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L’ultima eclisse di INAF e una finanziaria che imbavaglia la ricerca

Se un giorno riuscissimo a pensare ad un nuovo PIL che non sia più al chilo ma che venga misurato con il termometro delle prospettive e delle opportunità, oggi saremmo un Paese molto più malato di quello che siamo.

La vicenda dell’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica) è la fotografia della politica sempre sull’urgenza, con i modi dell’impiegato della cassa che deve far quadrare i conti prima di chiudere e partire per il mare. E’ la memoria corta applicata all’amministrazione parolaia, indecente, comica nella sua tragicità che si contraddice riuscendo a non dare nemmeno una piega.

I fatti: L’INAF nasce di fatto nel 2001 dalla fusione in Istituto Nazionale dei 12 Osservatori Astronomici professionali. Nel 2005 per volere dell’allora ministro Moratti nell’INAF confluiscono sette istituti (dal CNR) che si occupano di astronomia e astrofisica. E’ un passaggio importante: a INAF viene riconosciuto il ruolo “unificatore” di tutta l’astrofisica italiana. L’organico viene rimpolpato del 50% e inevitabilmente inizia un difficile processo di riassestamento. Oggi il Governo decide che l’INAF si è preso un po’ troppo sul serio e che merita di tornare allo stato di ente inutile o semi-utile, riconfluendo nel CNR. Avete capito bene, quello stesso CNR da cui era “defluito” cinque anni fa: un osceno entra-esci che non fa godere nessuno. Un travaso di sabbie con la logica di un bimbo annoiato sulla spiaggia.

Non ci stupisce, del resto, sapere per certo e toccare con mano l’ignoranza della classe dirigente di questo Paese. Come dice Margherita Hack “Fermare o bloccare la ricerca che avanza così rapidamente vuol dire riportare il paese a un secolo fa. Ma sono troppo ignoranti per rendersene conto. Oltretutto è un danno anche per l’economia: alla lunga stare indietro nella ricerca vuol dire ridursi a dipendere completamente da brevetti dall’estero e quindi ammazzare l’economia. Quindi che vantaggio hanno? È un progetto masochista anche per loro: la responsabilità di riportare l’Italia indietro di un secolo ricade su di loro.”

Ecco una lettera di un ricercatore dell’Ente:

Sono un ricercatore dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), uno di quegli scienziati che in questi giorni vede il futuro dell’Istituto per il quale lavora sull’ottovolante delle rivelazioni e controrivelazioni di questa finanziaria mediatica, per la quale non possiamo permetterci di spendere 1000 euro per un disabile ma possiamo spendere 1.4 miliardi di euro all’anno per rendere disabili un po’ di afgani. La notizia di oggi e’ che l’Istituto per cui lavoro sara’ accorpato nel CNR: http://oggiscienza.wordpress.com/2010/05/27/ecco-la-lista-nera-provvisoria/#comment-1502 Dopo essere entrato e uscito (come altri istituti scientifici, ma non la “CONI Servizi SpA” o la “DIFESA Servizi SpA”) da questa infame lista di proscrizione, oggi sembra piu’ di la’ che di qua.

L’INAF e’ stato riformato 3 volte negli ultimi 5 anni. Il ministro ha appena nominato 5 saggi perche’ scrivano lo statuto dell’istituto di bel nuovo riformato. Ora mentre i saggi di un ministero scrivono lo statuto gli insani di un altro ministero sopprimono l’intero istituto con un meraviglioso esempio di burocratica inefficienza e spreco del pubblico denaro. L’INAF nonostante la continua chirurgia istituzionale delle riforme “a costo zero” (nei sogni della Moratti!) e del continuo definanziamento della ricerca e’ stato valutato eccellente per produttivita’ e qualita’ della produzione da organismi internazionali, visiting commitee stranieri e chi piu’ ne ha piu’ ne metta (si veda , ad esempio: http://193.206.241.5/ufficio-stampa/comunicati-stampa-del-2006/l2019astrofisica-italiana-sta-benissimo-lo-dice-il-civr/). Ma chi se ne importa? Chi se ne frega se l’accorpamento del CNR fara’ risparmiare (forse) 2 lire inutili e peggiorera’ il lavoro di tutti, falcidiera’ i precari devastando le loro vite e soffocando progetti internazionali? Siamo nel paese del tutto va ben e noi siamo i giocattoli per lo spettacolo magnifico in cui noi perdiamo tutto e loro ridacchiano contenti, nell’incubo della ragione di questa Italia ormai disperata e perduta.

Michele Bellazzini