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Aprile 2015

Il nuovo numero di LEFT e la mia chiacchierata con Francesco Baccini

Left_Cover_N16_30Apr2015Nel numero di LEFT in edicola domani abbiamo cercato di costruire una guida ragionata dalla Festa dei Lavoratori fino alla festa ai lavoratori. Qui c’è il sommario del prossimo numero.

Io ho intervistato Francesco Baccini sullo strapotere delle radio e questa strana gestione tutta italiana della musica. Francesco è un artista dalle tinte fonti e ha raccontato come sarebbe il caso di spegnere la radio per riaccendere la musica. Siamo un Paese incapace di essere meritocratico un po’ dappertutto. Purtroppo.

Renzi secondo Ferruccio De Bortoli

de-bortoliIl direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli ha rassegnato le dimissioni. Si sa che l’editoriale d’addio di solito è anche il vaso di sassolini nelle scarpe e De Bortoli non le manda a dire:

“Del giovane caudillo Renzi, che dire? Un maleducato di talento. Il Corriere ha appoggiato le sue riforme economiche, utili al Paese, ma ha diffidato fortemente del suo modo di interpretare il potere. Disprezza le istituzioni e mal sopporta le critiche. Personalmente mi auguro che Mattarella non firmi l’Italicum . Una legge sbagliata”.

(fonte)

La titubante minoranza del PD

Sul voto di oggi credo che abbia scritto bene Alessandro Gilioli nel suo blog:

Bersani-Cuperlo-640Il tramonto di questa ex classe dirigente piddina tuttavia era iniziato molto prima e ha ragioni lontane. Affonda cioè le sue radici quando è cominciata la politica dell’acqua tiepida, l’inseguimento di Casini e Fini, i compromessi con cani e porci, l’appoggio a Monti – e via suicidandosi. In fondo anche l’opposizione a Berlusconi dura a parole ma morbida nei fatti non era tanto diversa dalla contrarietà parolaia ma inane e inconcludente mostrata contro Renzi: stessa mancanza di coraggio, stessa incoerenza tra parole e comportamenti. Alla fine, si raccolgono i frutti dei semi che si sono gettati, e troppi anni di tikitaka senza mai tirare in porta alla fine annoiano tutti.

Comunque quello che è successo oggi è stato un evento igienico, cioè che fa pulizia di equivoci e fraintendimenti: il Pd è il partito di Renzi e dei suoi, gli altri sono solo comparse un po’ ridicole e indecise a tutto, quindi alla favoletta del poliziotto buono che fa il controcanto a quello cattivo non ci crede più nessuno.

Meglio così, almeno in questo.

Per il resto, se mi capitasse di leggere ancora su qualche quotidiano un titolo sulle paurose minacce della minoranza dem al leader, mi limiterò a usarlo per il fondo della lettiera del gatto – sperando che il gatto non se ne abbia a male.

Nicola Cosentino non si trattiene. Nemmeno in carcere.

silvio Berlusconi e Nicola Cosentino
silvio Berlusconi e Nicola Cosentino

Ci sono persone che ce l’hanno di natura, il compromesso illecito a tutti i costi, come soluzione sempreverde, come un gene inscindibile dal proprio dna. Nicola Cosentino in carcere non riesce a trattenersi e coinvolge un agente di polizia penitenziaria in un meccanismo di favori che vede coinvolti anche la moglie Marisoa Esposito e il cognato Giuseppe Esposito. Dice la Procura di Napoli che

“alcuni agenti della polizia penitenziaria, illecitamente remunerati attraverso somme di denaro o assunzioni di propri parenti, facevano arrivare a Cosentino messaggi dei suoi familiari o comunque provenienti dall’esterno, gli recapitavano beni e utilità varie, contravvenendo a quanto imposto dalla normativa carceraria e consentivano all’ex politico di muoversi liberamente nell’istituto penitenziario durante la notte”

Nik O’Mericano ce l’ha nel sangue. Mannaggiaattè.

