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I 300 vigliacchi di Goro

Il machismo, la difesa del territorio, la forza bruta, il guardianismo sfrenato, l’eroismo delle barricate, i bancali di legno messi a sbarrare la strada: a Goro, in provincia di Ferrara, la popolazione scende per strada e esplode in una resistenza tenace e dura per bloccare l’avanzata del pericolo nemico, per difendere le proprie famiglie e per evitare l’invasione. A vederla da fuori sembrerebbe la strenua difesa contro i barbari, leggendo i giornali ci si convince che questi che volevano con la forza entrare nel piccolo comune ferrarese siano pericolosi da un torbido passato, dediti ai peggiori traffici.

A Goro i maschi alfa hanno evitato l’approdo di un pullman scalcagnatoche portava 11 donne e 8 bambini. Undici donne e otto bambini. 19 persone che potete trovare in migliaia di case famiglia in giro per l’Italia, gente che incroci in coda mentre aspettano di essere ricevuti negli uffici dei Servizi Sociali, a ritirare il numerino nei corridoi dei Consultori. I maschi di Goro sono scesi in piazza contro di loro: hanno tirato fuori dal cassetto il coraggio dei vili e sono scesi in piazza con tutta la rabbia e la disinformazione che avevano bisogno di espellere. Contro 8 donne e 11 bambini.

Siamo un Paese vigliacco, noi. Stiamo inermi di fronte alle prepotenze della mala politica, degli interessi particolari e sventoliamo rabbia preferibilmente contro gli inermi. Subiamo corrotti e corruttori, votiamo (o comunque sopportiamo) mafiosi e paramafiosi, lecchiamo le scarpe a imprenditori padronali, restiamo indifferenti alle violenze domestiche, giustifichiamo per comodità personale una microillegalità diffusa e quotidiana, chiediamo autografi agli evasori e sopportiamo le millanterie e le inattitudine di pezzi della classe dirigente.

Però quando si tratta di punire un rifugiato per punirli tutti evidentemente non ci fermiamo di fronte alla forma del bisogno, anzi se sono deboli come possono essere deboli donne e bambini in fuga dalla guerra esibiamo tutte le unghie con la stessa codardia di chi abbaia solo quando è sicuro di poter vincere. Così la rabbia (che poi è una paura travestita) prende direzioni patetiche e ottiene una misera (umanamente misera) vittoria di Pirro che lascia solo un’onta.

Mi piacerebbe credere che a Goro abbiano pensato che arrivasse un battello cariche di centinaia di migliaia di persone, tutte pregiudicate, che avrebbe fatto sloggiare i cittadini: se fosse stato così almeno si potrebbero addurre giustificazioni più consistenti appellandosi a un’informazione troppo allarmista. Eppure, mi dico, quella mandria di contestatori incattiviti deve aver visto personalmente arrivare il convoglio; qualcuno li avrà avvisati dell’inconsistenza della minaccia; qualcuno avrà avuto il tempo per spiegare che di madri scappate nascondendosi addosso i propri figli se ne vedono in ogni angolo d’Italia oltre che del mondo.

Poi mi viene da pensare alle mogli, quelle ferraresi, che hanno assistito alla dipartita del proprio marito, ieri sera, uscito di casa con il muso del soldato che demenzialmente si lancia in mezzo all’odore del sangue. Mi chiedo se loro, quelle mogli, non hanno avuto il dubbio che l’eccesso di difesa sia l’inizio della sconsideratezza e se non abbiano provato a spiegargli che capita a tutti nella vita di avere bisogno e capita a tutti di pregare che l’aiuto che ti aspetteresti sia intellettualmente onesto.

Ecco, mi chiedo, se davvero dormiranno tranquille le donne di Goro. Nel paese che si schianta contro donne e bambini se si sentono sicure circondate dai lupi. Quando si supera la bava poi si perde il controllo. Mica solo con i profughi. A Goro come a Calais.

(scritto per Fanpage qui)