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Stipendi d’oro, promesse bipartisan

Riporto qui l’articolo di oggi di Repubblica. Tanto per chiarire il modo d’intendere e di essere fedeli alla linea. Buona lettura.

Al Pirellone dicono che stavolta si fa sul serio, con buona pace della serie interminabile di annunci disattesi sul contenimento dei costi della politica. Si comincia a settembre, (ri)promettono maggioranza e opposizione, a discutere in consiglio regionale su come dare una sforbiciata alle generose prebende di cui godono gli ottanta eletti. Il Pd ha già depositato un progetto di legge regionale e chiede che venga subito calendarizzato, a partire da settembre, per la discussione in aula. Il presidente dell’assemblea, il leghista Davide Boni, dice che si può fare, «a patto che tutti i capigruppo siano d’accordo». Da destra e da sinistra è un coro, il momento buono sembra arrivato. E anche il Pdl, con il capogruppo Paolo Valentini, annuncia la presentazione di una propria proposta.

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Nel merito, però, le cose non sembrano così semplici. Perché sulla riduzione delle indennità, che oggi si aggirano tra i dieci e i 12mila euro mensili, si confrontano due scuole di pensiero. Per il Pd i tagli agli stipendi (un ulteriore dieci per cento, dopo la riduzione di circa 500 euro che si applica automaticamente perché così hanno deciso i parlamentari, ai cui stipendi sono agganciati quelli dei consiglieri regionali), si possono fare subito. Pdl e Lega, invece, sostengono che una busta paga più magra potrà arrivare solo dalla prossima legislatura, in virtù di quei «diritti acquisiti» che farebbero scattare una valanga di ricorsi.

La proposta del Pd, primo firmatario Maurizio Martina, prevede un altro taglio, immediato, di circa mille euro sul mensile, con un risparmio annuale calcolato in cinque milioni. E (ma dalla prossima legislatura) l’abolizione del vitalizio, vale a dire della pensione che oggi ciascun consigliere riceve anche dopo solo cinque anni di attività; in cambio — e su questo anche la maggioranza è d’accordo — si passerebbe al sistema contributivo: ognuno riceve in rapporto a quel che ha versato, magari a enti previdenziali privati. Novità anche sul fronte del trattamento di fine mandato: adesso la “liquidazione” è pari a un’annualità per ogni legislatura, che dovrebbe ridursi a una mensilità per ogni anno passato in Consiglio, e per un massimo di dieci mensilità. Ma c’è chi vuole bruciare i tempi. Giulio Cavalli, di Sel, ha scritto all’ufficio di presidenza una lettera in cui annuncia di rinunciare — da subito — al vitalizio: «Cominciamo da qui, ma in ogni caso ho fiducia che da settembre le cose cambieranno, altrimenti con l’aria che tira qualcuno ci rimetterà il posto e la carriera politica».

Sull’abolizione del vitalizio e la riduzione della “pensione”, disco verde dal Pdl, anche se il capogruppo Valentini avverte: «Per ridurre i costi della politica bisogna mettere mano pure al meccanismo della costituzione di gruppi consiliari: ce ne sono alcuni che costano più di altri». È un aspetto su cui insiste anche il leghista Boni: l’obiettivo è innalzare la soglia per costituire un gruppo. Per il presidente del consiglio regionale si potrebbe stabilire un minimo di cinque consiglieri.

Ma le sforbiciate dovranno riguardare anche la giunta. Roberto Formigoni dice che è arrivato il momento di dare un segnale di sobrietà. Ma se la prende con Repubblica, che ha dato conto degli stipendi d’oro e soprattutto dei metodi di “reclutamento” dei dirigenti del Pirellone. «La Lombardia — tuona il governatore — è la Regione italiana che costa meno ai cittadini: il costo di funzionamento, compreso il personale, è inferiore a 29 euro l’anno pro capite, contro una media nazionale di 56». Il tutto «grazie anche all’ottimo lavoro di dirigenti regionali che spesso il privato ci invidia e ci contende».

http://milano.repubblica.it/cronaca/2011/07/08/news/stipendi_d_oro_promesse_bipartisan_pdl_e_lega_ma_si_comincia_nel_2015-18821261/