Vai al contenuto

#FREESUNJAY

kafkaHo conosciuto la storia di Sunjay Gookooluk grazie al mio collega Giacomo Zandonini, durante una redazione di LEFT quaando per la prima volta sentimmo parlare di questo immigrato diventato scrittore rinchiuso in una cella del CIE. Poi con Sunjay ho avuto modo anche di scrivere a quattro mani un monologo di carta: è una penna dolce, con una lingua straordinariamente morbida nonostante sia fiorita nell’orrore del CIE. Scrive su tutto: pezzi di carta, rifiuti di cartone: se dovessimo trovare un faccia alla scrittura come difesa della propria dignità sicuramente avrebbe anche il suo viso. Su di lui ha scritto un editoriale anche Ilaria Bonaccorsi (lo trovate qui).

Ora, le ultime notizie non promettono nulla di buono e allora uso anche questo spazio per dare voce al comunicato stampa che mi è stato girato:

Da martedì sera, SUNJAY GOOKOOLUK, si trova nuovamente al Cie di Ponte Galeria. Scrittore e attivista, con i suoi diari ha denunciato a fondo il trattenimento disumano subito nel Cie, raccontando (anche su Left) di quei tre mesi. Sunjay, come racconta anche nel monologo raccolto da Giulio Cavalli per Left, stava cercando di rifarsi una vita, a Roma. Ma «lunedì pomeriggio», racconta il giornalista Giacomo Zandonini, «ci siamo visti per prendere un caffè. Lo avevano chiamato per notificargli un atto alla questura di Trastevere e mi chiede di accompagnarlo, fiducioso che non sia nulla di grave. In effetti è il deposito di un ricorso relativo al gennaio 2013. Per ritirarlo serve però un documento: Sunjay tira fuori il bancomat, il codice fiscale, la fotocopia del passaporto delle Mauritius che ha perso… ma nulla. Bisogna portarlo alla questura centrale per un fotosegnalamento e, come dice più volte il sovrintendente di Polizia Ponzi, in qualche ora sarà fatta. Arriva una volante e il sig. Ponzi scambia qualche occhiata di intesa con gli agenti. Chiediamo più volte che Sunjay possa tornare domani o faccia una delega all’avvocato per ritirare i documenti. Ma no, “facciamo subito così non ci si pensa più”. Sunjay viene caricato sulla volante dopo una breve perquisizione e il sequestro del cellulare. Non è in arresto ma non potrà comunicare con nessuno per 26 ore, durante le quali sarà tenuto, in gran parte, in una stanza con aria condizionata e luce accesa, seduto per terra senza poter mangiare né assumere i medicinali per il diabete. Da lì riportato nel Cie, dove finalmente riusciamo a contattarlo. L’ennesimo abuso, per cui Sunjay è pieno di rabbia. Ma ha anche, incredibilmente, fiducia e voglia di combattere, anche con la scrittura, come aveva fatto già in passato, vincendo concorsi letterari e pubblicando su Left. Una fiducia che il Cie spesso ti strappa via lentamente. Ora, è urgente diffondere, far conoscere la sua storia, fare pressioni, denunciare».