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Lo spettacolo di Giulio Cavalli e Gianni Barcetto, andato in scena al Teatro della Cooperativa di Milano, squarcia il velo

“A cento passi dal Duomo”
(AGM-LSP) Giulio Cavalli da due anni vive sotto scorta, da quando nei suoi spettacoli teatrali racconta una realtà che spesso si fa finta di non vedere.

Nel suo ultimo recital, ”A cento passi dal Duomo”, andato in scena al Teatro della Cooperativa, racconta la Milano dei misteri dell’Expo 2015 e della tanto richiesta Commissione Antimafia.

Il testo è stato scritto in collaborazione con Gianni Barbacetto: si parte dal profondo silenzio che ha accompagnato il funerale dell’avvocato Giorgio Ambrosoli. Una frase bianca sul fondo nero, un “Buco”…nella coscienza della gente.

Per informare ci vuole coraggio. E ce ne vuole anche per alzare le mani, a centro palco, come ha fatto Giulio Cavalli mentre scorreva la lista infinita dei Boss della ‘Ndrangheta milanese. Il coraggio di chi come lui fa del teatro un mezzo di denuncia esoprattutto formazione.

La scenografia spuria, nera come tetro è il mondo che racconta fatto di intercettazioni, di minacce telefoniche, mazzette, mandanti irriconoscibili, prestanomi. Fantasmi che vengono rievocati dall’autore/attore che con, voce concitata, ad uno ad uno ne analizza il vizio e il peccato. Un pianoforte accompagna il monologo e a tono lo rende danza o convulsione.

Un fiume di nomi e misfatti, una raffica simile alla scarica che il pubblico, intimidito, si aspetta possa arrivare dal fondo della sala da un momento all’altro. Parole contro quella mitragliata che uno come Cavalli si aspetta ogni giorno. Spezzoni televisivi alleggeriscono il monologo, pur appesantendone l’invettiva.

La Moratti rassicura gli ospiti di Anno zero confidando nella Milano dei lavoratori onesti e dei volontari. E scuote la testa quasi meravigliata…perché a Milano la Mafia non esiste. Non esiste. O non deve esistere?

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DA LOSPETTACOLO.IT

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