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Soffiando via la polvere sulla mafia romana

Ne avevamo già parlato in occasione dell’ultimo pezzo di Pietro Orsatti e Silvia Cerami e ne parleremo nella prossima puntata di Radio Mafiopoli (che riprende questa settimana dopo la pausa estiva): a Roma le mafie invisibili cominciano a diventare tema di analisi e discussione anche “sociale”. Se ne parla all’aperitivo, se ne discute in famiglia e non di rado capita di scambiarsi due battute anche tra amici. Come se un vento soffice ma continuo stia cercando di sollevare la polvere su una (voluta?) confusione tra bande e omicidi lasciando troppo spesso da parte la criminalità organizzata. Per questo oggi vale la pena approfondire con l’intervista di Alessandro Ambrosini ad una fonte (per ora) anonima:

Nasce tutto dall’operazione Maya, quando da fonte confidenziale ci arrivò l’informazione che c’era uno squilibrio a livello criminale nel narcotraffico ad Ostia. E’ l’estate 2002 e la soffiata parlava di possibili omicidi tra i gruppi malavitosi del litorale. Noi della Polaria,con la squadra mobile di Roma, decidemmo di puntare i fari sulla famiglia Triassi richiedendo la possibilità di intercettare, con sistemi ambientali e non, alcuni personaggi con la scusa di indagare nell’ ambito della sparizione di Santo Cardarella (elemento di spicco di Cosa Nostra, collettore della cosca Cuntrera-Caruana ndr). Motivazione questa che ci permetteva di avere le autorizzazioni in modo veloce visto che si trattava di un latitante (per cui serve solo l’autorizzazione del Pm e non anche del Gip). A quel tempo, a capo della Dna di Roma c’era De Fichy che, come ci dissero, negò l’autorizzazione per un motivo burocratico legato alla competenza territoriale.Ma questo rimane un mistero visto che il mandato di cattura per Santo cardarella era in carico alla sezione narcotici di Roma.

Ma…
Ma noi non ci fermammo al primo no. Chiusa questa operazione con un nulla di fatto continuammo ad attenzionare la famiglia Triassi sempre sulle basi della fonte confidenziale chiedendo ancora gli strumenti intercettivi per monitorare la situazione. La mattina dell’omicidio Frau Cito Blaiotta ci negò le intercettazioni. Nel pomeriggio, verso le 15, ammazzarono Paolo Frau e in serata “avevamo tutto acceso” sui telefoni che avevamo chiesto di mettere sotto controllo un mese prima. 
Probabilmente, se i telefoni fossero stati autorizzati al controllo quando l’avevamo chiesto, forse, si poteva prevenire o per lo meno avere una pista certa da seguire per scoprire chi aveva commesso il delitto e l’ambiente in cui era maturato. Pista che, successivamente, sembra sia stata trovata visto che, dopo l’omicidio. la prima telefonata effettuata da casa Frau fu fatta in Costarica a tale Luigi Vit. Persona che ritorna nell’operazione Alba Nuova all’interno del sodalizio criminale insieme a Giacometti Roberto e ai defunti Emidio Salomone, Giovanni Galleoni, Francesco Antonini e Luigi Crialesi. A quel tempo noi della Polaria eravamo aggregati alla sezione narcotraffico della Squadra Mobile di Roma e iniziammo con i colleghi una serie di accertamenti, seguivamo perciò un filone dell’indagine. Contemporaneamente la sezione criminalità organizzata, sempre della Squadra Mobile romana, indagava sull’omicidio Frau. 
Due indagini diverse ma che avevano protagonisti gli stessi uomini quindi
Si, noi proseguimmo sulla pista che già seguivamo mentre la sezione criminalità organizzata iniziò ad attenzionare e a fare sequestri nei confronti di quelli che nella nostra squadra chiamavamo “vecchi coatti”. Dopo una serie di accertamenti ci accorgiamo che iniziano ad evidenziarsi molte società di spedizioni,chioschi,gestione delle spiagge e dei parcheggi amministrate da prestanomi. Tutte situazioni di cui però non potevamo indagare sia come Polaria sia come Squadra Mobile. 
Una pista che poteva riguardare il Gico della Guardia di Finanza, certamente non voi. Ma torniamo all’omicidio Frau. 
E infatti noi cercammo di coinvolgere il Gico ma in una riunione con Failla, il capo della sezione criminalità organizzata,dove chiedevamo gli accertamenti su Modica Amore ( moglie di Santo Cardarella) lui fece capire chiaramente che non aveva intenzione di “mettere” in mezzo i militari della Guardia di Finanza “perchè non voleva dividere niente con nessuno” Si, c’è un lato sconvolgente nelle indagini sulla morte di Frau, un lato che però va evidenziato ritornando su chi era la vittima. Paolo Frau era il braccio destro di Danilo Abbruciati, tanto che anche suo figlio porta il nome del boss di Testaccio. E’ anche colui che, sebbene non risulti dalle carte processuali (fu accusato e condannato Nieddu), è molto probabilmente colui che portava la moto nel tentato omicidio di Rosone a Milano. Dove trovò la morte Abbruciati. Era quindi un pezzo da novanta all’interno della Banda della Magliana. Ruolo che gli permise di avere il suo appezzamento di territorio proprio a Ostia e di gestire indisturbato ogni tipo di traffico nel litorale. Era tra l’altro conosciuto e riconosciuto come un confidente dei servizi segreti. Nonostante tutto, gestisce il parcheggio di Cineland, prassi comune per giustificare un minimo di entrate. Cineland è una struttura di intrattenimento sulla Via del mare dove ci sono parchi giochi, cinema e quant’altro. Proprietari e gestori di questa struttura sono le famiglie Paone-Merluzzi-Ciotoli, gli stessi proprietari del bar Sisto in Piazza Anco Marzio. 
Imprenditori locali quindi. Ma perchè sottolinea il bar Sisto? 
Il bar Sisto è noto perchè quando la Polaria di Fiumicino e la Mobile di Roma catturarono Pompei Vincenzo detto “Chicco”(uomo legato al clan Senese e arrestato a San Paolo del Brasile nell’operazione Valleverde), riuscirono ad individuarlo proprio mettendo sotto controllo il telefono privato del bar stesso. Lui infatti chiamava regolarmente Edoardo Ciotoli da San Paolo del Brasile, cosa che ci permise di intercettarlo e di andarcelo a prendere. 
La cosa sconvolgente? 
La cosa sconvolgente è che chi indagò sull’omicidio di Paolo Frau fu Antonio Paone, ispettore della Squadra Mobile di Roma sezione criminalità organizzata 
Ma Paone era forse parente di una delle famiglie proprietarie di Cineland di cui Frau gestiva i parcheggi? 
Certo, quindi è ovvio che lui stesso non abbia mai voluto andare in profondità nelle indagini. Se si fosse scoperto che la sua famiglia insieme ai Merluzzi e ai Ciotoli erano i datori di lavoro di Frau, che era stato ucciso per motivi di narcotraffico, sarebbe scoppiato uno scandalo. Io non voglio dire che lui sia in malafede ma è evidente un conflitto di interessi che è alla luce del sole e che, anche rispetto alle risultanze dell’operazione Anco Marzio, fa crescere più di qualche dubbio. Solo Dodici mesi prima, circa, partì da quel bar l’operazione che portò all’arresto di Pompei, uomo di Senese, con relativo sequestro di 290 chili di cocaina. Qualcosa vorrà pur dire.