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Per Renzi sarà durissima

Se l’apertura della campagna referendaria di Matteo Renzi ieri a Bergamo doveva essere la prova generale della strategia dei prossimi mesi non è andata benissimo, no. Le solite parole guida (inciucisti, gufi, cambiamento, sorriso) cominciano a cozzare contro una realtà che non si può continuare a pensare di potere nascondere e la spinta comunicativa del premier è apparsa a tratti addirittura caricaturale. E allora proviamo, con calma, a fissare alcuni punti.

Il portamento. Da non credere: ad un certo punto il premier (Presidente del Consiglio e segretario del partito più grande del Paese) ha scimmiottato l’opinione pubblica, i giudici costituzionali, i Presidenti Emeriti della Corte Costituzionale, i giornalisti, i magistrati e tutti coloro che hanno osato mettere in discussione la bontà della riforma. Li ha imitati con la vocina stridula con cui ci si percula tra amici durante una partita di calcetto: se davvero Renzi considera la Costituzione (e le eventuali riforme) una cosa seria, beh, non è proprio riuscito a comunicarlo. Proprio no.

Gli inciuci. «Se le riforme non passano sarà il paradiso terrestre degli inciuci» ha dichiarato Matteo Renzi agitando per l’ennesima volta lo spettro del “non c’è alternativa”. Sfugge sinceramente come ci si possa liberare “dagli inciuci” (cit.) pensando ad un Senato che sarà figlio di un accordo tutto politico tra consiglieri regionali. La storia ci insegna che per evitare gli inciuci sia importante rafforzare le dinamiche di controllo; qual è l’azione di controllo che sostiene una democrazia? Le elezioni, appunto. Ed eleggere persone che poi si eleggeranno tra loro è un inciucio in piena regola.

Il sorriso. «Faremo una campagna con il sorriso. Cercheranno provocazioni, scontri, critiche» ha detto Renzi. E questo potrebbe anche poter essere vero poiché proprio sotto le mentite spoglie di un sorriso questo Governo è riuscito ad offendere intere categorie di persone senza rendersi conto che è un’aggravante. “Sorriso e buonumore” sono gli ingredienti di un premier che punta a “disneyficare” la campagna referendaria riducendola ad uno scontro tra pessimisti e entusiasti. Una banalizzazione che è un’offesa all’intelligenza e al buon senso, prima ancora che alla Costituzione.

(il mio pezzo per Fanpage continua qui)