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Pino in loop

Io di Pino Daniele ricordo un cd che mi era rimasto incastrato nello stereo della mia auto appena maggiorenne. Potevo normalmente ascoltare la radio ma la scelta sui compact disc mi era inibita dal guasto tecnico. E mi tenevo Pino Daniele in loop. Settimane, mesi di

«Tu dimmi quando, quando
dove sono i tuoi occhi e la tua bocca
forse in Africa che importa

Tu dimmi quando, quando
dove sono le tue mani ed il tuo naso
verso un giorno disperato
ma io ho sete
ho sete ancora»

Quella canzone l’avevo ascoltata velocemente per una vita ma averla lì, incastrata, mi ha costretto a fare attenzione alle parole. Tutte. A riascoltare strofe che mi ero perso.

«E vivrò, sì vivrò
tutto il giorno per vederti andar via
fra i ricordi e questa strana pazzia
e il paradiso, forse esiste
chi vuole un figlio non insiste»

E funzionava Pino Daniele. Funzionava nelle mattine uggiose di nebbia e malinconia e funzionava durante un viaggio sguaiato con l’auto zeppa e funzionava dopo una serata d’innamoramento. Sempre. Come funzionano messe dappertutto le parole e le note che sembrano contenere il filo rosso del ritmo di un’epoca. Com’è la cultura quando si fa arte. Così. Anche incastrata nell’autoradio.