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Il teatro italiano cambia

Ci sono diverse novità nel decreto del Ministero della Cultura, Ne parla Anna Bandettini nel suo blog e il riordino farà discutere.

Naturalmente c’è già chi è scontento, chi migugna, chi vede il complotto, ma la novità per il teatro e la sua vita culturale è che si cambia. Lo impone il decreto del Mibact, il ministero della Cultura, che ridefinisce la geografia dello spettacolo dal vivo, danza, musica, circo ma soprattutto teatro, a partire dal 2015 secondo criteri più vicini ai modelli europei: finanziamenti triennali, nascita dei teatri nazionali, accesso facile ai contributi per i giovani artisti, contributi per la multidisciplinarietà, la residenza…
Il cambiamento sarà importante anche per il pubblico che solo per la prosa equivale a 11milioni di biglietti l’anno e una spesa di 201,6 milioni di euro, perché la qualità delle produzioni sarà condizionata dal riordino della grande famiglia del teatro, oggi dispersa e frastagliata in circa 600-700 soggetti tra teatri e compagnie finanziate con poco più di 62milioni sui 411 totali del Fus, regolate finora da circolari e decreti (l’ultimo era del 2007). Il nuovo, nato dal lavoro del direttore generale dello Spettacolo, Salvo Nastasi a stretto contatto con l’Agis, avviato dal ministro Bray, adottato dal ministro Dario Franceschini, è arrivato ieri all’ultimo step: la conferenza unificata composta da regioni, comuni, provincie il cui parere, necessario ma non vincolante, è atteso entro 60 giorni, dopo i quali diventerà legge