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Luglio 2015

#Gaza: i disertori d’Israele che si rifiutano di bombardare

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Udi Segal, 19 anni, israeliano, sta aspettando di essere preso e incarcerato nella prigione militare Prison Six dalle autorità del suo paese. L’accusa è aver rifiutato di arruolarsi nell’esercito: “Israele può continuare questa occupazione, ‘but not in my name’, non nel mio nome”, racconta a IlFattoQuotidiano.it. Un sondaggio del Jerusalem Post rivela che l’86% dei cittadini israeliani si dichiara favorevole all’operazione Protective Edge. Dall’altra parte, però, almeno 50 soldati dell’Israel Defense Force hanno annunciato il loro rifiuto di partecipare all’operazione e migliaia di rappresentanti delle comunità ebraiche di tutto il mondo, guidate dal movimento di ebrei ortodossi antisionistiNeturei Karta, stanno manifestando nelle piazze contro l’attacco israeliano a Gaza.

Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, ieri in tremila sono scesi in piazza Rabin, a Tel Aviv, per manifestare contro i raid d’Israele sulla Striscia. “L’appoggio del paese alla politica del primo ministro,Benjamin Netanyahu, è ancora forte – spiega Segal – ci sono molte persone, però, che sono stanche di questa guerra. Solo tra i miei coetanei, conosco almeno 120 o 130 ragazzi che hanno preso la mia stessa decisione”. A New York, Parigi, Londra, migliaia di ebrei hanno manifestato in strada al grido di “Palestina libera” e “no allo stato d’Israele” per protestare contro la politica militare del premier israeliano. A capo della maggior parte di queste manifestazioni c’erano gli ebrei ortodossi di Neturei Karta, un movimento antisionista nato a Gerusalemme nel 1938.

Il principio che muove il gruppo e i rappresentanti dell’ortodossia ebraica che non appoggiano le idee sioniste, però, non è di matrice politica, ma religiosa. Sostengono, infatti, che la costituzione di uno stato d’Israele violi le leggi della tradizione religiosa. Secondo i testi sacri, la diaspora ebraica è il frutto dei numerosi peccati commessi dal popolo d’Israele e solo l’avvento del Messia potrà restituirgli una patria. L’accusa mossa da Neturei Karta nei confronti dei sostenitori dello stato ebraico è quella di violare le leggi della tradizione religiosa, strumentalizzandola per meri fini politici. I membri del movimento sostengono che l’Onu, riconoscendo lo stato d’Israele, abbia commesso un’ingiustizia anche nei confronti del popolo ebraico.

“Quando mi sono avvicinato all’età della leva obbligatoria – racconta Segal – ho iniziato a leggere, studiare e documentarmi sul conflitto tra Israele e Palestina. È più di un anno che mi informo sui giornali e studio la storia e ho deciso che non posso prendere parte a questa occupazione”. In Terra Santa molte altre persone hanno deciso di fare obiezione di coscienza per protestare contro l’occupazione israeliana nella Striscia di Gaza e nella West Bank, rischiando il carcere come Udi Segal. “Non so ancora di preciso quanto rimarrò in carcere – continua Segal -, anche se la pena prevista in questi casi è di circa 6 mesi. Non basterà questo a farmi cambiare idea in futuro”. Anche 50 soldati israeliani hanno deciso di rifiutare qualsiasi incarico nei territori occupati. Lo hanno comunicato con una lettera al Washington Post in cui spiegano i motivi che hanno portato alla loro decisione: “Ci opponiamo – scrivono – all’esercito israeliano e alla legge sulla leva obbligatoria perché ripudiamo questa operazione militare”.

Quello di Udi Segal, però, non è un caso isolato. Il primo risale 1954, quando Amnon Zichroni, militare, chiese di essere sollevato dal servizio militare perché pacifista. Da quel momento in poi sono molti i movimenti che raggruppano, per motivi diversi, obiettori di coscienza o militari che si rifiutano di servire l’esercito. Nel 1982, durante la guerra tra Israele e Libano, è nato il movimento Yesh Gvul formato da veterani dell’esercito che si rifiutarono di combattere per Israele al confine con il Libano. Questo “rifiuto selettivo” si estese, successivamente, anche ai territori occupati. Il più famoso e nutrito gruppo di militari che hanno deciso di non combattere nei territori occupati è l’Ometz LeSarev o “Coraggio di rifiutare“. I 623 componenti del movimento, formatosi nel 2002, si sono rifiutati di combattere nella Striscia di Gaza e in West Bank, ma hanno giurato di servire fedelmente il loro paese in qualsiasi altra operazione militare. Per questo, nel 2004, il gruppo è stato candidato al premio Nobel per la pace.

