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Il dito medio di Formigoni

Formigoni alza il dito medio ai contestatori che aspettano le dimissioni di Berlusconi e sfreccia via veloce. Il presunto statista di CL che aspira da una vita ad essere consistente si sbriciola davanti ai giornalisti e alle urla della gente. È la psicologia dell’uomo che si mostra alle inaugurazioni e ai suoi convegni ed è incapace di sostenere le proprie tesi di fronte alle critiche. I suoi comunicati stampa e le sue dichiarazioni degli ultimi mesi sono la fotografia del nulla sotto vuoto che vorrebbe fare il presidentissimo: parla di eccellenza lombarda, prova a posizionersi all’interno del proprio partito, chiede le primarie a chi gli ha rifilato l’igienista mentale fingendo di sapere cos’è la democrazia e poi ogni tanto tira un colpo al cerchio dando lezioni di sobrietà (lui, che si sposta in elicottero per essere puntuale e come un paperinik qualunque firma di nascosto la diaria senza essere in aula).
Eppure quel dito medio ci dice che il Formigoni celeste ha capito bene che ormai in troppi hanno affinato il fiuto per riconoscere i servi, le puttane e gli amici di troppi amici. E la maggioranza in aula di Regione Lombardia il presidente non ce l’ha più, e tanto meno l’aurea da autorevole amministratore che si è infilata in quel dito. Roberto Formigoni è l’eccellenza dell’epoca in cui per eccellere basta essere nulli: quella che premia parroci travestisti da sindaci (anche nel centrocentrosinistra più democratico) con il coraggio di un don Abbondio e con la politica che si fa più alle colazioni che dentro le aule.
Ora questo Consiglio Regionale non ha più senso di essere. E deve andare a casa. Perché anche qui ci sono i cuor di leone bipartisan che si arroccano per l’ultimo vitalizio e i quattro anni da nababbi ma il re lombardo è nudo. E (almeno in Lombardia) non ci vengano ad annoiare con la comoda bugia della responsabilità.

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