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Cannabis. E la politica che fa cultura.

Ho un sogno. Da sempre. Immaginare di vivere in un Paese in cui la politica fa cultura nel senso più pieno informando, raccogliendo dati, proponendo soluzioni e, soprattutto, raccontando storie possibili. Penso a una politica che non assoldi intellettuali e artisti ma piuttosto coinvolga le menti migliori del Paese per proporre oltre ai soliti programmi elettorali anche delle visioni sociali e culturali. Sembra un’idea folle di questi tempi, lo so, ma l’alfabetizzazione dovrebbe essere un dovere della classe dirigente e mi piace pensare che sia un prospettiva attuabile. Da parte di tutti, ancora meglio: destra, sinistra e i centrodestri e i centrosinistri e quelli che “né destra né sinistra”.

La questione della legalizzazione della cannabis, ad esempio, si sta svolgendo in Parlamento con una colpevole strumentalizzazione dell’ignoranza: si può essere d’accordo o meno ma è necessario conoscere. Sapere e far sapere. Per questo credo che farne un libro (che per lunghezza e densità non permette di limitarsi alla propaganda pubblicitaria) sia un atto opportuno.

Pippo Civati l’ha scritto per i tipi di Fandango, con la nota introduttiva di Roberto Saviano. Cannabis. Dal proibizionismo alla legalizzazione. Ecco la presentazione:

«Esiste una legge migliore di quella che consentirebbe di riportare nella legalità milioni di italiane e italiani, di separare il mercato dalla cannabis da quello delle droghe pesanti, di ridurre il finanziamento alla criminalità organizzata (oggi pressoché inevitabile per gran parte di coloro che fanno uso di cannabis), di far emergere una quota consistente di economia sommersa e di ricavare una cifra tutt’altro che banale per le casse dello Stato, con particolare riguardo a ciò che si potrebbe spendere per la prevenzione e, più in generale, per la Sanità?

Esiste una legge migliore di quella che permetterebbe di controllare la qualità di ciò che viene immesso nel mercato, di risparmiare costi per lo Stato nelle varie fasi di repressione, indagine, in ambito giudiziario e carcerario?

Sarebbe una buona legge, in particolare per il nostro Paese dove è alto il consumo della cannabis e dove è forte, in alcuni casi molto complicata da contrastare, la presenza diffusa su tutto il territorio nazionale delle mafie.

Una legge basata sui migliori esempi a livello internazionale, su regole chiare e semplici, sulla possibilità dell’autoproduzione, della costituzione di cannabis social club e di un accesso legale alla cannabis per i consumatori occasionali.»

Lo potete comprare (anche) qui.