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Web democracy e meetup: la politica nella rete

Al netto delle beghe interne tra Giovanni Favia, Casaleggio e Beppe Grillo (perché sarebbe bello ascoltare cosa pensano molti parlamentari dei propri leader) è interessante leggere l’uso della rete che il Movimento 5 Stelle ha lanciato come “mezzo” politico. Perché mentre in Europa il Partito Pirata ha costretto gli altri partiti ad alfabetizzarsi e professionalizzarsi qui il dibattito è “1.0” affidato a segreterie che credono ancora che “internet” sia poco di più che incollare i propri comunicati stampa sugli status di fb.

Francesco su Non Mi Fermo analizza (finalmente con un’analisi e senza livore) la piattaforma scelta da Beppe Grillo per sviluppare la democrazia sul web. E i limiti e le opportunità sono un suggerimento che vale per tutti perché forse internet non cambierà il mondo ma sicuramente sta già cambiando le competenze richieste nella comunicazione dei partiti Perché ogni tanto vedere le espressioni poco convinte mentre ne racconto le potenzialità mi provoca un certo sconforto e perché come scrive Francesco nel suo articolo per “dialettica”, si dovrebbe intendere un insieme di voci che giungono a un risultato medio che rappresenti il miglior compromesso tra le preposizioni iniziali e il risultato finale: il programma. Questo aspetto, più che la proprietà del simbolo, il marchio registrato e quant’altro, mi preoccupa. La poca consapevolezza periferica di quale sia la “stretegia di rete”, l’accettazione passiva di un sistema che non è stato progettato per organizzare un movimento politico nazionale. Mezzo inadeguato, insomma.