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La (brutta) favola di Re B. e la manovra

Il pifferaio magico ha convocato i suoi topi, gli ha ordinato di firmare il saccheggio e poi di scendere in strada chiamandolo ‘responsabilità’.

Senza nessuna analisi, senza fingere postura da economista dell’ultima ora:

Hanno detto per anni che tutto andava bene e che la crisi era solo nella testa della sinistra disfattista e sulla bocca dei parassiti pidocchiosi che infestano la scuola, gli uffici pubblici e che pensano solo a scioperare. Li hanno applauditi.

Poi ci hanno detto che la crisi c’era (e che in fondo lo sapevano ma non volevano creare allarme) e che non è mica una cosa italiana ma che tutta l’europa (anzi, l’universo mondo) andava a picco e intanto indicavano la Grecia che stava a galla come un tonno rinsecchito che nuota senza pinne. E tutti hanno detto – hai visto, poveretta la Grecia, noi stiamo in piedi grazie al nostro Presidente.

Hanno scritto la prima manovra per risanare il Paese (ci dicevano). Bene.

Male, anzi, ci siamo sbagliati. Hanno scritto la seconda. Anzi, l’hanno scritta mentre l’Europa li teneva per un orecchio come la maestra con l’alunno che scrive cento volte ‘responsabilità’. Bene, questa volta ci siamo.

Anzi no, hanno riscritto la seconda, qualche aggiustamento, ci vuole responsabilità – diceva – e tutti uniti (dopo averlo scritto cento volte aveva imparato a pronunciarla oltre che scriverla). Qualcuno ha iniziato ad avere comunque qualche dubbio ma comunque, ci dicevano, non toccheremo le pensioni. L’importante è che chi ha di più paghi di più e poi via le provincie piccole (tranne le nostre) e i comuni, anzi no, il federalismo le salveremo, viva l’identità locale, non può essere mica un costo, e sono usciti con una macelleria sociale (ter) che tocca le pensioni, cancella il contributo di solidarietà (cioè chi guadagna di più semplicemente guadagna di più), e cancella le province forse sì, forse no, non si sa quando, ma serve un’unità d’intenti e responsabilità (rieccola) dell’opposizione. E forse hanno sbagliato anche i conti. In compenso non si sono aumentati nemmeno il prezzo dell’insalata alla mensa del reame.

Il re è uscito sul balcone e ha urlato ‘manovra più equa’.

Qualcuno disse – beh, almeno non ci hanno tassato il pane, gli è bastato il 1 maggio e il 25 aprile.

Crescita, equità e giustizia sociale: il 6 settembre in piazza  per andare a riprendercele.