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La grigie “white lists” a Catania

Tutto si può dire di Claudio Fava tranne che sia timido a denunciare con nomi e cognomi.

Una gestione ‘distratta e leggera’ quella della white list a Catania. Non usa mezzi termini Claudio Fava, vicepresidente della Commissione Antimafia alla Camera dei Deputati che con il collega Davide Mattiello componente della Commissione hanno illustrato, in conferenza stampa, le ‘criticità’ della gestione della ‘white list’.

Nell’interrogazione presentata alla Camera Fava si chiede come sia stato possibile inserire due società legate a famiglie che da 30 anni a questa parte gestiscono gli affari a Catania.

“Esprimo molti dubbi e una forte preoccupazione per quello che sta accadendo a Catania perché il tema della gestione dei beni confiscati – ha detto Fava – soprattutto in una terra avara di lavoro come la Sicilia e in questa provincia, la gestione della white list è un tema di estrema e dovuta sensibilità. La prima ragione di preoccupazione è che noi pensiamo che ci sia una gestione un po’ distratta, un po’ disinvolta della white list in questa città e lo dico affiancando a questo il mio apprezzamento per quello che sta facendo la Procura della Repubblica che per al prima volta a Catania ha posto un tema che per noi è fondamentale preservare i posti di lavoro nelle aziende confiscate. E’ un tema a cui sta dedicando tempo, lavoro, passione e se si arriverà ad un risultato positivo ad esempio con l’azienda Riela lo dovremo al modo in cui anche la Procura di Catania ha saputo intestarsi questa battaglia di buonsenso più che di civiltà giuridica”.

LA JUDICA ALLA FINE ESCLUSA DALLA WHITE LIST – “I casi Basilotta ed Ercolano sono casi che raccontano una città forse non del tutto perlustrata, non del tutto conosciuta. La vicenda Basilotta che adesso si conclude in modo positivo dal nostro punto di vista con il fatto che la Prefettura sia tornata sulle sue decisioni e abbia deciso di escludere dalla white list la Judica, la ditta intestata a Luigi Basilotta. Ci preoccupa per molte ragioni, Vincenzo Basilotta, condannato in appello per concorso in associazione mafiosa, giudizio poi cancellato dalla cassazione, rappresenta un punto di incontro importante e significativo tra diversi livelli affaristici e criminali. Basilotta che è rappresentante manifesto, nelle intercettazioni che sono state raccolte nel clan La Rocca: che vuol dire le famiglie Ercolano e Santapaola. Vincenzo Basilotta è tutto questo: e nel 2010 Basilotta decide di liberarsi di tutte le proprietà, le quote che possedeva cedendole ai fratelli che sono stati considerati, riteniamo anche giustamente, in questi anni dalla Procura della Repubblica e dal tribunale, dei prestanome. In questo modo si è arrivati alla confisca del 66% della Incoter e del 30% della Judica. A noi sembra abbastanza paradossale che la judica che ha formalmente come ad Luigi Basilotta, fratello di Vincenzo che risulta avere avuto la funzione di prestanome del fratello, possa iscrivere serenamente nella white list la propria azienda, un terzo della quale è confiscata, una quota non sufficiente per nominare un amministratore giudiziario, ragione per cui amministratore di questa azienda ha continuato ad essere dal 31 luglio dell’anno scorso Luigi Basilotta. Ci sembra una cosa grave anche per la giustificazione che noi abbiamo letto nelle dichiarazioni del portavoce della Prefettura che hanno parlato di un ‘rapporto parentale irrilevante’. Ora, se è irrilevante il rapporto parentale tra due fratelli, uno dei quali è di fatto, prestanome dell’altro fratello che è condannato per associazione mafiosa e che rappresenta nell’inchiesta in corso uno snodo fondamentale degli equilibri e delle geografie mafiose in questa provincia, questa giustificazione a noi preoccupa perché rivela un preoccupante eccesso di formalismo”.

“Anche perché – ha chiarito Fava – il decreto che prevede l’istituzione della white list che è cosa diversa dalla certificazione antimafia, prevede che la richiesta venga fatta dall’impresa, ma naturalmente è una scelta della Prefettura accettare nella white list un imprenditore che ne fa richiesta e il decreto parla della necessità di garantire l’assoluta impermeabilità di quell’azienda che ne ha chiesto l’inserimento. Che questo rapporto tra i due fratelli sia totalmente bonificato da qualsiasi rischio è una cosa della quale noi siamo assai poco convinti”.

LA SUD TRASPORTI DI ANGELO ERCOLANO – ”Un altro passaggio fondamentale è quello di revocare dalla white list la sud Trasporti di Angelo Ercolano. La famiglia Ercolano è l’autobiografia di questa città ed è un’autobiografia di cui in parte questa città ha ancora pudore o si vergogna o nasconde a se stessa cosa abbia rappresentato e cosa rappresenti ancora questa famiglia. Aldo Ercolano, all’ergastolo, rimesso nel circuito carcerario normale in modo inspiegabile, adesso affidato di nuovo al 41bis. Enzo Ercolano, al quale anche se era prestanome del padre Pippo, viene sequestrata la Geotrans qualche mese fa, che è tra coloro che hanno lavorato alla Coop collegato alla Pizzarotti come sub appalto per la realizzazione della Siracusa-Catania. La Pizzarotti chiese, presentando l’elenco dei propri sub appaltatari, informazioni alla Prefettura se i fornitori fossero tutti in regola. La Prefettura in quel caso arrivò con otto mesi di ritardo con la Coop che aveva ampiamente cominciato a lavorare. Successivamente Enzo Ercolano ha chiesto alla Prefettura se ci fossero elementi ostativi per continuare a lavorare negli appalti pubblici e la risposta è stato un nulla osta che è stato trasmesso nel maggio del 2008″.

“Angelo Ercolano subisce una confisca perché c’è un procedimento penale in corso per un’evasione fiscale di più di 5 milioni di euro. Siamo di fronte al cugino di Aldo Ercolano, nipote di Pippo Ercolano, dentro ad una famiglia che ha gestito in questi anni come core business della propria attività e in passato con la capacità di riciclaggio delle attività criminali, il settore dei trasporti. Angelo Ercolano, oggi sottoposto ad un procedimento penale per un reato particolarmente insidioso, con l’azienda sottoposta a confisca, si ritrova inserito ed accolto nella white list. Noi lo consideriamo un fatto grave, come consideriamo un fatto grave che non ci sia la possibilità anche da parte del circuito imprenditoriale sano di questa città di assumere l’urgenza di separare destini, livelli di responsabilità e di fare in modo che chi oggi lavora onestamente nel mercato degli appalti pubblici sai in condizioni di poterlo fare senza dovere subire la concorrenza di chi si trascina dietro l’ombra familiare e non solo di rapporti indicibili. A noi tutto questo sembra la testimonianza di una preoccupante leggerezza. Noi siamo qui perché su queste vicende ci sia un’ampia assunzione di responsabilità da parte di tutti i livelli istituzionali. Pensiamo che la ‘Sud Trasporti’ debba essere esclusa dalla white list e ci auguriamo che ci sia in questi mesi una vigilanza estrema su queste vicende che ci sia una linea di demarcazione chiara, netta e responsabile così come si sta costruendo ad esempio a Milano”.

(fonte)