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I Voucher. E quei dati che gridano Vendetta.

Tanto per essere un po’ più precisi del ministro Poletti e delle bugie di governo. 

La corsa dei Voucher continua indisturbata. La dinamica di crescita è sempre più sostenuta: a Luglio è stata superata la quota di 14 milioni di buoni venduti (nell’arco di un solo mese). Se continua così, a fine anno saranno ben 2,2 milioni i lavoratori coinvolti.

Nel corso del Consiglio dei Ministri n. 131 dello scorso 23 Settembre, sono state approvate le modifiche alla disciplina contenuta nel Decreto Legislativo n. 81/2015, altrimenti noto come Jobs Act: le prestazioni di lavoro accessorio devono essere comunicate all’Inail, tramite SMS o email, almeno sessanta minuti prima della loro erogazione. Dovranno essere scambiate alcune informazioni circa il lavoratore coinvolto, i suoi dati anagrafici o il codice fiscale, il luogo, il giorno, l’ora di inizio e fine della prestazione lavorativa.

Nessuna restrizione circa il settore di applicazione, o la durata complessiva del rapporto di lavoro. Nessuna revisione circa il limite retributivo annuo, lasciato inalterato a 7 mila euro complessivi.

Abbiamo raccolto alcuni numeri fondamentali che testimoniano la crescita esponenziale di questo fenomeno, a tutti gli effetti frontiera del precariato. Sì, perché, sebbene le intenzioni fossero quelle di far emergere il sommerso, lo strumento ha finito per fallire l’obiettivo iniziale. Secondo Tito Boeri, se consideriamo gli uomini in età centrali, solo lo 0,2% di essi emerge da rapporti di lavoro nero (cfr. XV Rapporto Annuale INPS).

Accedono ai voucher soprattutto giovani (Il 43% ha meno di 29 anni) e donne (il 51% dei prestatori d’opera). Escludendo i pensionati (che incidono per l’8% sulla platea complessiva), l’età media scende a 30 anni! Nel 23% dei casi, si tratta di lavoratori alla loro prima esperienza. Il Voucher è lo strumento della prima socializzazione al lavoro per i ventenni. Ricevono pochissimo: circa 500 euro l’anno. In tre casi su dieci, il percettore di voucher è un lavoratore dipendente, part-time. Solo lo 0,4% guadagna più di 5 mila euro l’anno mediante i buoni.

(continua qui)

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