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Sit in al Pirellone: l’assemblea condominiale dei lombardi

Mentre dentro tutto tracima e si sbriciola fuori dal Pirellone il mondo sembra tranquillo. Anzi, tutti si sforzano di avere l’espressione rilassata come insegna Formigoni: ci dicono che non è successo poi nulla di così grave, che stiamo parlando di indagini e che bisogna essere garantisti e che è solo strumentalizzazione politica. Eppure il numero impressionante di indagati (oltre agli arresti, oltre ai rinviati a giudizio e a tutte le inopportunità di questi tempi) è riuscito ad accendere uno sdegno che non si potrà lasciare a lungo fuori dall’Aula. E non è questione di partito, il modello Formigoni ha dimostrato tutte le sue lacune morali, amministrative e lobbystiche. Formigoni cade proprio sull’affidabilità della propria cintura di sicurezza rimpolpata di continuo tra fedelissimi servitori che hanno tradito i cittadini oltre che il capo.

E allora ha ragione Pippo Civati quando dice che forse sarebbe ora di pubblicizzare questa Lombardia sempre più privatistica e privatizzata. Portare il Consiglio Regionale e i suoi membri (quelli che hanno il gusto e la dignità di metterci la faccia, almeno) sotto il Pirellone per “mettere in piazza” le idee, le crisi, il nuovo che sotto questa coltre noi ci ostiniamo a volere costruire. Una riunione condominiale (con e seggiole al seguito, mi raccomando) nel cortile del nostro condominio, con la franchezza e lo sdegno delle assemblee cruciali. L’avevo già scritto e oggi vale più che mai: il Consiglio Regionale della Lombardia ha poco meno di due anni ed è in pieno disfacimento morale, etico e rappresentativo. Dopo due anni si ritrova già una credibilità logorata e sconfitta. Formigoni dimostra di avere frequentazioni, amici, assessori, ex assessori e compagni di partito scelti con una chirurgica precisione negativa, il centrosinistra ha il portabandiera della scorsa battaglia elettorale (Filippo Penati) che ha dimostrato predisposizioni “sistemistiche” che non hanno certo avuto il sapore dell’alternativa e che sono finite nello stesso rivolo giudiziario e di inopportunità politiche.

Ci si vede sabato (gli aggiornamenti e le modalità le stiamo definendo in queste ore) per occuparsi di una Lombardia che dovrebbe occuparsi di noi e troppo spesso è stata più latitante di alcuni suoi membri dell’Ufficio di Presidenza. Ci sediamo per ripartire e perché non ci accontentiamo di scrivere la prossima mozione di sfiducia che si spegne in un Consiglio Regionale scollegato dalla Lombardia reale e troppo intento all’autodifesa. Ci ritroviamo perché l’opportunità è un valore da esercitare in piazza. Ci siamo mica per urlare contro Formigoni e la sua Giunta ma perché abbiamo qualcosa da dire ed è arrivato il tempo di prenderci la responsabilità di raccontarlo.

E poi in fondo ci troviamo perché in queste ore ci stanno dicendo che bisognava consultare prima le segreterie, le dirigenze; ci dicono che vorrebbe essere la presentazione di un nuovo ticket elettorale di questo o quel nome e invece a noi interessa un progetto. E quello, spiace per gli strateghi, noi ce l’abbiamo chiaro in testa.