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Intanto in Egitto si continua a sparire


Nel mese scorso sono sparite forzatamente 86 persone. Praticamente tre al giorno. Quelle uccise invece nelle prigioni e nei commissariati della polizia sono state nove. Otto per mancata fornitura dell’assistenza medica necessaria e uno per tortura. Almeno sei egiziani sono stati invece giustiziati sul posto. Tra questi c’è Mustapha Mohamed Mustapha, un venditore di tè che si era rifiutato di cedere gratis un bicchiere di bevanda e un pacchetto di sigarette a un agente di polizia. Ne è nata una discussione che ha portato il poliziotto a estrarre la sua pistola di ordinanza e uccidere sul posto il povero ambulante. Con lui sono stati feriti altri due. E’ successo al Cairo il 19 aprile scorso. Dieci giorni dopo è stato ferito gravemente, invece, un autista di taxi che non aveva rispettato la precedenza. Un militare gli ha sparato in testa. Mustapha Atiah, 38 anni, è stato giustiziato il 2 aprile scorso in casa sua. Le forze dell’ordine hanno fatto un blitz all’alba e lo hanno crivellato di colpi. Nella versione ufficiale degli Interni si è trattato di uno scontro a fuoco durato 35 minuti. Dinamica molto simile a quella dell’uccisione delle cinque persone accusate di essere la banda responsabile dell’omicidio di Regeni.
I casi di tortura sono stati 67 e quelli di mancata assistenza medica sono stati 53. Chi sta male in un commissariato di polizia o in una prigione ha molte probabilità di essere trasferito in ospedale solo dopo la morte. Chi prova a protestare o a ribellarsi subisce ancora di più. E’ accaduto ad esempio a inizio mese nella prigione sulla strada che collega il Cairo ad Alessandria. Alcuni detenuti hanno deciso di fare uno sciopero della fame per protestare contro i maltrattamenti. Le guardie hanno risposto liberando diversi cani all’interno del penitenziario.

(L’articolo di Brahim Maarad è qui.)