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Baobab Experience: una storia di ordinaria umanità

Come al solito Valigia Blu racconta meravigliosamente le storie che meritano di essere raccontate:

Il Baobab, infatti, non è un luogo, ma un metodo di accoglienza. Lo scrittore Nicola Lagioia nel cercare di trovarne una definizione, scrive:

Non è semplicemente un centro di accoglienza per migranti, non è un centro sociale, non è (perlomeno non ancora) un progetto in cui la cittadinanza attiva incontra le istituzioni per offrire una soluzione anche parziale a un’emergenza drammatica. Il Baobab è piuttosto un corridoio umanitario per migranti in transito, che una rete di privati cittadini ha prima messo a punto e subito dopo si è caricato sulle spalle.

Con la chiusura, “il luogo” in cui i volontari “lavorano” a questo “corridoio umanitario” è cambiato nel tempo. Il progetto di accoglienza collettivo è stato infatti portato avanti dalla rete del Baobab, anche dopo gli sgomberi degli accampamenti di fortuna, continuati sotto la nuova amministrazione a Cinque Stelle del Sindaco Virginia Raggi.

Oggi il presidio dei volontari si trova nel piazzale est della stazione Tiburtina, dove per diverse settimane decine di migranti hanno dormito per strada, sotto la pioggia e al freddo della notte, non essendo stata disponibile fino alla fine di novembre alcuna struttura in cui dar loro riparo.
Il 2 dicembre scorso, dopo un incontro tra la delegazione del Baobab e il nuovo assessore alle politiche sociali del Comune, Laura Baldassare, sono stati messi a disposizione dei migranti “transitanti” circa 100 posti letto nel centro di via del Frantoio, gestito dalla Croce Rossa e sostenuto da Roma Capitale. Riferendosi a questa novità, i volontari hanno parlato di un “piccolo passo”, specificando però che si tratta di una “soluzione emergenziale maturata solo dopo mesi di appelli e sollecitazioni”. Anche perché, hanno poi aggiunto, il flusso migratorio nella Capitale non si ferma, visto che, ad esempio, tra il 3 e il 4 dicembre altre 35 persone sono arrivate in piazzale Spadolini. Per questo motivo, i volontari hanno invitato le autorità a intervenire in modo meno temporaneo e più strutturale.

Al di là dei fatti di cronaca, abbiamo pensato valesse la pena guardare da vicino e raccontare cos’è Baobab Experience. Come si organizza quotidianamente? A quali problematiche risponde? Che idea di accoglienza trasmette? Rappresenta un modello replicabile altrove? Per cercare di capirlo, abbiamo parlato con alcuni dei tanti volontari che rendono possibile questa esperienza.

(il post è qui)