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Dov’è il video di quello con la pistola?

Schermata-2015-08-26-alle-22.29.31-600x496Nella giornata di oggi nessun sito editoriale degno di questo nome ha trasmesso il video terribile che l’assassino dei due giornalisti in Virginia ha messo online su Twitter e Facebook prima di spararsi un colpo (e prima che sia Twitter che Facebook lo rimuovessero nel giro di pochi minuti). Lo hanno guardato e hanno detto “no, noi questa roba non la mettiamo”. Rimanendo ai nostri usuali punti di riferimento non lo hanno trasmesso BBC, Le Monde, Guardian, NYT, Washington Post, El Pais. Fra i nuovi media editoriali (quelli nati sul web e quindi molto sensibili ai click dei loro clienti) non lo ha trasmesso Huffington Post, né DailyBeast e nemmeno Buzzfeed.

In Italia invece, per rimanere ai primi tre siti informativi (Repubblica.it Corriere.it e La Stampa.it) i grandi giornali lo hanno immediatamente pubblicato tutti con la massima evidenza, con la solita avvertenza sulle immagini forti e con un taglio della scena finale con l’esplosione dei colpi di pistola: una legione di blogger stanchi alla disperata ricerca di pagine viste da archiviare titillando la morbosità dei propri lettori.

Una scelta del genere traccia una linea netta: da un lato rimangono i guardiani dell’informazione, quelli che credono che sia giusto ed economicamente conveniente offrire ai lettori un punto di vista organico, un filtro, un’interpretazione, giusta o sbagliata che sia. Dall’altra si trovano invece quelli che hanno scelto di frugare dentro il calderone dei contenuti in rete trasformandolo nella propria attività principale. Quel mescolone informe di curiosità, notizie non controllate, bugie, video di gattini, tetteculi, stranomavero, peli delle orecchie più lunghi del mondo ed ogni altra cazzatine buone a richiamare l’attenzione bulimica dei navigatori.
In altre parole –e brutalmente- da una parte il giornalismo, dall’altra l’utilizzo di Internet, intesa come luogo di incontro e relazione fra le persone, per un progetto economico che assomiglia molto ad un circo.

(Massimo Mantellini, ne scrive qui)