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legge 40

Legge 40: perserverare diabolicum

Un’intervista di Rodotà che sprizza buon senso (e laicità costituzionale) da tutti i pori:

Ora il fronte cattolico promette di aprire nuovamente la discussione sulla fecondazione artificiale per tutelare i diritti dei figli della provetta. E’ giusto?
Sono perfettamente al corrente di questo e penso che lo vogliano fare nuovamente per imporre un particolare punto di vista per via legislativa. Ma questi parlamentari devono sapere che la Corte costituzionale ha indicato numerose violazioni nella legge 40, e se dunque vorranno aprire ancora una volta una controversia che possa portare davanti ai giudici della Consulta sono liberi di farlo. Sarebbe il segno di una prepotenza ideologica e di una incapacità culturale. Sfortunatamente il ceto politico ha perso la capacità di valutare il senso della tutela dei diritti, e la necessità di usare il diritto con misura soprattutto quando interferisce nella vita delle persone. Il diritto non può mettere le mani sul corpo delle persone.

Alcune voci del Partito democratico si dicono pronte a riparlarne in Parlamento…
Se esponenti del Nuovo Centro Destra vogliono affermare una loro esistenza politica andando contro le pronunce della Corte costituzionale, possono farlo. Mi scandalizzerei invece se il Partito democratico accettasse sia pur minimamente una discussione su questa materia. I parlamentari debbono sapere che non esiste ora alcun vuoto normativo e che ci sono amplissime garanzie anche accedendo alla fecondazione eterologa. Va sottolineato con forza la capacità del sistema giudiziario italiano a garantire i principii, facendo il proprio mestiere senza sostituirsi alla politica, poiché il legislatore non è onnipotente e lo dimostra una importantissima sentenza della Corte di Giustizia europea, ieri, sulla protezione dei dati personali. Anche in quel caso un tribunale ha riconosciuto che non è possibile violare i diritti personali senza essere richiamati a tornare nel recinto del quadro costituzionale. Ecco perché parlo di scandalo quando immagino il Pd a uscire dai confini costituzionali per imbarcarsi nella riproposizione di un’avventura voluta da persone che tutto sommato non accettano la logica dell’imposizione legislativa.

 

Domande sulla scienza: hanno risposto

Avevo ripreso qui l’interessante dibattito sulla scienza nei programmi dei candidati alle primarie del centrosinistra. Hanno risposto (ed è un punto da segnare per i proponenti, sicuramente) e tutto quello che pensano lo trovate qui.

Per partigianeria (e nettezza) vale la pena leggere il pensiero di Nichi Vendola sulla Legge 40 e testamento biologico:

Io credo si debba cancellare una delle leggi più oscurantiste, pericolose e ingiuste nei confronti delle donne. I limiti della legge 40, bocciata anche dalla Corte Europea dei Diritti Umani, sono continuamente confermati dai tanti ricorsi vinti da quelle coppie che si rivolgono ai tribunali per vedersi riconoscere un principio fondamentale di libertà e di giustizia. Abbiamo con urgenza bisogno di una nuova legge di civiltà, moderna, giusta e umana.
Sostengo con convinzione il rispetto della libertà di scelta per il fine vita. L’obbligo di soffrire per legge non è umano e dignitoso, non è più rinviabile una legge sul testamento biologico.

Primarie nazionali: sei domande per la scienza

E la scienza? Nel recente confronto televisivo tra i cinque candidati alle primarie del centrosinistra, i problemi della scienza e della ricerca non sono comparsi, né trovano particolare spazio nel dibattito politico in corso a dispetto della loro centralità per lo sviluppo nazionale.

Un gruppo di giornalisti scientifici, blogger, ricercatori e cittadini, constatata la mancanza di domande ai candidati alle primarie del centrosinistra sulle loro posizioni politiche in materia di scienza e ricerca, e ritenendo invece che da queste politiche dipenderà il futuro sociale ed economico a medio e lungo termine del paese, ha quindi deciso di chiedere ai candidati di rispondere a sei temi di grande respiro, in modo da offrire ai cittadini un panorama più completo della loro proposta politica.

1. Quali politiche intende perseguire per il rilancio della ricerca in Italia, sia di base sia applicata, e quali provvedimenti concreti intende promuovere a favore dei ricercatori più giovani?

2. Quali misure adotterà per la messa in sicurezza del territorio nazionale dal punto di vista sismico e idrogeologico?

3. Qual è la sua posizione sul cambiamento climatico e quali politiche energetiche si propone di mettere in campo?

4. Quali politiche intende adottare in materia di fecondazione assistita e testamento biologico? In particolare, qual è la sua posizione sulla legge 40?

