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“Roma ladrona” e la Lega intanto mangiava: condannati Bossi (padre e figlio) e Belsito.

Ora vedrete che Salvini (il moralizzatore su tutto) qui rimarrà zitto zitto come un pesce. Perché il segreto del “nuovissimo” è proprio questo: fingere di non essere stati ciò che si è stati (o forse si è ancora). Ecco l’articolo di Repubblica:

 

Umberto Bossi, il figlio Renzo e l’ex tesoriere del Carroccio Francesco Belsito condannati a Milano per appropriazione indebita per aver usato i fondi del partito per spese personali. Il Senatur fondatore della Lega, è stato condannato a 2 anni e 3 mesi, un anno e 6 mesi per ‘il Trota’, 2 anni e 6 mesi per l’ex tesoriere. L’altro figlio di Bossi, Riccardo, era già stato condannato in abbreviato a un anno e otto mesi (per circa 158 mila euro di spese personali).

La decisione del giudice Maria Luisa Balzarotti è arrivata nel processo The Famility, così ribattezzato per il nome scritto sulla cartella di documenti sequestrata allora a Belsito in cui comparivano quelle che sono state giudicate spese private della famiglia Bossi pagate però con i soldi del Carroccio. La tesi della procura è che per Bossi “sostenere i costi della sua famiglia” con il patrimonio della Lega è stato “un modo di agire consolidato e concordato”.

Stando alle indagini, tra il 2009 e il 2011, l’ex tesoriere della Lega si sarebbe appropriato di circa mezzo milione di euro, mentre l’ex leader del Carroccio avrebbe speso con i fondi del partito oltre 208mila euro. A Renzo sono stati addebitati, invece, più di 145mila euro, tra cui migliaia di euro in multe, tremila euro di assicurazione auto, 48mila euro per comprare una macchina (un’Audi A6) e 77mila euro per la “laurea albanese”. “Ho saputo della mia laurea in Albania solo dopo questa indagine”, aveva detto in aula il ragazzo lo scorso luglio testimoniando in aula.

Uno dei difensori di Bossi padre, Marcello Gallo, aveva chiesto al tribunale di sollevare davanti alla Consulta “la questione di legittimità costituzionale della disciplina dell’appropriazione indebita” perché, in sostanza la norma, violerebbe il principio di ragionevolezza in quanto punisce la condotta di “appropriazione di cose comuni” – come è stata da lui inquadrato l’operato degli imputati – mentre reati più gravi come l’appropriazione di oggetti smarriti o di beni avuti per errore sono stati depenalizzati.

Il pm Paolo Filippini aveva chiesto 2 anni e 3 mesi per l’ex leader della Lega, 1 anno e mezzo per Renzo e 2 anni e mezzo per Belsito.