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Gabriele Del Grande: le ultime novità (non buone, per ora)

(ne scrive Fiorenza Sarzanini per il Corriere)  

Adesso i timori per la sorte di Gabriele Del Grande diventano più concreti, forte è la paura che quando denunciato tre giorni fa dal senatore Luigi Manconi possa realizzarsi. E dunque che i tempi per l’espulsione si allunghino inesorabilmente. Perché le autorità turche non hanno fornito alcuna risposta ufficiale alla Farnesina, ma soprattutto perché per via diplomatica è stata formalizzata la «detenzione a fini amministrativi». Il giornalista fermato il 10 aprile nella zona di Hatay è stato preso per «impedire che sconfinasse in Siria»: lo sostiene la polizia locale e con questo l’Italia dovrà adesso fare i conti per ottenere il foglio di via e dunque il ritorno a casa. La decisione di non contestare alcuna violazione penale garantisce sul fatto che non possa essere trasferito in carcere, ma il negoziato è in stallo e tutti gli impegni della Turchia sono stati finora disattesi. Per questo, in una telefonata con la moglie Alexandra, il giornalista ha confermato che continuerà «lo sciopero della fame fino al momento della libertà. Non mi contestano nulla, ma mi tengono in isolamento. Aiutatemi a tornare a casa».

La denuncia

Una settimana fa Ankara aveva fatto sapere che il rimpatrio sarebbe avvenuto in tempi rapidi, al massimo entro giovedì scorso. E invece tutto si è fermato e anzi il giornalista è stato trasferito dal primo centro di identificazione a quello di Mugla, dove si può rimanere fino a sei mesi prorogabili per altri sei. «Sta accadendo quello che temevamo — denuncia il presidente della commissione parlamentare per i diritti umani Manconi — e che da giorni segnaliamo al ministero degli Esteri. La procedura seguita in questi casi è simile a quella del Cie italiani e questo fa ben comprendere che per sbloccare la situazione è necessario un intervento politico di assoluta fermezza». Un messaggio rivolto al ministro Angelino Alfano che nei giorni scorsi aveva parlato con il suo collega turco Mevlüt Çavusoglu e poi assicurato «il massimo sforzo per risolvere rapidamente la vicenda».

La telefonata

Ieri è stato il padre del giornalista, Massimo Del Grande, a rendere noto che «mio figlio ha avuto il permesso di telefonare a sua moglie» Alexandra con la quale vive in Grecia, confermando però che «non ci sono novità riguardo ad un suo eventuale rimpatrio». L’ambasciatore turco in Italia lo ha invitato per un colloquio nella sede diplomatica di Roma e lui aveva fatto sapere di aver accettato l’invito anche se ieri è apparso più cauto: «Siamo tanti in famiglia e prima di prendere qualsiasi decisione sul da farsi ci consulteremo come abbiamo fatto sempre finora». La sensazione è che sia necessario più di un semplice incontro per sbloccare lo stallo. Un’azione diplomatica decisa che trovi anche un forte sostegno internazionale. Per evitare che Gabriele Del Grande diventi uno degli strumenti del negoziato tra la Turchia e l’Unione Europea.

La trattativa

Più volte in questi giorni il ministro degli Esteri Çavusoglu ha chiesto all’Unione Europea di sbloccare i visti per i cittadini turchi minacciando altrimenti di non poter «rispettare l’accordo con Bruxelles sui migranti». La preoccupazione è che anche la posizione di Del Grande venga messa sul tavolo del negoziato ed è un’ipotesi che deve essere in ogni modo scongiurata visto che — come è stato più volte sottolineato dalla sua famiglia e dalle istituzioni italiane — «Gabriele era in Turchia semplicemente per svolgere il proprio lavoro e dunque la sua detenzione è una violazione grave della libertà di stampa e dei diritti umani».