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È che ne usciamo tutti scorticati

L’epoca degli scorticati. Se dovessi trovare un nome al tempo sarebbe qualcosa che si avvicina allo scortico. E alla fine, in questi anni, mi è capitato di frequentarne moltissimo, ascoltarli mentre cercavano di convincermi che stavano dalla parte della regione senza nemmeno più la speranza di vincere perché no, gli scorticati, vincere no, ormai non ci pensano più ma si ristorano raccontando le loro ragioni a più persone possibili perché poi finisce che ti convinci di non averne nemmeno avuto il diritto, a furia di perdere diritti.

Così come quando mi immergo nelle cose di mafie, tra testimoni di giustizia o spaventati o minacciati o famigliari sconfitti, la sensazione che mi rimane addosso è sempre quella di passeggiare tra le strade terremotate di un Paese che ha perso la pietà oltre che la giustizia. E comunque noi scorticati, chissà perché, continuiamo imperterriti a simulare normalità nonostante sia stata la normalità a sbucciarci le speranze e il cuore. Qualche giorno fa sono stato al telefono con un testimone di giustizia, uno di quelli che facendosi i cazzi degli altri ha finito per salvare un giudice da un attentato programmato. Voleva darsi fuoco, mi diceva, e me lo diceva come chi programma una gita al lago. Era stanco di nascondersi. Almeno io scappo, ho pensato, è un privilegio scappare piuttosto che nascondersi: chi scappa alla fine pensa di trovare un luogo in cui fermarsi, chi si nasconde invece ormai si è programmato una vita tutta in sottrazione.

Ogni tanto ho la sensazione che esista un limite, un segno per terra di cui non ci accorgiamo, come se il coraggio avesse intorno dei perimetri che contengono la solidarietà, poi addirittura la mitizzazione e poi superata la linea rossa si entri nella terra del fastidio fino alla delegittimazione. Noi abbiamo un sacco di brave persone lì nella stanza della delegittimazione che avendo finito le unghie si mangiano interi e che sono così difficili da raccontare. Succede dappertutto: lavoratori, padri non perdonati, madri lasciate sole, giovani troppo fragili, anziani dalle malattie troppo lente e troppo costose. Il villaggio degli scorticati si ingrossa con una velocità spaventosa e qui intanto suoniamo la manfrina.