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4 anni che ci manca Vik #opengaza

Quattro anni fa moriva Vittorio Arrigoni. Moriva masticato dalla solita becera stampa che ha bisogno di piallare le vittime per renderle inoffensive più da morte che da vive. Moriva una voce da Gaza che era troppo spessa per essere contraddetta, troppo appuntita per essere sepolta e troppo vera per essere smentita: perché la voce di Vik era per noi la voce di Gaza.

Quattro anni fa moriva anche l’etica di un giornalismo che non voleva perdere tempo a capire i macrosistemi sotterranei che rendono notiziabile un fatto: Vittorio Arrigoni scriveva le persone, le case, i giorni di Gaza e i buchi delle bombe.

Eppure Vittorio Arrigoni ci ha anche insegnato che “restare umani” nella nostra funzione di scrittura e lettura delle cose del mondo non è una fragilità da combattere ma un ingrediente imprescindibile per non cadere nella retorica, nella superficiale guerra delle posizioni e nella superficialità che funziona perché vende.

In quattro anni forse non siamo nemmeno riusciti a difendere la tua memoria, Vik, ma tu lo sai bene che questo è un Paese che guarda le guerre degli altri nel polistirolo in promozione delle confezioni da sei. Per questo continuiamo a batterci. Per questo continuiamo a scrivere.

Mi manchi, Vik.

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