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Chi ha ucciso #MafiaMaps

Pierpaolo Farina si occupa di mafia da quando lo conosco. Se ne occupa nel modo più incontestabile possibile: la studia. La studia e ne parla. E sulla mafia ha lanciato (tra gli altri) in questi anni due progetti che ci sono preziosi: una libera enciclopedia sulle mafie (WikiMafia) e un’app che permette di “mappare” le famiglie e le attività mafiose (MafiaMaps).

Pierpaolo Farina, insomma, è uno scassaminchia, uno di quelli che non si accontenta di stare in disparte. Proprio per MafiaMaps nei mesi scorsi una fresca ondata di consenso popolare ha permesso di dare forza a un crowdfunding che avrebbe dovuto finanziare una prima parte di progetto. Non so voi, ma a me una mobilitazione antimafiosa mi mette sempre terribilmente di buonumore.

Ora MafiaMaps è ferma. Bloccata. Il perché ce lo spiega proprio Pierpaolo:

Un anno fa ti presentavamo al mondo, anche se quella roba lì non era minimamente quello che in realtà dovevi essere: funzionavi talmente male che ti abbiamo dovuto spacciare per beta, piena di bug e addirittura problemi al login. La colpa non era mica nostra: io ti ho pensata, ti ho immaginata, ma il tuo codice doveva scriverlo per forza un informatico.

I soldi del crowdfunding, di quella meravigliosa campagna che è stata #mappiamolitutti tra il 21 marzo al 23 maggio di due anni fa, non sono evidentemente bastati alla Moko Srl di Simone Barbieri per reputarti meritevole di un buon lavoro. Tant’è che non l’hanno finito, ma i soldi se li sono tenuti.

C’è una causa in corso, perché c’è un contratto firmato che non è stato rispettato e dei danni materiali e di immagine evidenti. In un paese normale avrei già avuto tutti i soldi per restituirti la vita che meritavi, in Italia stiamo ancora aspettando la prima udienza. Ma lo sai che non mi sono dato per vinto, non potevo: per fedeltà alla Causa e per rispetto verso chi ci ha dato fiducia.

Ho fatto il giro quindi di prestigiose sedi di fondazioni, banche, imprese, alcune delle quali anche multinazionali, di quel tipo che solitamente finanziano la qualunque a piene mani: “complimenti, meno male che ci sono giovani come voi“, “andate avanti“, “continuate così“, ma soldi per te non ce n’erano. Solo belle parole. Poi, qualcuno, ce lo ha detto: non chiedeteci di finanziare cose contro la mafia (e lì capivi che danneggiavi qualche affare), altri addirittura ti volevano finanziare in nero (!!!). Morale: nessuno di quelli che potevano si è assunto la responsabilità di rifinanziare il tuo sviluppo.

Soldi non ne abbiamo e io stesso ho già perso 20mila euro: altri per te, purtroppo, non ne ho. Giusto perché c’è anche qualcuno che è andato in giro sostenendo che eri nata perché penserei solo ai soldi. C’è anche chi ha brindato quando sei entrata in “coma”: il brutto è che si trattava di “antimafiosi”. Gli stessi che commemorano Pippo Fava e poi si sono comportati come chi lo ha ammazzato appena giunta la “lieta” novella al quartier generale.

Corrado Alvaro una volta scrisse che “la disperazione più grande che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile“.

Io non so se uscirai dal coma, perché in questo momento sei tecnicamente morta. So solo che il tuo spirito resiste in tutti quei ragazzi e quelle ragazze che ancora oggi dedicano il loro tempo alla Causa, continua a vivere nella loro insaziabile fame di conoscenza e, soprattutto, di libertà. In tutti quelli mai sfiorati dal dubbio che “vivere onestamente sia inutile”.

 

Io non so se ci siano imprenditori e enti abbastanza illuminati per prendersi a cuore un’iniziativa così meritevole ma se ci fossero, e se battessero un colpo, sarebbe una bella notizia. Per tutti.