A proposito di fiducia e regole infrante (l’art. 72, 4° comma, della Costituzione e gli articoli 49 e 116 del Regolamento della Camera)

Mi scrive l’amico Giuseppe Mendicino, sempre puntuale:

riguardo quanto sta avvenendo oggi in Parlamento, a parte tutte le considerazioni di carattere politico ed etico, stanno violando l’art. 72,  4° comma, della Costituzione e gli articoli 49 e 116 del Regolamento della Camera.

L’art. 72 della Costituzione prevede che le leggi elettorali si approvino “con procedura normale”, non con voti di fiducia.

L’art. 49, 1° comma, del Regolamento della Camera sancisce che “la questione di fiducia non può essere posta su […] tutti quegli argomenti per i quali il Regolamento prescrive il voto per alzata di mano o il voto segreto” e l’art. 116, 4° comma, del Regolamento della Camera stabilisce che “sono effettuate a scrutinio segreto le votazioni riguardanti […] leggi ordinarie relative agli organi costituzionali dello Stato (Parlamento, Presidente della Repubblica, Governo, Corte costituzionale) e agli organi delle regioni, nonché sulle leggi elettorali”.
Qualcuno dovrebbe farlo notare alla Presidente della Camera e al Presidente della Repubblica, e a tutti i Parlamentari.

La servitù la chiamano “fiducia”

Provo a quest’ora tarda a mettere in fila i pensieri della giornata, ritrovandomi mio malgrado in assoluta minoranza lontano sia dai renziani che dagli antirenziani: Matteo Renzi (meglio sarebbe scrivere il suo Governo ma in realtà ci ha sempre posto la sua “squadra” come una fastidiosa dermatite di passaggio) ha posto la fiducia sulla riforma elettorale. Va bene. Ed è un brutto modo, certo. E non capisco perché quattro servetti catapultati come nuova classe dirigente debbano decidere se io possa o no discutere il metodo. Lo discuto eccome. E ho il diritto di esserne nauseato, nonostante i rimbrotti patetici degli arRenzipopoli. Però, per avere una visuale abbastanza larga, è anche vero che Renzi pone la fiducia perché sa bene che il proprio posto in Parlamento conta più degli ideali. Certo non per tutti, per carità, ma sicuramente per la maggioranza. E quindi Renzi non sta facendo altro che utilizzare miserabilmente la miserabile dignità di un Parlamento che in gran parte vive il proprio posto in Parlamento come ricatto più estremo. Mica una legge schifosa: il loro culo al caldo.

Scusate le volgarità. Non ho trovato sinonimi.

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Mafia Capitale: confiscati i beni al “povero” Diotallevi

3447786819Quote societarie, immobili a Roma e Olbia, un hotel a Fiuggi, conti correnti ed opere d’arte, per un ammontare di 25-30 milioni di euro, riconducibili a Ernesto Diotallevi, ritenuto dalla procura di Roma il referente locale di Cosa Nostra sono stati confiscati dalla sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Roma.

La decisione è stata presa in accoglimento di una richiesta dei pm Paolo Ielo, Luca Tescaroli e Giuseppe Cascini che, sotto la direzione del procuratore Giuseppe Pignatone, indaga sulla cosiddetta Mafia Capitale. Esclusi dalla confisca, con revoca del sequestro, si legge nel provvedimento di 110 pagine firmato dal collegio presieduto da Anna Criscuolo, il 50 percento della società «Lampedusa srl», alcuni quadri, una vettura, il 49% del patrimonio aziendale della «Gamma Re srl» e una decina di conti correnti con importi intorno ai 1.000 euro. Il tribunale ha anche rigettato i ricorsi di Banca Carim, Banca Sella e Banca Tercas, in relazione a contratti di mutuo e di apertura di credito, garantiti da ipoteca sugli immobili, stipulati in favore dei fratelli Diotallevi e di Carolina Lucarini, moglie di Ernesto, ritenendo che questi siano stati concessi in malafede.

