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12 agosto 1944: Sant’Anna di Stazzema nel ricordo di Lina

[Testimonianze]

Lina Antonucci
Scampata a 9 anni

Io a Sant’Anna, quel giorno del ’44, ho perso la mia nonna, che l’avevo a braccetto, scappò, e gli tirarono una revolverata, ed io rimasi nel fondo, sotto i morti. Non mi ricordo altro.

M’han preso l’ero al letto i tedeschi. Mi trovavo dalla nonna, all’Argentiera di sotto.
Mi presero, l’ero a letto, e ci misero per fila, e ci portarono in un posto detto la Vaccareccia.

Buttaron via le mucche da un fondo e ci misero noi. Noi mi ricordo quanti eravamo, c’era anche la mia nonna. Io ero per mano con la mia nonna e mi ritrovai in cima a questo fondo, invece che alla porta, mi ritrovai in fondo alla mangiatoia, la mi nonna era scappata, e l’ammazzarono lì fori, che me l’ha detto il mio zio. Mio zio era scappato il mattino presto, perché, avevan detto, gli omini li prendano, e le bambine e le donne un gli fanno niente, io l’ero a letto.

E poi ci misero i bengala, non so che, e saltò tutto e mi vennero i morti addosso. Io son ferita alle gambe, ma il corpo no.
E dopo c’era questi ragazzi, Mauro, Milena Bernabò e Enio. Mi salvarono, perché c’era la mangiatoia della mucca, mi fecero salire e si andò sopra.

Io ero sotto i morti, mi riprese Mauro, mi ritirò per i capelli, vedeva che non mi muovevo, ci prese Mauro e ci disse “bisogna andare su nel bosco”, perché c’erano i tedeschi.
Mi sentii chiamare e l’era una che era scappata nel mentre il tedesco sulla porta mitragliava.

Le’ andò dentro a un forno, siccome io c’ho la voce molto forte, mi riconobbe e mi disse “Lina, Lina, vieni qui, vieni qui”. Era dentro al forno e andetti anch’io, mentre quegli altri andarono dentro al bosco. Noi si stiete lì fino alla sei del pomeriggio, poi vennero delle genti che erano scappate al mattino, degli omini, e noi si sentì le voci nostre, si sortì fori da questo forno e ci portarono via, ad una casa che non era bruciata e lì si fecero dei polli che c’erano lì fuori e si mangiò un po’ di questa roba qui. E poi il mi babbo mi venne a riprendere e mi portò a casa, tutta in queste condizioni.
L’era di Agosto. C’era un caldo si crepava.

Son stata tanto che non camminavo, perché la pallottola mi aveva passato, mi stirarono bene la gamba con dei cenci sbrindellati…..e sono qui.

Tutti questi delle SS mi fanno impressione se li vedo io nelle fotografie, quando si vedono alla televisione, un posso io….non posso vedere la roba, dove ci sono questi SS, mi fa impressione.

Da sputargli nel viso…no, io non perdono. Non me ne sento di parlare. Son troppo emozionata.

A rivedere questi posti, che non sono rivenuta più, sono proprio giù giù giù, sto male.
Tutto un batticuore, sto male.

Poi non mi ricordo più di niente, perché ho avuto il marito malato, la morte, non mi ricordo più di niente.

Il perdono…. ora hanno tutti quegli anni, ma per fanne che. Avevano da fare prima questa roba, mia ora. Hanno novant’anni, ottant’anni.

Chi ha fatto del male deve pagare, ma mia a novant’anni. Che vole che gli facciano a quell’età lì, sicchè perdonarli, ma io un sarei. Perché no. Le su famiglie sappiano almeno il che hanno fatto loro.

Figlioli piccini, in fasce, ma che siamo pazzi.

Fonte: I bambini ricordano – Oliviero toscani – Ed. Feltrinelli
http://www.santannadistazzema.org/sezioni/LA%20MEMORIA/pagine.asp?idn=1039