(fonte)

(la lettera dei soldati)

Per curarsi in Italia bisogna essere ricchi. Lo dice il Censis.

tagli-sanitaSecondo il Censis 2 milioni di anziani sono costretti a rinunciare alle cure perché non possono più permettersele. Dati agghiaccianti che secondo lo Spi-Cgil dimostrano che in Italia ormai per curarsi bisogna essere ricchi e facoltosi.
“Ormai è del tutto evidente che per potersi curare in Italia bisogna essere ricchi e facoltosi. Lo dimostrano i dati agghiaccianti riferiti a tutti quegli anziani con redditi medio-bassi che hanno dovuto rinunciare alle cure perché non possono più permettersele”.
Così il Segretario generale dello Spi-Cgil Carla Cantone commenta quanto evidenziato oggi dal Censis. “Di fronte a questo drammatico scenario – ha continuato Cantone – viene da domandarsi che cos’altro deve succedere affinché la politica si svegli e rilanci sanità e welfare, che da cinque anni a questa parte sono stati inesorabilmente smontati pezzo dopo pezzo”.

Il condannato Galan che si prende la pensione comunque

Ha patteggiato 2 anni e dieci mesi per corruzione, pena confermata dalla Cassazione, è ancora ai domiciliari ma riceverà comunque il vitalizio dopo la lunghissima esperienza da amministratore regionale. Il buen ritiro di Giancarlo Galan, ex governatore del Veneto e attuale deputato di Forza Italia (con annesso stipendio), sarà lautamente finanziato dallo Stato nonostante la condanna definitiva rimediata dopo il coinvolgimento nell’inchiesta sulle tangenti per il Mose.

Poco importa, infatti, che in ben tre gradi di giudizio si sia provato come Galan debba restituire 2,6 milioni di euro alla collettività: quella pena infatti è troppo breve per trasformarsi in una mannaia sul vitalizio dell’ex governatore.

Merito, come racconta Repubblica, della legge regionale veneta 47 del 2012 che accoglie il decreto Monti, negando ogni emolumento per i condannati per reati contro la pubblica amministrazione, “ai sensi degli articoli 28 e 29 del codice penale”, cioè le stesse norme che prevedono come l’interdizione scatti dai tre anni di pena in su. Ecco quindi che gli servizio affari legislativi del consiglio regionale Veneto si è trovato costretto a scrivere, nel parere chiesto dal presidente Roberto Ciambetti, che “non potrà non verificarsi , da parte della struttura regionale incaricata della loro esecuzione il sussistere delle condizioni per la materiale corresponsione delle diverse componenti del trattamento indennitario differito”. Cioè la Regione deve pagare Galan, che in caso contrario gli può anche fare causa.

(fonte)

Toh, non esiste nemmeno la fonte oltre che l’intercettazione

A proposito dell’intercettazione di Crocetta che non esiste (mentre tutti hanno pontificato) c’è una frase di Lo Voi, Procuratore di Palermo:

«Non si parli di fonte, perché l’intercettazione non esiste».

e poi

«Quando depositeremo le carte, e conto che avverrà presto, si capiranno un sacco di cose. Ora c’è il periodo feriale, ma a settembre…»

Applausi, eh.

espresso-crocetta

Salvano Azzollini, solidali tra sodali, come quelle sottoculture che reggono i clan.

azzolini1Dunque il PD che si stracciava le vesti per una presunta (e probabilmente finta) intercettazione di Rosario Crocetta oggi salva Antonio Azzollini (Nuovo centrodestra), ex presidente della commissione Bilancio del Senato accusato dalla Procura di Trani di bancarotta fraudolenta e associazione a delinquere nell’inchiesta sul crac della casa di cura Divina Provvidenza. Il pretino Lorenzo Guerini che chiedeva a gran voce le dimissioni di tutti gli altri sparisce di fronte ad un lurido, fetido e vergognoso passaggio parlamentare che dimostra come non ci sia differenza tra destra e sinistra quando si tratta di essere solidali con gli amici.

Solidali tra sodali: come quelle sottoculture che reggono i clan.