Perché è stata una piazza piena di contenuti, che parlava di lavoro, di democrazia e di reddito, una piazza che non ha avuto tempo di scassare vetrine perché troppo impegnata nel rifondare la politica. Perché le “cariche” di cui parla Repubblica, nulla c’entrano con la Fiom e con il corteo, e interessano, semmai, il Movimento di lotta per la casa e via della mercede, ben lontani dal percorso della manifestazione. Perché, in sostanza, quella foto mistifica la realtà. E fa comodo solo a chi su quella piazza ha detto di tutto e di più pur di trovare il pretesto per non aderire. Non ci sono stati violenti NoTav, non ci sono stati pericolosi metalmeccanici lanciatori di bulloni, né studenti sovversivi e nullafacenti. C’erano i metalmeccanici, c’erano i NoTav, c’erano gli studenti. Ma di sovversivo, pericoloso e violento c’erano solo le loro proposte. Piano di investimenti, rappresentanza sindacale e reddito di cittadinanza. Ha ragione Luca Sappino: la foto scelta da Repubblica e la home page del Corriere della Sera sul corteo di oggi della FIOM è un brutto esempio di giornalismo che con le immagini si diverte a toccare i fili della pancia. Con quei meccanismi sottili che il TG4 o il TG1 hanno usato per deformare un ventennio. Sulla vicenda TAV ormai è un giochetto che dura da mesi ma la similitudine ‘FIOM-NO TAV-violenza’ si sperava fosse solo una sfortunata uscita di Bersani e foraggio per la spazzatura di certa stampa filoberlusconiana.
Chi di voi vorrà fare il giornalista, si ricordi di scegliere il proprio padrone: il lettore. (Indro Montanelli)
Voglio offrire anch'io la mia riflessione sulla questione TAV: Una storia già vista
Quest'opera si deve fare.
Perché? Perché di si! Perché si è deciso così venti anni fa.
Ogni volta che sono state avanzate delle critiche, si è risposto che l'opera si deve fare per il progresso, per i giovani, per il lavoro, per restare collegati al resto dell'Europa.
Tutte affermazioni non dimostrate e quasi sempre smentite dalla realtà dei fatti.
Hanno parlato gli esperti… e chi sono i valligiani e i giovani che li sostengono, per mettere in dubbio la parola degli esperti?
Il mondo è cambiato completamente; le previsioni si sono rivelate completamente sbagliate.
Non importa: l'opera si deve fare perché si deve fare. Punto. Chi non è d'accordo forse è un simpatizzante o un fiancheggiatore dei terroristi.
È una storia già vista.
2400 anni fa Sofocle racconta la storia di Antigone. Poche battute:
“… tu vuoi l’impossibile”, dice Ismene alla coraggiosa Antigone determinata a seppellire con pietà il fratello morto.
“Tu sei il re… se tu ritieni opportuno agire così, tu hai il potere di emanare qualunque legge che riguardi i vivi o i morti… “, dice il coro degli anziani al sacrilego Creonte, invece di invitarlo ad agire con saggezza.
“È veramente terribile quando il giudizio del giudice è un pregiudizio”, commenta silenziosamente la povera guardia il cui unica possibilità è quella di obbedire.
“Non c'è male peggiore dell'anarchia. È l’anarchia che manda in rovina le città. Bisogna ubbidire a quello che le autorità comandano e non… lasciarsi guidare da una donna!”, urla Creonte furioso.
“Quello che tu hai imposto con la forza non è lecito, né a te né a nessuno. Tra poco nella tua casa si sentiranno pianti e lamenti”, ammonisce Tiresia… ma gli ordini scellerati di Creonte vengono eseguiti, e come succede sempre in questi casi, innescano lutti e tragedia.
“Molte sono le cose tremende… ma la più tremenda di tutte è l'uomo!”, commentano ora gli anziani.
Creonte è distrutto dal terrore e dalla disperazione; si sente sprofondare nel male che lui stesso ha causato; arriva addirittura a chiedere che qualcuno lo liberi da quella disperazione uccidendolo.
Siamo alle riflessioni finali: “… il più grande tra tutti i mali che possono capitare agli uomini… è il non voler ragionare… Creonte, dovevi sapere che il primo fondamento della felicità è la ragione… insieme al rispetto degli dei e della religione… i discorsi degli arroganti, pieni di superbia, vengono ripagati dai duri colpi del destino… e insegnano ad essere ragionevoli”.
Qualcuno potrà commentare che queste sono storie antiche. Non è vero.
Quindici anni fa, Marco Paolini, rievocava la storia della diga del Vajont. Una tragedia greca… ma successa solo cinquant'anni fa.
La diga del Vajont: un’opera che si doveva fare.
Perché? Perché di si! Perché i politici e i tecnici avevano deciso così anni prima, e ogni volta che erano state avanzate delle critiche si era risposto che l'opera si doveva fare per il progresso, per i giovani, per il lavoro, per l’energia. E la gente della valle che vi si opponeva civilmente, con i pochi mezzi messi a disposizione dalla “democrazia” e dalla legge, fu schiacciata dal potere.
Erano solo contadini ignoranti che volevano fermare il progresso.
La diga doveva andare avanti, contro i contadini, contro la natura, contro ogni evidenza, contro ogni opposizione… il potere aveva il consenso dei tecnici consenzienti. Gli altri non contavano!
Sappiamo com'è andata a finire.
Quante umiliazioni dovremo subire, quanti insulti dovremo sopportare, quanto dovremo pagare, quanti morti dovremo piangere prima che tecnici, politici e arbitri finalmente capiscano e si plachino!
Andassero un po' di più a teatro, questi signori, invece di continuare a tagliare i fondi per la cultura, invece di contemplare compiaciuti sempre e solo il proprio ombelico televisivo… andassero un po’ di più a teatro, e forse potrebbero capire qualcosa e prendere decisioni meno folli.
Io ho seguito la diretta su internet: la piazza, gremita, era pacificamente all'ascolto degli oratori e, se qualcosa di strano c'era nell'aria, dipendeva dal fatto che nel 2012 dover scendere in piazza a difendere le conquiste democratiche sembra sconcertante e inverosimile. Ma il Pd, tutto proteso ad acchiappare il voto dei moderati (?) di destra, non riesce a capire che la politica non si può fare rimettendo indietro le lancette della storia? Sembra di vivere alla fine del XIX secolo, grazie anche alla classe dirigente del partito democratico!