La sentenza emessa dal tribunale di Roma, impugnabile da Diotallevi in corte di appello, apre la strada ad analoghe iniziative già sollecitate dalla procura per altri indagati nell’inchiesta su Mafia Capitale. Tra questi Massimo Carminati, accusato di essere il «dominus» dell’associazione per delinquere di stampo mafioso

La ‘ndrangheta investe in Austria

villa-lucia-baden-675La ‘ndrangheta investe in Austria e precisamente nel comprensorio di Baden dove Claudio Lucia si è visto sequestrare una villa lussuosa di oltre 300 metri quadrati, con annessa ulteriore dependance di circa 200 metri quadrati più un immenso giardino. Il valore della villa è di due milioni e mezzo di euro tra acquisto e ristrutturazione: tutto pagato rigorosamente in contanti senza il rilascio di alcuna documentazione fiscale. Lucia è il referente economico della cosca Pesce per conto della quale, secondo il procuratore capo di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho e il sostituto della Dda Stefano Musolino, investe a Milano e in Austria. Oggi in carcere per scontare una condanna di 17 anni e 10 mesi, Lucia aveva trascorso proprio in quella villa buona parte della sua latitanza prima di essere arrestato in Spagna nel 2011.

Ammonta a 21 milioni il valore del sequestro e della confisca dei beni strappati alla famiglia mafiosa di Rosarno. Oltre alla villa, il nucleo della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, guidato dal colonnello Domenico Napolitano, ha applicato i sigilli a quattro società, 25mila ettari di terreno coltivati a frutteti, rapporti finanziari e assicurativi, diversi fabbricati e altre due ville di lusso. Le fiamme gialle hanno anche notificato la misura della sorveglianza speciale ai vertici della cosca Pesce. Tra questi anche Lucia, considerato il tesoriere del clan, che aveva intestato il suo impero alla moglie romena Ana Camelia Culda tra cui una serie di conti corrente, la villa di Baden, una Porsche Cayenne Turbo ed un’altra villa, queste ultime intestate ad un altro cittadino romeno, Vasile Ilie.

“A dimostrazione delle enormi possibilità economiche e finanziarie del clan di ‘ndrangheta Pesce, – scrive la guardia di finanza – nonché a conferma del ruolo di ‘tesoriere della filiale lombarda’ di Lucia, è emerso, infatti, come quest’ultimo e la moglie rumena avessero la disponibilità, di carte di credito (tra cui la particolare American Express Centudion, conosciuta anche come ‘Carta nera’ o ‘Black’) solitamente rilasciata dall’American Express a clienti particolarmente facoltosi, considerati avere nella loro disponibilità di credito provviste rientranti nell’ordine di milioni di euro”.

Soldi sporchi di cui, dopo l’inchiesta All Inside contro la cosca Pesce, Claudio Lucia ha cercato di disfarsi assieme ai suoi beni per evitare che gli venisse sequestrata la villa. Oggi è stato possibile confiscarla grazie alla collaborazione tra la Direzione distrettuale di Reggio Calabria e la Procura di Wiener Neustadt. Non essendo riconosciuto nel comprensorio di Baden il reato di associazione mafiosa, l’autorità giudiziaria austriaca ha contestato l’accusa di riciclaggio alla moglie di Lucia e al rumeno che per “soli” 900mila euro a titolo di “compensazione” di un presunto debito era il titolare della villa confiscata.

Ora emerge di nuovo il tentativo della cosca Pesce di Rosarno di reinvestire i proventi del clan in attività lecite, “anche con proiezioni ultra-nazionali, – scrivono gli investigatori – avviando così un piccolo e silente processo di colonizzazione di territori esteri, ove la legislazione interna ancora non riconosce la figura giuridica dell’associazione per delinquere di stampo mafioso”.

(clic)

Quartum non datur

Ha ragione da vendere Pippo che dice di essere stato contattato da un’amica che gli ha riferito una frase appena detta da un giornalista televisivo:

Se cade il governo bisogna votare, mica si può avere il quarto presidente non eletto.

Già: quartum non datur. E fa niente se ne abbiamo avuti 3 di governi non eletti. Va bene così.