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Polli da libreria

Esempi: «Lingua perfetta. Efficacia stilistica totale. Un vero capolavoro» (si tratta della fascetta del libro di Lorenza Ghinelli, La colpa, appena uscito per Newton Compton) dove il fantozziano «Efficacia stilistica totale» l’ha scritto Valerio Evangelisti nella prefazione al precedente romanzo della Ghinelli, l’altrettanto totale Il divoratore. I capolavori sono ubiqui. Il thriller Alex di Pierre Lemaitre (Mondadori) fa addirittura venire il capogiro; ostenta una fascetta rossa dove è scolpito: «Avrete la stessa sorpresa di quegli uomini che scoprirono che non era il sole a girare intorno alla terra, ma il contrario». A Niccolò Ammaniti, autore di queste parole, monterei uno zabaione con l’ovo copernicano che mi verrebbe voglia di fare se solo fossi un po’ gallina ma, limitandomi al galletto, devo confessare che il Darwin che spinge nelle mie zampette mi fa perdere la testa soprattutto per alcuni libri-alfa. Si tratta di quei libri che si ergono, grazie alle loro fascette, nel puro dominio della volontà di potenza. «Nessuno credeva in lei, ma da sola ha convinto 2.000.000 di lettori» (Amanda Hocking, Switched. Il segreto del regno perduto, Fazi editore). Oppure: «Un autore da 6 milioni di copie in Italia» (Luis Sepúlveda, Ultime notizie dal Sud, Guanda). La quantità riproduttiva ha maggiore efficacia della qualità, nell’umile mondo dei pennuti da cortile dove tutto sommato un pollo vale un altro. Edoardo Camurri scrive una bella riflessioni su blurp, fascette e quarte di copertina. Ed è una riflessione che riguarda le librerie ma in fondo tocca il cuore della politica degli ultimi vent’anni: la fascetta di Berlusconi vincente con le foto dei figli sulla rassicurante scrivania del suo studio ha premiato le letture veloci che non hanno bisogno di troppe interpretazioni. E noi, dalla nostra parte, ci teniamo la quarta di copertina di oggi: la manifestazione FIOM con quelle brutte assenze che inseguono rassicurazioni che non solo non rassicurano ma non riescono ad essere comprensibili ai più. E così finisce che si rimane sullo scaffale e ci si ingiallisce con il tempo retrocedendo nei cesti dell’invenduto in offerta. Perché la comunicazione e le azioni (anche quelle etiche) sono importanti se funzionano e la vera comunicazione ha luogo soltanto fra persone di uguali sentimenti, di uguale pensiero. Lo diceva Friedrich Leopold von Hardenberg 200 anni fa.