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Caro Peppino Impastato, oggi Cinisi si è fatta nazione.

peppino 3 webE niente, Peppino. Mi sento infantile, forse sono anche un po’ stupido, ma tutti gli anni quando sento l’odore rancido del ricordo bollito per l’anniversario della tua morte (perché noi siamo bravissimi a celebrare i morti per non doverci preoccupare della lezione da vivi) non riesco a non pensare quanto poco siano cambiate le cose. Cambiano le facce, cambiano i modi, non cambiano nemmeno troppo i cognomi ma alla fine chissà come saresti oggi. Sicuramente proverebbero a tenerti muto: saresti un giovane idealista zittito dal pensiero conforme della maggioranza e dagli schizzi dei violenti che della maggioranza sono i migliori alleati esterni. Certo ti farebbe sorridere sapere che mentre tu lottavi contro il cemento delle strade costruite storte per poter toccare tutti i campi dei mafiosi oppure contro il cemento dell’aeroporto di Cinisi, ecco, chissà che faccia faresti a sapere che oggi il cemento, come allora, è sparso in nome del “cibo”, del “progresso” e addirittura per i treni. Manco per gli aerei, per i treni. E manco per le persone, per le merci. Forse manderebbero a processo i tuoi palloncini colorati qui dove si processano le parole, le intenzioni e si dimenticano presto i corrotti e i corruttori.

Oppure avrebbero potuto provare di farti essere un santino, coccolato finché zitto, scortato per parata e ammennicolo per fingere buone attenzioni. O forse no. No. Ancora oggi devi essere morto per contare. Mica per quello che hai fatto da vivo ma per quello a cui servi da morto.

Caro Peppino, oggi Cinisi si è fatta nazione.