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Quando sotto l’ILVA che non c’era l’acqua faceva il rumore dei tamburi

Dicono: come avete fatto a costruire un quartiere sotto la fabbrica? Ma Tamburi era lì già da prima. E sapete perché si chiama così? Perché era il quartiere dove arrivavano le acque dell’acquedotto del Triglio e irrompevano chiare e cristalline nelle strade, facendo il rumore dei tamburi. Ditelo, ditelo a chi non ha studiato”.

Ancora applausi, a piene mani, in una piazza che per molti giorni è stata descritta come popolata da fanatici ultras di periferia e invece è gremita di distinte signore con i giornali sotto il braccio, volontarie di Legambiente col cappellino giallo e verde, anziani in bicicletta, ragazzi dei movimenti con i dreadlocks e le telecamere digitali e molte, moltissime, mamme con i bambini. “Vedi, mamma, quanta gente? Però dovevamo essere di più”, spiega una di loro al figlio di dieci anni, mentre gli passa una bottiglietta di acqua ghiacciata, perché il sole è di fuoco e i più piccoli vorrebbero scappare a tuffarsi in acqua dagli scogli di San Vito.

Ma i bambini sono il simbolo che la piazza si tiene stretto. Perché è il loro futuro che qui è in discussione, ripetono dal palco le ragazze del Comitato, mostrando i disegni dei bambini di oncologia pediatrica dell’ospedale Moscati. Tanti, troppi, ben al di sopra della media. “I casi più gravi andiamo a curarli al nord. A Roma o all’Istituto tumori di Milano. E quando arriviamo i medici ci dicono: ancora un altro bambino da Taranto? E voi perché non fate niente?”.

Nel frattempo a piazza Vittoria sono arrivati i ministri, Corrado Passera e Corrado Clini. Arroccati col presidente Vendola e uno stuolo di politici locali, da Raffaele Fitto a Nicola Latorre, in una prefettura che sembra un castello di mattoncini rossi sul mare e che si può guardare solo da lontano, perché le transenne sono dappertutto a sbarrare il passaggio.

La politica cerca soluzioni concrete, perché comunque la si voglia mettere, anche al netto della feroce crisi economica che lo stop alla produzione economica scatenerebbe (come dimostrano gli scioperi e i blocchi degli operai che sono continuati anche nelle ultime ore), l’Ilva non si spegne in un giorno. E come ripete Vendola da giorni: “Pensare di chiuderla significherebbe fare i conti con il più grande cimitero industriale d’Europa”. Oggetto di inquinamento anch’esso, insomma, di cui nessuno però si occuperebbe, è il sottotesto del presidente della Regione.

Ma quello che un’intera città contesta allo sbarco degli esponenti del governo Monti è l’ingerenza nei confronti della magistratura. Gli esponenti del Comitato scandiscono al microfono una lezione di diritto costituzionale: “Ci hanno insegnato che la separazione dei poteri è sacra. Allora rispettiamola. Il potere esecutivo e quello giudiziario non devono interferire. Lasciamo lavorare i magistrati”.

La cronaca della manifestazione a Taranto ieri. Sparita in televisione e recuperata su Pubblico.