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Una pessima legge elettorale. Un pessimo silenzio tutto intorno. E una petizione.

È una pessima legge elettorale. L’ennesima legge elettorale di nominati in cui la fedeltà al proprio capo garantisce l’elezione più di una reale connessione con i propri elettori. Essere servi conterà più dell’avere voti. Sul perché ne ho scritto (qui, qui e qui) ma sarebbe utile e curioso anche riflettere sul perché a molti vada bene così.

E qui, di solito, si colgono alcune giustificazioni abbastanza ridicole. C’è chi dice che l’importante è votare per rinnovare il Parlamento (giuro) come se il compito della politica non fosse quello di costruire modelli e meccanismi ma semplicemente un gioco puerile di figurine in cui la presunta superiorità etica delle persone (e non dello Stato e del suo funzionamento) sia una garanzia. Che, in fondo, è la stessa favola che ci hanno propinato negli ultimi anni.

Poi c’è chi dice “tanto noi facciamo le primarie” (che siano fisiche o di click) e poi sono quelli che hanno portato al governo tutti i loro concittadini oppure hanno segato candidati sindaci vincitori delle primarie per volere del capo.

Poi ci sono quelli che cadono nel tranello: se ci dicono che è una buona legge elettorale allora gli credo perché lo dice il mio leader.

E infine, permettetemelo, ci sono quelli che hanno lottato per difendere la Costituzione e poi chissà perché non alzano la voce contro una legge elettorale che di spirito costituzionale ne ha proprio poco.

Intanto c’è una petizione che forse vale la pena firmare. Qui.