata dalla maggioranza che non consente l’elezione del presidente che spetta per Statuto alle minoranze. Evidentemente il Pdl non vuole approfondire le ragioni di un buco di un miliardo e mezzo di euro in un ente a cui la Regione Lombardia dà ogni anno un contributo di 600 milioni. E la Lega resta subalterna nonostante a chiacchiere si presenti come l’alfiere della trasparenza e della legalità”.

L’omertà lombarda

Denunciano in dieci ma sono cinquemila. Le vittime di racket e usura in Lombardia sono un buco nero di cui vergognarsi un po’ tutti. I quattromilanovecentonovanta che non denunciano sono i migliori alleati delle mafie. La paura e la sfiducia che non si riesce a scalfire un impegno per la vita. Degli onesti.

La lobby degli onesti

Mi capita spesso di parlarne durante gli incontri pubblici e le riunioni di partito. Il punto fondamentale sta in qualche cricca (in Lombardia molto spesso attaccate alla sottana di Comunione e Liberazione o alla loro ala confindustriale che è la Compagnia delle Opere) che pur in minoranza riesce spesso a nominare in quadri dirigenti nei più disparati settori. E la lobby degli onesti sembra non volere imparare il radicamento del 99%. Cosa manca? L’obiettivo comune (non mi pare), le modalità (come se non bastasse l’onestà e trasparenza come comune denominatore) o semplicemente la divisione tra partiti non disegna un reale perimetro di volontà e modi? Perché qui su al Pirellone sembra sempre più spesso che la rendita dello sconfitto per qualcuno non sia così male. E si finisce per non essere credibili. Nè pagatori né credibili e quindi in minoranza sistematica.

E colpiscono le parole del PM Francesco Greco nell’articolo dell’Espresso su Mani Pulite che forse non si sono mai pulite per davveroEccola la parola chiave per capire il potere nell’Italia della recessione: lobby. I sinonimi possono essere nobili, come “élite” evocato anche per definire la composizione del governo Monti, o dispregiativi come “comitato d’affari”, “cartello” o “cricca”. Di sicuro è scomparsa la struttura verticistica dei vecchi partiti, che dominavano gli appalti e i contribuiti statali condizionando così la vita economica del Paese. Nel 2012 è l’economia ad avere la supremazia e a stringere patti con la politica e la pubblica amministrazione attraverso circoli ristretti dove spesso persino i burocrati contano più dei parlamentari. 

“Oggi ciò che conta veramente è far parte di una lobby”, sintetizza Francesco Greco, mente finanziaria dello storico pool e adesso procuratore aggiunto di Milano: “Con le indagini di Mani Pulite era emerso un sistema organizzato di finanziamento illecito della politica: uno scambio tra imprese e partiti, con ruoli abbastanza chiari e una gerarchia verticale. Oggi troviamo strutture complesse con ruoli confusi: politici accanto a imprenditori, faccendieri, personaggi di relazione. Più delle tangenti, che pure ci sono, conta l’appartenenza a una cricca che garantisce un potere di relazione: appoggi negli affari, nomine, ma anche ingressi in salotti, apparizioni televisive, perfino sesso”. 

Visto con gli occhi dei magistrati, si tratta di un nemico meno organizzato ma molto più difficile da colpire: spesso gli scambi indiretti di favori e appalti non possono essere qualificati come corruzione. Le indagini sulle varie P3 e P4 spesso ipotizzano reati, come la costituzione di associazione segreta, più difficili da dimostrare davanti a una corte. Anche per questo sono pochi a credere che si possa ripetere l’effetto a catena che tra il 1992 e il 1994 determinò la nascita della seconda Repubblica. 

E perché una lobby si rinforza inevitabilmente sulla consuetudine dell’esercizio (ecco perché il li limite di mandati diventa importante per tenere pulite le basi della democrazia) e se è vero che Formigoni è al suo quarto mandato è altresì vero che gli elettori lombardi hanno un numero di mandati certamente superiori. Ma noi in queste ultime quattro elezioni non siamo riusciti a convincerli. La banda degli onesti non copia in modo più etico i modi degli altri ma racconta un’alternativa, un altro modo. Un 416 quater che non sia un reato ma diventi obbligatorio per chi si propone per amministrare: tre o più persone che si mettono insieme per amministrare la cosa pubblica danneggiando con severità chi persegue il bene di pochi ai danni della comunità.

