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Il dovere della differenza

da La Sentinella News

“Personalmente definirei il reato di associazione mafiosa un reato di egoismo”. Esordisce così Giulio Cavalli(attore, drammaturgo e consigliere regionale per SeL in Lombardia, che da anni vive sotto scorta poiché la “fauna” mafiosa del nostro paese trova scomodi i testi di molti dei suoi spettacoli). Lo incontriamo a margine di un appuntamento con il sindaco di Cormano Roberto Cornelli, per parlare in una serata organizzata da  SEL, associazione Polis e associazione Democratici per Milano (all’interno del ciclo di incontri dal titolo “13 occasioni di fare politica”,ndr).

Si parla di Mafie al Nord, e proprio in Lombardia. Secondo Cavalli, il fenomeno mafioso viene letto sempre di più attraverso grafici e dati, diventando così un “problema per tecnici” e allontanandosi dal vissuto quotidiano della gente. “Un reato di egoismo – si spiega Giulio – è quando due o più persone si mettono insieme per accrescere il proprio bene a scapito di altri, questo reato si combatte con l’arma della solidarietà. La società attuale sembra essersi assopita, mentre davanti ai soprusi quotidiani dovrebbe rivendicare il proprio diritto allo sdegno è sempre più indifferente. Anche l’indifferenza è un reato, è incostituzionale”.

Infatti secondo l’articolo 4 della costituzione il cittadino ha il dovere di concorrere al progresso della società, prestando verso questa un costante interesse. Le progressive privatizzazioni attuate dalla giunta Formigoni in Lombardia fanno parte, secondo Cavalli, di quel reato di egoismo poichè Comunione e Liberazione “non fa altro che darsi una mano per accrescere il proprio bene a scapito di quello altrui” e inoltre, privatizzando, si elude il controllo delle regole da parte dello Stato.

Uno dei grandi problemi dell’associazione di stampo mafioso sembra quello di avere troppi soldi, così tanti che non si sa più dove nasconderli. Questo  a suo dire spiegherebbe ad esempio come mai in Lombardia vengano costruiti sempre nuovi ipermercati “mentre non ci sono abbastanza clienti da giustificarne l’apertura” prosegue Giulio. E anche i Bar, quelli storici, che vengono ricomprati e riammodernati senza la necessità di avere clienti, puzzerebbero allora di marcio. Così la mafia, quella pulita fino a prova contraria, quella dei “colletti bianchi”, della “terza generazione”, è sempre più vicina a noi.

Come si può contrastare questa feroce avanzata? Stando all’erta, soprattutto per quanto riguarda il mondo dell’edilizia. “E’ stato volontariamente creato un vuoto di interesse intorno al Piano di Governo del Territorio (PGT) – avverte Cavalli -. Questo importante strumento politico ha la facoltà di poter cambiare la destinazione d’uso dei terreni cittadini da commerciale (cioè area in cui si possono costruire strutture che arricchiscono i proprietari, ad esempio palazzi) a verde agricolo o aree in cui si ospitano attrezzature pubbliche (piscine, centri sportivi)”.

“Il volume degli affari della Mafia Italiana è di circa 130 miliardi di euro, con un utile di 70 miliardi – interviene Roberto Cornelli-. Il capitale mafioso viene principalmente investito poi nel traffico di droga e di armi e nelle cosiddette ecomafie (traffico di rifiuti, abusivismo edilizio,ndr). Il denaro viene riciclato con i paradisi fiscali, aumentati di numero da 25 a72, fino al duemilasette.

Cosa possono allora le amministrazioni comunali di fronte a questa situazione? Cornelli dichiara che lui stesso, con le nuove leggi sul Patto di Stabilità, si trova “ nell’impossibilità di fare il sindaco, con le possibilità di scelta sempre più vincolate e le decisioni prese dal comune in fatto di urbanistica sorpassabili da altre normative. I comuni, in ristrettezze economiche, sono spesso costretti a vendere a privati il patrimonio pubblico (per esempio Farmacie), diventando così sempre più deboli”.

In conclusione ci si rivolge ai giovani: Cavalli lancia una bella sfida ai ragazzi della città portando l’esempio di una scuola superiore in cui gli studenti, che necessitavano di un laboratorio ( e chiedendolo con insistenza al preside e al prefetto), hanno ottenuto uno stabile confiscato alla Mafia. Questa è la lotta alla criminalità organizzata che si può portare avanti quotidianamente e che nei suoi risultati concreti vede la Mafia retrocedere di un piccolo passo dalla scuola, dalle piazze, dai posti di lavoro. Un altro consiglio importante lasciato ai cittadini di Cinisello? La testimonianza ultima di Rita Atria, testimone di giustizia suicida a soli diciotto anni, dopo aver denunciato il padre e il fratello: “Per poter sconfiggere la mafia intorno a noi bisogna prima sconfiggere quella che è dentro di te. La mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarci”.

di Noemi Tediosi