Nel panico sempre più vicino, invece, il differenziale tra i titoli di Stato francesi e quelli tedeschi continua a scendere. Da quando c’è un socialista all’Eliseo il calo non si arresta: ora lo spread è a 85 punti base in discesa continua dal 15 maggio – qua il grafico – giorno in cui il nuovo presidente si è insediato.
Eppure Hollande parla apertamente di politiche espansive: ha promesso un piano per l’assunzione massiccia di nuovi insegnanti, ha proposto una supertassa sul reddito (75 per cento) per i ricchi, vuole fara la patrimonale e ha addirittura detto che lo Stato potrebbe assumere gli operai licenziati da Peugeot.
Vista da Parigi, dunque, la risposta alla crisi non è solo quella dei tagli. “I mercati non impongono per forza il ‘pensiero unico’ dell’austerity anti-sociale – scrive Rampini -. La lezione è che i mercati premiano la stabilità delle prospettive politiche a medio-lungo termine (…) e i “saldi” della finanza: se il risanamento si fa a spese dei ricchi come a Parigi, va benissimo“.
Semplice vero? Eppure qualcuno lo ha spiegato al governo Monti? Qualcuno l’ha detto agli omologhi dei socialisti in salsa italiana?
Lo scrive Federico Mello per Pubblico. Ecco il punto della coalizione: chi è disposto a costruire queste politiche. Senza troppi casini (maiuscolo o minuscolo, fate voi). E senza fare gli Hollande con con i partiti degli altri.