5. Quali politiche intende adottare per la sperimentazione pubblica in pieno campo di OGM e per l’etichettatura anche di latte, carni e formaggi derivati da animali nutriti con mangimi OGM?

6. Qual è la sua posizione in merito alle medicine alternative, in particolare per quel che riguarda il rimborso di queste terapie da parte del SSN?

#legge40 nel nostro piccolo, un segnale dalla Lombardia

Il paventato ricorso del Governo contro la sentenza della Corte Europea sulla legge 40 è un atto politico che lede lo spirito laico delle istituzioni sancito dalla Costituzione e, ancor di più, la libertà delle donne. Ne avevamo parlato qui e riteniamo doveroso operare, ognuno nel proprio ambito, per affermare con forza questa posizione. L’integralismo sulla pelle delle donne è una pratica non solo contraria ai nostri princìpi ma fuori luogo per un governo legittimato dall’urgenza piuttosto che dalla politica. Però scriverne non basta e, visto che abbiamo l’onore di rappresentare una parte di cittadini nel (desolante) Consiglio Regionale della Lombardia ecco la mozione che proporremo come urgente nella seduta di giovedì 6 settembre:

MOZIONE IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA

PREMESSO CHE

la Corte europea dei diritti umani (sentenza 28 Agosto 2012) ha bocciato la legge 19 Febbraio 2004, n. 40 (Norme in materia di procreazione medicalmente assistita) nella parte in cui vieta a una coppia fertile ma portatrice sana di fibrosi cistica l’accesso alla diagnosi preimpianto degli embrioni;

PREMESSO INOLTRE CHE

i giudici della Corte di Strasburgo hanno stabilito che la legge 40/2004 ha violato il diritto al rispetto della vita privata e familiare di Rosetta Costa e Walter Pavan, una coppia che desiderava utilizzare la tecnologia riproduttiva e assistita per avere un bambino senza che il feto venisse trovato affetto da fibrosi cistica;

CONSIDERATO CHE

è opportuna una modifica della legge 40/2004 affinché si possa avere una regolamentazione della riproduzione medicalmente assistita in linea con i parametri europei ma, soprattutto, con il rispetto e la tutela dei diritti umani;

INVITA

il Governo a non ricorrere contro la sentenza 28 Agosto 2012 della Corte europea dei diritti umani, ma ad adoperarsi per una concreta e radicale modifica della legge 40/2004 al fine di giungere ad una legislazione in linea con le disposizioni europee e il rispetto dei diritti umani

Milano, 3 settembre 2012 

Giulio Cavalli (SEL)

Chiara Cremonesi (SEL)

 

Legge 40: i paradossi sul corpo delle donne

L’Europa ancora una volta mette impietosamente in luce i drammatici paradossi della legge italiana. In questo caso ad essere nuovamente messa in discussione è la legge 40 che viene in parte bocciata dalla Corte Europea perché lederebbe il diritto al rispetto della vita privata e familiare. A scoperchiare il pentolone è una coppia che dopo il pronunciamento di oggi dovrà essere risarcita dallo Stato con 15mila euro per danni morali e 2.500 euro per le spese legali.
Il nocciolo della questione è all’interno della normativa nel punto in cui si sancisce l’impossibilità per una coppia fertile, ma portatrice sana di fibrosi cistica di accedere alla diagnosi preimpianto degli embrioni, quando un’altra legge dello Stato permette alla coppia di accedere ad un aborto terapeutico nel caso in cui il feto fosse affetto da fibrosi cistica. Semplificando nel nostro Paese la donna deve prima farsi impiantare l’embrione, successivamente si può verificare se è affetto da fibrosi cistica e in caso accedere ad un aborto terapeutico con i conseguenti disagi fisici e psicologici per la donna.
Si riapre per l’ennesima volta una discussione che una volta per tutte dovrebbe essere affrontata con serietà e senza strumentalizzazione politica. Temi tanto delicati non dovrebbero essere utilizzati per assicurarsi bacini elettorali ed è per questo che ci auguriamo che l’attuale Governo attui immediatamente provvedimenti concreti che possano correggere le linee della legge 40 in previsione di una riscrittura da parte di un nuovo esecutivo politico e non tecnico.

Lo scrive Monica CeruttiE, come va di moda, ora ce lo chiede l’Europa.

