
Davanti a circa 200 persone, in prima fila sindaco e giunta al completo, Giulio Cavalli inizia il suo monologo fatto di storie che prendono a schiaffi la ‘ndrangheta, la deridono e lui deride gli uomini che ne fanno parte, il loro atteggiarsi, le loro manie di grandezza, la loro mancanza di cultura. Lo spettacolo parte da Gela (il piano per uccidere l’ex-sindaco Crocetta) e sale fino a Milano (la ‘ndrangheta a 100 passi dal Duomo), poi punta sul Varesotto (con le intercettazioni delle conversazioni tra Nicodemo Filippelli e Fabio Zocchi), poi tocca Desio, Torino (con l’assassinio del magistrato Bruno Caccia) e, infine la lettura di un testo di Giuseppe Fava, scrittore e drammaturgo catanese ucciso nel 1984 dalla mafia per il suo grande impegno sociale e civile contro le organizzazioni criminali che stavano insanguinando la Sicilia: “Ora siete tutti collusi – ha detto in chiusura Cavalli guardando il pubblico – siete collusi con la dignità. Non potrete dire io non sapevo”.
Uno spettacolo che ha fatto nomi e cognomi dei veri infami; quelli che, come ha ricordato Brugnone all’inizio, “hanno fatto mangiare le cambiali a Fabio Lonati”, quelli che spadroneggiavano nei bar di Lonate bevendo e mangiando gratis, quelli che coprivano la fuga di latitanti come Silvio Farao, quelli che picchiavano a sangue chiunque non pagasse quanto dovuto per tempo, quelli che incendiavano auto e cantieri di chi non faceva quello che loro chiedevano. Questi sono gli infami dei quali Lonate Pozzolo vorrebbe liberarsi una volta per sempre anche grazie al lavoro del gruppo della legalità sorto in seno al consiglio comunale e che ha dato a Massimo Brugnone e ai ragazzi di Ammazzateci Tutti le chiavi per aprire il portone del silenzio e irrompere, molto probabilmente, con una sede. L’assessore alla cultura Simontacchi l’ha promessa e a breve potrebbe rendersi disponibile un locale che possa diventare presidio di legalità. Infine il sindaco Piergiulio Gelosa è salito sul palco per stringere la mano all’attore e consegnare il libro su Lonate Pozzolo.
Tra il pubblico, ieri sera, c’erano anche molti calabresi (qui sono quasi tutti di Cirò Marina) onesti che hanno voluto essere presenti per testimoniare la loro appartenenza a questo luogo e il loro contributo alla crescita economica e civile di Lonate. Il resto è solo chiacchericcio di chi ha perso tutto e si trova davanti il muro della legalità, alto e costruito con un buon materiale: i giovani che hanno saputo alzare la testa di fronte all’ingiustizia.