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RADIO MAFIOPOLI 8 – Lettera a Totò Riina

Caro Totò,

o ti devo chiamare boss, o ti devo chiamare ‘curtu, o come cazzo ti devo chiamare che siccome non mi sono imbarbarito e nemmeno combinato-puncicato non lo so mica qual’è il tuo nome di battaglia nel risiko di uomini d’onore di mafiopoli. Ti chiamerò Totò, tenendo sottinteso il cognome Riina e per i più scettici Bagarella la tua signora. Qui come sai ben si faceva un po’ di satira, dico divertimento così per ridere, ma poi abbiamo sentito saputo che diretto e indiretto ci ascolti, con quei monelli televisionari di Telejato e allora non ce l’ho mica fatta a trattenermi di scriverti. Perché tu lo sai bene che in uno spicchio che ci si può parlare bisogna sfruttarlo subito, ma di questo ne parliamo dopo. Te lo scrivo in italiano pulito perchè, scusami, caro Totò, sarai anche cattivo come un toro e furbo come un limone ma dai documenti a disposizione (quelli che non si sono mangiati durante l’intervallo i tuoi compari e gli insospettabili) tutto mi sembra tranne che sei forte con la lingua. Quella italiana, intendo. Non quella tua che tutta per fifa hanno sempre fatto finta di capire. E allora parlo pulito. Così ci si intende per la “posta del cuore di Riina ‘o curtu” senza che ci devi pagare magari un traduttore in mafiopolitano e spenderci altri soldi appena dopo, vicino vicino ai regali di nozze e alle bomboniere di tua figlia per il santo matrimonio in pace e carità. Ti scrivo io Giulio (prima persona singolare) perchè con voi funziona bene, come i diamanti, che una volta che ci notate poi è per sempre, e per tutto il resto c’è mastercard. E ti scrivo questa letterina che puzza di babbo natale perchè magari te la infilano dentro ad un calzino insieme alle mesate di novembre o alla mancia per comprarti un secondino e te la tieni sotto il cuscino prima di andare a dormire. E ci pensi. E chissà mai che mi rispondi. Con il tuo traduttore interprete mafiopolitano al massimo se sei in difficoltà con le parole. L’importante, oh mi raccomando Totò niente scherzi, l’importante è non ricominciare con ‘sti disegni o lettere e bare. Che ci costa una tanica di Cif. Ma torniamo a noi, alle cose serie.

