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Anche le donne guidano il taxi

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A proposito di caste e diritti, ne scrive Illarietti qui:
Zahida ha 19anni, e fino all’anno scorso non aveva mai indossato dei pantaloni. È una dalit, o “intoccabile”: il suo posto nel sistema indiano delle caste è (doveva essere) quello dei suoi genitori, che per guadagnarsi da vivere puliscono latrine pubbliche nella baraccopoli di Baljit Nagar, periferia di New-Delhi. Invece Zahida indossa un’uniforme, studia, e frequenta una scuola guida dove è stata intervistata dal Guardian. 
La sua storia è la stessa di 450 ragazze indiane, selezionate nei mesi scorsi da un’agenzia governativa per un programma speciale. Lo scopo: formare delle taxi-driver al femminile. Zahida e le sue compagne – tutte provenienti da tre slums della capitale indiana – al termine del corso riceveranno un diploma e un posto di lavoro.
Ad assumerle UberPop e Ola, un servizio taxi molto diffuso in India. Le due aziende hanno siglato a maggio un accordo con il governo di New-Delhi per facilitare l’inclusione sociale delle giovani “fuori casta”. Durante il corso di sette mesi, le aspiranti tassiste ricevono lezioni di guida ma anche di lingua inglese e auto-difesa, oltre a un rimborso spese di 1500 rupie (circa 20 euro) al mese.
«Non è stato facile convincere la mia famiglia» ha spiegato Zahida al quotidiano britannico. «Per mio padre la sola idea di una tassista donna era inconcepibile. Ma mi sono impuntata. Ho minacciato di andarmene di casa. Alla fine – conclude la 19enne – anche loro hanno capito che sarebbe stato un supporto importante per la famiglia».
«Non è la prima volta che in India delle donne ricevono la licenza da tassiste. Ma si tratta di un enorme passo in avanti dal punto di vista numerico e dell’inclusione sociale» spiega Ranjana Kumari del Centre for sociale research (Csr) di New-Delhi. Il progetto, infatti, è indirizzato
«a giovani provenienti da un contesto sociale in cui le barriere di genere e di casta sono ancora molto forti».