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L’evoluzione del turismo sessuale

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ECPAT, da sempre impegnata nella lotta al turismo sessuale, pubblica nuovi dati:

«È uno scenario “on the move”, in movimento, quello che emerge da “Offenders on the move”, il Global Study on the Sexual Exploitation of Children in Travel and Tourism (SECTT). Due anni di ricerca e coordinamento, con il supporto di  ECPAT Netherlands, 67 partner a livello mondiale, 66 studi e papers di esperti, per tracciare le linee di evoluzione dello sfruttamento sessuale dei minori derivante da viaggi e turismo.

DIFFUSIONE

Il primo dato che emerge è quello riguardante la diffusione territoriale del fenomeno: nessuna regione del mondo sembra essere immune e decadono le distinzioni nette che si riuscivano a fare tra Paesi di provenienza degli offenders e quelli, invece, meta di turismo sessuale.

La diffusione del SECTT rivela la necessità di una visione più ampia. Venti anni fa, sarebbe stato possibile delineare una mappa approssimativa degli spostamenti dei consumatori di turismo sessuale. Oggi il SECTT è ora principalmente un crimine intra-regionale , e può essere trovato sia nel, cosiddetto, mondo occidentale che in parti del mondo meno sviluppate.

OFFENDERS

Cambia anche il profilo degli sfruttatori: proprio una ricerca di Ecpat Italia e dei suoi partner, contenuta nel global study, sottolinea che la maggior parte dei turisti sessuali italiani sono di sesso maschile ( 90 % ) e che la maggior parte sono di età compresa tra 20 a 40 , con una età media di 27 anni.
L’autore del reato non è più, solamente, il tipico turista, ma potrebbe facilmente essere un viaggiatore d’affari, un driver, un operatore umanitario, un espatriato, un membro di una missione di pace, un pensionato. A questi si sommano donne e in aumento anche i minori che sfruttano e abusano di altri minori.
Le prove dimostrano inoltre che esistono trasgressori “situazionali”, che viaggiano senza alcuna intenzione di sfruttare sessualmente minori, ma che si trovino a compiere sesso con minori perché  si trovano in un contesto dove questa pratica è tollerata, se non vista come normale e dove il rischio di arresto – o di qualsiasi conseguenza – è percepito come inesistente.
Tutto questo con la complicità di vere e proprie reti locali che comprendono, oltre agli appartamenti privati, piccoli alberghi e pensioni, spesso con il coinvolgimento dei tassisti che consigliano i “servizi” a potenziali clienti. Proprio in questo caso informazione e sensibilizzazione dovrebbero aiutare e spingere le persone avvicinate da queste richieste, a denunciare.

Queste distinzioni, però, non sono ovviamente fondamentali, quello che conta è dove i bambini sono vittime.»