Vorrei chiederti un paio di cose, che dico tanto di tempo ne avrai da spendere, in attesa della tua ora d’aria di branzino e olive all’ascolana. Vorrei chiederti caro Zù Totò… anzi no, scusa, prima i complimenti, a te e alla tua famiglia come diceva quell’anima pia di Michele Greco, così anima pia che lo chiamavano pure papa. Complimenti alla famiglia. Tutta. Innanzitutta alla sua figlioletta minore Lucia, che si chiama come la Lucia del Manzoni e mi è sembrato proprio un gesto da letterato istruito alla faccia dei maligni, che ci vogliono far credere che sei un ignorante contadino onesto agricoltore. Che dico, Totò, ce lo diciamo sottovoce all’orecchio tanto facciamo due metri in due uno in testa all’altro, non ci ha mai creduto nessuno appena ti hanno arrestato alla storia dell’onesto lavoratore, o no? Sarà mica colpa anche questo colpa dei comunisti, che siamo nani peggio dei nani più bassi dei nani più nani da giardino. O no? Ma torniamo a noi, alle cose serie. Complimenti per il matrimonio della tua Lucia, che l’abbiamo visto in mondovisione come sarebbe piaciuto a te, che ti ispiri al padrino nonostante l’hai ispirato, come i cani che si rincorrono la coda. Tra l’altro il prete, che si meriterebbe per questo un don don mica campanaro ma un don don del tipo di don alla seconda. Ti ha dedicato un pensiero a te a tuo compare leoluca. Che qualcuno pensa che siete ancora in carcere duro, qui fuori. Qui fuori dove il 41 bis applicato al contrario ci porta le notizie a metà dietro al vetro dei colloqui del televisore. Qui aulcuno pensa ancora che ci fai il carcere come l’aveva sognato Falcone e Borsellino. Ma non preoccuparti Totò, glielo dico io che dal 2001 non sei più in isolamento, 12 marzo “la festa dei totò corti”, e adesso puoi scorazzare felice alle partite di calcetto per il campionato dei mandamenti. Ti hanno messo anche a Opera, dico, mica per niente. Un paio d’anni e ti mandano le belle arti…. ma torniamo a noi, alle cose serie. Il don don al matrimonio vi ha dedicato un pensiero, perchè dio è misericordioso, e dietro in fila i parenti di Scaglione, Russo, Francese, Reina, Giuliano, Terranova, Mattarella, Basile, La Torre, Dalla Chiesa, Chinnici, Libero Grassi, falcone e Borsellino e tutti gli altri. In coda insieme ad un popolo che te l’ha dedicato un pensiero. Caro Totò. Auguri, per il matrimonio e per tutto. E anche per il don don. Ma torniamo a noi, alle cose serie. Il 28 febbraio è uscito dal carcere di Sulmona anche il tuo figliol prodigo Giuseppe, una stella. Nullatenete, ci mancherebbe, come te. Anche se con la riccioluta bionda scorazza per Corleone con il portafogli a soffietto e diecimila euri in contanti dentro. Perchè essendo nullatenente si vede certo che dico non ha mica i soldi per aprirci un conto corrente. Mica come quei fessi delle gemelle Lo Piccolo che lasciano i soldi alla Popolare di Lodi, che con i tempi che corrono e soprattutto appena trascorsi lasciarci i soldi alla Popolare è peggio che infilarli su per il didietro alle renne di babbo natale a livello di investimento, dico. Ma torniamo alle cose serie. Volevo chiederti, Totò, confidando nel tuo senso dell’umorismo intendo, quello che ti ha fatto credere che stavi giocando sul serio a guardie e ladri ed eri pornto al tana libera tutti dopo aver cucinato Falcone e Borsellino, che ti è bastato farti il solletico che sei salito sul monte Sinai e hai scritto le tue tavolozze con le tue leggi e le tue richieste allo stato… perchè Totò, dico, ce lo diciamo tra noi, non ci sente nessuno, stavi scherzando, non ci credevi mica …? vero? Ma torniamo a noi alle cose serie. Ti volevo chiedere, Totò, senza disturbarti troppo, che altrimenti ti vanno in cortocircuito i due neuroni puncicati, ti volevo chiedere come ti senti… ah a proposito, qui fuori hanno aperto le primarie tra Messina soldino Denaro e Raccuglia dei Caccuglia… da volare via dal ridere, con il tuo figlioletto in giro gli altri si giocano a reteforbicesasso il posto di governo che non è libero… come il partito democratico, chissà come te la ridi… nell’ora d’aria mentre fai i castelli di sabbia con la paletta e il secchiello. Ma torniamo a noi, alle cose serie. Ma tu ci credevi sul serio a questa cosa che facevi paura? Dico non ti fa ridere il mito che ti hanno cucito addosso? Alto come un barile e con il profilo di un mango? Ma torniamo alle cose serie. Ti volevo chiedere Totò se sei contento di questa tua potenza buttata nel cesso, di questo tuo regno che puzza, di quella tua faccia così unta e rossa imbarazzata come in un’interrogazione di matematica. Dico sei contento? Perchè se sei contento….

Ma non ti voglio mica disturbare Totò, che poi mi sbagli i progetti senza i congiuntivi per gli appalti, le mesate, la raccolta e i cantieri. Non ti voglio disturbare. Facciamo che ti faccio un regalo, ecco una confezione di regali: una confezione regalo di congiuntivi. Per iniziare. Poi ci risentiamo. O no. O sì. O a mezza voce con l’onore degli uomini di merda. Alla Riinopolitana.

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