#SAVE194 i diritti conquistati vanno difesi in un Paese dalla memoria fragile

Leggo, aderisco e anche io copio e incollo:

“Sembra, ogni volta, di dover ricominciare da capo. Facciamolo, allora, e partiamo da una domanda. Questa: “tutte le donne italiane possono liberamente decidere di diventare madri?”. La risposta è no.
Non possono farlo, non liberamente, e non nelle condizioni ottimali, le donne che ricorrono alla fecondazione artificiale, drammaticamente limitata dalla legge 40.
Non possono farlo le donne che scelgono, o si trovano costrette a scegliere, di non essere madri: nonostante questo diritto venga loro garantito da una legge dello Stato, la 194.

Quella legge è, con crescente protervia, posta sotto accusa dai movimenti pro life, che hanno più volte preannunciato (anche durante l’ultima marcia per la vita), di volerla sottoporre (di nuovo) a referendum.

L’articolo 4 di quella legge sarà all’esame della Corte Costituzionale – il prossimo 20 giugno – che dovrà esaminarne la legittimità, in quanto violerebbe ” gli articoli 2, (diritti inviolabili dell’uomo), 32 I Comma (tutela della salute) e rappresenta una possibile lesione del diritto alla vita dell’embrione, in quanto uomo in fieri”.

Inoltre,  quella legge è svuotata dal suo interno da anni. Secondo il Ministero della Salute sono obiettori sette medici su dieci (per inciso, i cattolici praticanti in Italia, secondo i dati Eurispes 2006, sono il 36,8%): in pratica, si è passati dal 58,7 per cento del 2005 al 70,7 per cento del 2009 per quanto riguarda i ginecologi, per gli anestesisti dal 45,7 per cento al 51,7 per cento e per il personale non medico dal 38,6 per cento al 44,4 per cento. Secondo la Laiga, l’associazione che riunisce i ginecologi a difesa della 194, i “no” dei medici arriverebbero quasi al 90% del totale, specie se ci si riferisce agli aborti dopo la dodicesima settimana. Nei sette ospedali romani che eseguono aborti terapeutici, i medici disponibili sono due; tre (su 60) al Secondo Policlinico di Napoli. Al Sud ci sono ospedali totalmente “obiettanti”. In altre zone la percentuale di chi rifiuta di interrompere la gravidanza sfiora l’80 per cento, come in Molise, Campania, Sicilia, Bolzano. Siamo sopra l’85% in Basilicata. Da un’inchiesta dell’Espresso di fine 2011, risulta che i 1.655, non obiettori hanno effettuato nel solo 2009, con le loro scarse forze, 118.579 interruzioni di gravidanza, con il risultato che più del 40% delle donne aspetta dalle due settimane a un mese per accedere all’intervento, e non è raro che si torni all’estero, alla clinica privata (o, per le immigrate soprattutto, alle mammane). Oppure, al mercato nero delle pillole abortive.
Dunque, è importante agire. Vediamo come.

Intanto, queste sono alcune delle iniziative che sono state prese:
1) Lo scorso 8 giugno, Aied e Associazione Luca Coscioni hanno inviato a tutti i Presidenti e assessori alla sanità delle Regioni un documento sulle soluzioni da adottare per garantire la piena efficienza del servizio pubblico di IVG come previsto dalla legge. “Siamo altresì pronti a monitorare con attenzione l’applicazione corretta della legge e, se necessario, a denunciare per interruzione di pubblico servizio chi non ottempera a quanto prevede la legge”, hanno detto.
Le proposte sono:
Creazione di un albo pubblico dei medici obiettori di coscienza;
Elaborazione di una legge quadro che definisca e regolamenti l’obiezione di coscienza;
Concorsi pubblici riservati a medici non obiettori per la gestione dei servizi di IVG;
Utilizzo dei medici “gettonati” per sopperire urgentemente alle carenze dei medici non obiettori;
Deroga al blocco dei turnover nelle Regioni dove i servizi di IVG sono scoperti. 

2) La scorsa settimana ha preso il via la campagna contro l’obiezione della Consulta di Bioetica Onlus: qui trovate le informazioni e qui il video.

Diffondere queste informazioni è un primo passo. Ce ne possono essere altri. Fra quelli a cui, discutendo insieme, abbiamo pensato, ci sono:

1) Raccogliere testimonianze. Regione per regione, città per città, ospedale per ospedale, segnalateci gli ostacoli nell’accesso all’IVG e alla contraccezione d’emergenza. Potete farlo anche in forma anonima, nei commenti al blog. Ma è importante: perché solo creando una mappa dello svuotamento della legge è possibile informare su quanto sta avvenendo ed eventualmente pensare ad azioni anche legali.

2) Tenere alta l’attenzione in prossimità del 20 giugno. Lanciate su Twitter l’hashtag #save194, fin da ora.
L’intenzione di questo post è quella di informare. Non è che il primo passo: perché la libertà di scelta continui a essere tale, per tutte le donne italiane”.