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Il senso dei politici (e di Gasparri) per la rete

Gasparri l’ho messo tra parentesi perché annoverarlo nella schiera dei politici mi farebbe passare la voglia di provare a crederci, alla politica ma la riflessione di Francesco su Non Mi Fermo pone un tema che viene sempre affrontato fumosamente (o furiosamente) dagli eletti che salgono sulla giostra dei social come se fosse un’auto blu parcheggiata in pieno entro per comprarsi il pane fresco.

Perché ha ragione Francesco quando scrive:

Perché qui non parliamo solo di Gasparri. Gasparri è il bulletto Polifemo che ha avuto la sfortuna di esagerare in un atteggiamento che però hanno quasi tutti i politici, un errore largamente diffuso: pensano che i Social Network siano come la televisione. Enunciano e quando si rivolgono a qualcuno, lo fanno dall’alto in basso. Oppure semplicemente non considerano, non rispondono.
Le cose, invece, stanno un po’ diversamente da come la pensano. Internet, come ho scritto in passato, è una bestia che ti si può rivolgere contro. Che ti risponde. Non è una platea nascosta dietro una regia televisiva. Attraverso Internet i politici potrebbero finalmente rendersi conto di quello che la gente dice quando da casa li guarda in TV.
Ripenso a mio nonno, che di fronte alle tribune politiche rispondeva incazzato a quei pagliacci in TV, e ai tempi mi chiedevo: chissà cosa penserebbero, se potessero sentirlo.
Ora i social network hanno dato a tutti la facoltà di rispondere, tutti sullo stesso piano. Le regole del gioco è che siamo tutti qui, io e te, noi e voi, con lo stesso diritto di pubblicazione. Questa è Internet, bellezza, e non puoi farci niente, quindi o stai al gioco, oppure te ne vai e lasci spazio a quei politici (soprattutto locali e regionali) che invece i social li usano correttamente, li usano non solo per enunciare, ma anche per interagire, per ascoltare.

Una volta mi chiesero se secondo me i politici dovrebbero avere gli account gestiti da uno staff o fare personalmente. Io risposi che  una regola non c’è, perché anche gli staff, se sono composti da persone che non hanno il “senso” della Rete, possono fare più danni che altro, aumentando quella distanza che certe macchiette della politica pensando di continuare asetticamente ad avere. L’ideale sarebbe una situazione mista, dove il politico sappia partecipare, coadiuvato da una o due persone (di più non ne servono, a nessun livello) in grado di dare presenza, garantire la diffusione e la raccolta di opinioni e anche di insulti, perché ci stanno anche quelli, se hai scelto di fare un certo tipo di vita.
Ma ogni giorno che passa, osservando con occhio da web-antropologo i comportamenti, a volte goffi, a volte sbracati, altre volte completamente insensati, dei nostri politici online, mi ritrovo a disperare sempre di più in un utilizzo corretto del mezzo. E non ci vogliono scienziati della comunicazione, esperti di social media marketing o altre cose esoteriche.
Basta il buon senso.
Internet è una piazza, con le persone tutte lì intorno, senza palchetti. Quello che non faresti in una piazza, non farlo neanche online.
Perché è vero che comunque dietro un monitor si sta belli riparati, ma è meglio non approfittarne, no?
Siamo tutti dei Nessuno.
I Polifemo, qui, si fanno male.

C’è una classe dirigente in questo Paese che sta toccando con mano la propria perdita di cittadinanza per scollegamento dalla realtà. Se succede anche con l’aiuto della rete (e noi possiamo accorgercene e giudicare), tanto meglio.