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Arlecchino, Pantalone, Colombina (e Emiliano lo scisso)

A Carnevale voglio travestirmi da Michele Emiliano. Voglio indossare una giacca bianca ma nera, continuando a ripetere a tutti che avrei preferito una camicia a scacchi ma alla fine il gilet è casa mia. Voglio fermare una persona a caso per strada, dirgli in faccia quello che penso, ovvero nulla, poi aspettare che si allontani per descriverlo agli amici come la causa di tutti i mali. Quando torna quell’altro smentisco la smentita, mi scindo abbastanza scisso e confermo la fiducia.

Se quella a cui assistiamo nel Pd è una scissione allora Michele Emiliano ne è il grumo: tutta retorica consistente, ha lanciato il guanto di sfida demolendo il suo partito per poi fingersi responsabile e tornare a cuccia. Lui, intanto, si sgola per spiegarci che “è la politica, bellezza” e che alla fine vuole “giocarsi la partita”. Aveva chiesto un congresso aperto, spostato in là nel tempo e un ripensamento sulle politiche degli ultimi anni; non ha ottenuto nulla di tutto questo e quindi eroicamente ha abbassato la testa come un bimbo sgridato e mandato a letto senza cena. Fantastico.

 

(continua su Left)