Vai al contenuto

“MILANO: TROPPO VICINA ALLE MAFIE”

Da quel “buco”, da quella non partecipazione al funerale, parte il silenzio-assenso di Milano alla mafia.
Ha dichiarato il figlio, Umberto Ambrosoli a Beppe Grillo (su www.beppegrillo.it): «Sì, papà era – usiamo un eufemismo – un po’ solo, e il suo funerale è la celebrazione di quella solitudine. Vi parteciparono necessariamente in forma privata i magistrati che con lui seguivano le indagini per la bancarotta della Banca Privata Italiana, vi partecipò l’allora governatore onorario della Banca d’Italia Guido Baffi, che assieme a Sarcinelli che era il direttore generale della Banca d’Italia di allora aveva da poco subito una delle aggressioni più vergognose che la storia democratica del nostro Paese ricordi. Fu la celebrazione di una solitudine».

Qualcosa è cambiato?
Sì certo, di Ambrosoli, oggi, se ne parla (è anche uscito il bel libro del figlio Umberto: Qualunque cosa succeda. Storia di un uomo libero, Sironi, 2009).
Ma, come recita il titolo dello spettacolo (imperdibile per i lombardi e non solo) di Cavalli, la mafia è arrivata A cento passi dal Duomo.

Lo spettacolo, che ha debuttato in ottobre al Teatro della Cooperativa di Milano, è stato scritto, assieme a Cavalli, dal giornalista Gianni Barbacetto, autore di alcuni dei reportage e dossier più scottanti di questi ultimi decenni, su mafie, corruzione politica e malaffare.

L’elenco delle collusioni, dei traffici loschi, dei legami tra i politici e imprenditori lombardi con le cosche meridionali è impressionante.

E a chi ancora nega (come ha fatto il sindaco di Milano Letizia Moratti nella trasmissione Annozero) che la mafia sia un’emergenza a Milano, basti solo pensare alle minacce arrivate a Cavalli come pure a tutti gli amministratori locali che hanno cercato di opporsi alla sempre più capillare presenza della ‘ndrangheta.

La mafia a Nord non uccide? Anche questo è un errore (d’ignoranza?).
E Cavalli, a fine spettacolo (le musiche sono di Gaetano Liguori), ricorda un caso del tutto dimenticato: l’assassinio di Bruno Caccia, un coraggioso magistrato piemontese, ucciso mentre portava a spasso, da solo, il cane la sera del 26 giugno 1983.
All’epoca le indagini puntarono sulle Brigate rosse. In effetti il procuratore stava indagando anche su di loro, oltre che sulla criminalità organizzata.
Ma il mandante era stato il boss della ‘ndrangheta Domenico Belfiore, condannato all’ergastolo nel 1993 e scoperto solo perché si era vantato dell’impresa con un “pentito di mafia”.

Lo spettacolo sarà il 7 novembre a Bolzano; il 13 a Pescarenico (Lecco); 15 novembre a Corsico e Buccinasco in occasione dell’arrivo della Carovana Antimafie. Tutte le date sono sul sito di Giulio Cavalli: www.giuliocavalli.net.

 

DA http://www.personaedanno.it/cms/data/articoli/016058.aspx