Don Ennio, i maiali sono loro

Vittima degli atti intimidatori è un prete, don Ennio Stamile. Un parroco che negli anni non s’è mai sottratto al suo dovere morale di combattere la criminalità, in un paese dove la ‘ndrangheta esiste e non si nasconde. Don Ennio per un periodo è stato anche presidente dell’Osservatorio sulla Legalità, e ha promosso numerose iniziative di sensibilizzazione, cercando di coinvolgere soprattutto i giovani. Lui, come Paolo Borsellino, è convinto che la lotta alla mafia sia soprattutto un fenomeno culturale. E anche per questo nelle sue omelie sa alzare la voce, quando serve. Lo aveva fatto nelle ultime settimane, ad esempio, perché a Cetraro è tornata quell’aria pesante che si respirava negli anni Ottanta. Erano gli anni in cui un consigliere comunale del Pci di nome Giannino Losardo denunciava l’avanzare incontrastato della ‘ndrangheta sul territorio. Lo freddarono, il primo giorno dell’estate 1980. Erano anni bui, di faide e paure, in cui l’omertà la faceva da padrona. Per questo nelle sue ultime prediche, don Ennio, aveva esortato i fedeli a denunciare a non essere omertosi. Un messaggio che non deve essere piaciuto a tutti. Tanto che una settimana fa ignoti gli avevano sfregiato l’automobile. Proprio dopo questo episodio l’uomo aveva ribadito con forza il suo impegno per la legalità e la sua preoccupazione per la recrudescenza del crimine in paese. Poi due sere fa, tornando a casa da un incontro con un’associazione, don Ennio ha trovato sul pianerottolo una testa di maiale mozzata. In bocca un pezzo di stoffa, come un bavaglio. Qualcuno vuole che don Ennio taccia.

Gianpy Fiorani perde contro De Giorgi e noi rifacciamo lo spettacolo. Qui.

Ricordate la noiosissima querelle di Fiorani contro lo spettacolo di De Giorgi (e me) per una messinscena a Lodi sui furbetti del quartierino a cui il Gianpy Lodigiano nazionale aveva risposto con tuoni e fulmini? Bene, Fiorani ha perso la causa perché, dice il Giudice, “il tema del soggetto teatrale – è scritto nella sentenza – risulta essere di stretta attualità e concerne vicende di assoluto rilievo pubblico”. E prosegue  “…Nella satira non vige l’obbligo di rispettare la verità dei fatti, proprio perché la sua caratteristica principale è la deformazione della realtà, il paradosso, il sarcasmo”. Il giudice afferma che la rappresentazione satirica debba ritenersi legittima,  ancorché  lesiva della dignità  del personaggio. Noi per festeggiare replichiamo prossimamente lo spettacolo nel nostro piccolo Teatro Nebiolo leggendo anche le ultime sentenze sul caro (nel senso di costoso) cittadino lodigiano. E ci divertiamo tutti insieme con la gioia di quando vincono i giullari.

Una legge per l’open data in Lombardia

L’agenda digitale è entrata ufficialmente nell’agenda del Governo. Ne scrive La Stampa sottolineando quanto quel piccolo paragrafo possa essere forse poco ma sicuramente ha l’aria di essere un inizio per risolversi sui punti principali:

1)  BANDA LARGA E ULTRA-LARGA: la realizzazione della banda larga e ultra-larga. Quasi 5,6 milioni di italiani si trovano in condizione di «divario digitale» e più di 3000 centri abitati soffrono un «deficit infrastrutturale» che rende più complessa la vita dei cittadini. Le nuove misure intendono abbattere questi limiti e allineare il Paese agli standard europei.

2) OPENDATA: i dati in possesso delle istituzioni pubbliche, le università ad esempio, vengono condivisi attraverso la rete, per garantire la piena trasparenza nei confronti dei cittadini.

3) CLOUD: i dati in possesso delle pubbliche amministrazioni, de-materializzati, sono condivisi tra le pubbliche amministrazioni.

