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Soldi e escort: così si corrompe in Lombardia

Il componente dell’Uver (Unità di verifica degli investimenti pubblici) del Ministero dello Sviluppo Economico, Pierpaolo Tondo, indagato per millantato credito assieme a un presunto “faccendiere bresciano” nell’inchiesta della Dda di Milano con al centro l’aggiudicazione di una serie di opere pubbliche in Lombardia, avrebbe ricevuto dall’imprenditore Venturino Austoni, uno dei 14 arrestati, “somme di denaro in contanti” e “viaggi gratuiti” a Milano “comprensivi di cene, albergo ed escort per prestazioni sessuali a pagamento”. Lo si legge nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Alessandra Simion.

Stando alle indagini del Nucleo di polizia tributaria della Gdf di Milano, Tondo avrebbe ricevuto “denaro e altre utilità” per “la propria attività di millantata pressione verso i funzionari dell’Agenzia delle Entrate di Milano e Roma”, come emerge anche da alcune intercettazioni dell’aprile del 2015.

Stando all’imputazione, Raineri, presunto faccendiere “in contatto permanente” con gli imprenditori Pierino Zanga e Venturino Austoni, arrestati come lo stesso Raineri, dall’ottobre del 2014 e fino al febbraio del 2016 “in concorso” con Tondo, “che in talune situazioni – scrive il gip – supporta e rafforza l’attività” di Raineri, avrebbe millantato “una capacità di influenza presso personaggi altamente qualificati delle Istituzioni con cui egli è realmente in contatto”.

Nell’imputazione, poi, vengono elencati anche una serie di soggetti delle istituzioni, non indagati, e i cui nomi sarebbero stati utilizzati per le presunte millanterie: il generale di brigata della Gdf Fabio Migliorati, Carlo Visconti, magistrato e segretario presso la Corte Costituzionale, Antonio Lucido, ex capo controlli e riscossione della Direzione regionale della Lombardia Agenzia delle Entrate, Francesco Paolo Tronca “all’epoca dei fatti Prefetto di Milano” ed ex commissario straordinario a Roma, e altri due militari della Gdf. Sempre stando all’imputazione, Raineri e Tondo per queste presunte millanterie avrebbero ricevuto da Zenga e Austoni “denaro e altre utilità” come “pagamento di viaggi, soggiorni in albergo, cene e pranzi, prestazioni sessuali a pagamento”, come prezzo della loro “mediazione” millantata “verso i pubblici ufficiali”.

Raineri, tra l’altro, avrebbe utilizzato il denaro ricevuto anche “per l’organizzazione di cene e pranzi asseritamente necessari per coltivare tali relazioni millantate, nonché per l’acquisto di monili e monete coniate dalla Città del Vaticano, procurate tramite conoscenze presso lo Stato Pontificio, col pretesto di comprare i favori dei pubblici ufficiali”. Il presunto faccendiere, tra l’altro, come risulta ancora dagli atti, “si premurava di aggiornare telefonicamente Austoni del suo accesso quasi quotidiano presso Ministeri, Comando Generale, Consulta, Città del Vaticano, ed altre sedi istituzionali in modo da rafforzare, da un lato, l’idea che tali accessi fossero finalizzati a fare pressioni sui funzionari che sarebbero potuti intervenire a vantaggio di Austoni, dall’altro, a fare comunque vedere che aveva relazioni con persone importanti”.

Nelle intercettazioni degli inquirenti compare anche l’ex prefetto di Milano, nonché ex commissario straordinario del comune di Roma, Francesco Tronca. “Organizza proprio una cena con Sala. Digli con la scusa che ci siamo sentiti, ho voglia di mangiare lo spiedo oh….”. È il 22 febbraio 2015 e Tronca, parla al telefono con il faccendiere bresciano Alessandro Raineri, da ieri in cella, il quale, “dall’ascolto di numerose conversazioni (…) era solito chiedere” al rappresentante del governo, “di intermediare incontri con personaggi che ricoprivano determinati incarichi, quali, ad esempio, il consigliere regionale Sala Alessandro”, eletto nella lista ‘Maroni Presidente’

Come si legge nel provvedimento, “dalle intercettazioni risulta” come Raineri, accusato di millantato credito e a “libro paga” degli imprenditori arrestati, “millantava la propria conoscenza ed influenza sull’ex Prefetto di Milano (..)”, che risulta parte offesa. Il giudice comunque precisa che sebbene le affermazioni di Raineri fossero “frutto di vanteria” è in realtà “stata documentata la sua conoscenza e frequentazione con l’ex prefetto”.

Secondo il gip Simion, “anche in questo caso la relazione con il Prefetto Tronca, relazione effettivamente esistente fra i due, era finalizzata ad ottenere lauti compensi da i due imprenditori” Piero Zanda, il “dominus” del ‘sistema’ architettato e Venturino Austoni, anche loro in carcere.

“In tal caso le sollecitazioni sul prefetto – prosegue il provvedimento in cui si precisa che erano “vanteria” di Raineri e che servivano al faccendiere per “giustificare le sue continue richieste di denaro” – erano volte a procurare commesse ed appalti alle società” al centro dell’indagine “attraverso un loro inserimento immediato nelle procedure di gara”.

C’è da rimarcare che in più di un passaggio il giudice Simion sottolinea che quanto detto da Raineri “era frutto di vanteria, nonostante sia stata documentata la sua conoscenza e frequentazione con l’ex prefetto”. Tant’è che il 18 maggio del 2015 Raineri invita Tronca a una cena al ristorante di Coccaglio, organizzata dal Rotary Club Distretto 2050 di Brescia. Quel giorno alle 19.32 il faccendiere chiama l’allora prefetto: “Potremmo avere …l’onore di averti qui alla sede industriale qui a Coccaglio…”.

Tutto ciò, si legge in questo capitolo dell’ordinanza, porta il giudice ad osservare che “dalle conversazioni emerge con evidenza come Raineri fosse noto nella veste di ‘faccendiere-lobbista’ anche dai soggetti con i quali ‘intermediava’, capace quindi di triangolare rapporti e relazioni, reali ed esistenti, tra diverse persone influenti. Si tratta di condotte – ha concluso il giudice – che assumono rilevanza penale nel momento in cui egli stesso faceva ‘mercimonio’ facendo apparire i pubblici ufficiali con cui si relazionava persone venali, facilmente corruttibili”.

(fonte)