4) SMART COMMUNITIES: si avvia la creazione di spazi virtuali sul web in cui i cittadini possono scambiare opinioni, discutere dei problemi e stimolare soluzioni condivise con le pubbliche amministrazioni.

“Con il decreto semplificazione, lo sviluppo dell’economia digitale  è finalmente entrato anche in Italia a far parte delle priorità dell’agenda di governo” è il commento del presidente di Confindustria Digitale, Stefano Parisi.  “L’istituzione di una cabina di regia per l’attuazione dell’agenda digitale posta in capo ai massimi responsabili della politica nazionale di sviluppo e modernizzazione del Paese, lo snellimento burocratico, l’obbligo di switch-off verso il digitale di una serie di  transazioni  – continua Parisi –  aprono concretamente la strada a una stagione di cambiamenti per l’Italia imperniata sulla valorizzazione delle tecnologie digitali e del web come chiave strategica  per affrontare i problemi di crescita, competitività e produttività ”.

Anche il Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Corrado Calabrò, ha espresso “vivo apprezzamento” per l’inclusione dell’agenda digitale nel decreto semplificazioni: “Abbiamo segnalato al Governo l’importanza di dotarsi di un’agenda digitale – ha dichiarato Corrado Calabrò  -. E’ con estrema soddisfazione che registro che i nostri suggerimenti sono stati accolti. L’Agcom, se consultata – ha concluso Calabrò – è pronta a collaborare per il successo dell’Agenda digitale italiana”.

Un po’ più preoccupato Alfonso Fuggetta, professore del Dipartimento di Elettronica e Informazione del Politecnico di Milano, tra i principali promotori dell’Agenda Digitale, che ha commentato: «Va apprezzato l’obiettivo del governo di parlare di agenda digitale» e «l’istituzione di una cabina di regia è un riferimento importante ma non basta» perchè «va definita una leadership forte, altrimenti il progetto rischia di slabbrarsi» ha commentato . «Sull’agenda digitale -spiega Fuggetta- c’è tanto da fare, la cabina di regia è sicuramente un passo importante ma, ripeto, serve una mission forte. Auspicherei anche una delega direttamente in capo alla Presidenza del Consiglio, perchè è un tema così trasversale da necessitareuna mission mirata».

«Se la cabina di regia diventa solo un ’luogo di concertazione’, – continua ancora il direttore del Cefriel – allora si rischia lo stallo». «L’agenda digitale attraversa tutti i maggiori settori della vita pubblica, dalle tlc alla ricerca alla funzione pubblica, riguarda cioè le competenze dei ministri Passera, che ha già tante deleghe, Patroni Griffi, Profumo. Riguarda anche il turismo, la cultura. Insomma, serve una leadership forte per gestirla».

Come scrive Luca é un libro tutto da scrivere, certo. Ma la prima pagina di questo libro è stata scritta oggi. Secondo me, questa è una buona giornata.

Questa settimana, in Regione Lombardia, cominciamo a depositare la nostra proposta di legge sull’open data partendo dall’esperienza della Regione Piemonte. E proviamo a scrivere una piccola pagina due.

L’antropologia padana

Saverio Tommasi si infiltra nella manifestazione leghista a Milano. Ne esce un quadro antropologico interessante. Come scrive Saverio la vera faccia della Lega Nord che manifesta in piazza contro il governo Monti; una Lega nord razzista verso meridionali e immigrati. E un’ignoranza fra i manifestanti che si taglia a fette, di quelle grosse. Il video potete gustarlo qui. Solo stomaci forti.

Oliviero e Giulio sulla torre, il video. Binario 21 chiama Italia

Non è facile raccontare cosa significa parlare con Oliviero, la sua dignità e la sua forza arrampicandosi sulla torre del Binario 21. Dei risvolti politici ne ho scritto ieri e se ne parla ma i risvolti umani rimagono difficili da raccontare. Essere accolti nell’accampamento resistente di Oliviero è stato un regalo che spero di onorare. Scrivere l’aria spessa che ho respirato mi sarebbe impossibile. Per questo forse vale la pena guardare il video senza aggiungere altro.