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“Credo che sia il caso di osare una Lombardia migliore”: intervista a Il Cittadino

L’ndrangheta sembra rincorrerlo. Primo attore italiano sotto scorta per gli attacchi delle cosche, ora consigliere regionale per Sel. Giulio Cavalli è pronto a candidarsi alle primarie di coalizione e a correre come governatore nella regione in cui, l’ultimo scandalo giudiziario, racconta proprio dell’incontro «osceno» tra mafia e politica, che spesso ha denunciato in libri e spettacoli. Una vicenda che ha portato all’arresto dell’assessore Domenico Zambetti, con l’accusa di voto di scambio e legami con l’ndrangheta. Il lodigiano fa sul serio per la corsa alle primarie e sta già preparando i comitati per la campagna elettorale.

Cavalli, cos’è successo in Lombardia negli ultimi mesi?

«Abbiamo assistito ad un lento sgretolamento del sultanato di Formigoni dove i servitori che non si sentivano pagati abbastanza hanno deciso di ribellarsi. Il vero problema di Formigoni è che si è sempre circondato di persone che erano brave ad essere inopportune e altrettanto brave a non farsi incastrare dagli avvisi garanzia. Qualcosa ora si è rotto, ma a vincere le primarie è stata solo la magistratura. Questa però è anche una sconfitta culturale per il centrosinistra».

Come vive questo risveglio delle coscienze sul tema delle infiltrazioni della criminalità organizzata?

«Mi consideravano un allarmista, ora sono diventato un profeta: si sono rotti gli argini della curiosità democratica. In Lombardia, però, l’indignazione dura il battito d’ali d’una farfalla».

È stato tra i primi a chiedere le dimissioni di Formigoni.

«L’ho fatto il giorno dopo l’insediamento perché si è fatto una legge “ad hoc” per superare l’empasse del quarto mandato e lo ha fatto con listino sottoscritto anche con firme false. L’illegalità si respirava dal primo giorno in Lombardia».

Si è parlato di elezioni a dicembre. Cosa ne pensa?

«Penso che neppure l’ultima fan ultracentenaria di Pertini andrebbe a votare il 23 dicembre. Quella data è un tentativo di Formigoni per alzare “il prezzo” con i referenti romani del partito. La data più probabile per le elezioni è tra febbraio e marzo. Ci sarà tutto il tempo per le primarie del centrosinistra, il più alto livello di coinvolgimento di cui ha bisogno un paese che deve rispondere al vento dell’antipolitica».

Cosa hanno significato per lei questi anni in Regione? E quali delle sue battaglie hanno toccato il Lodigiano e il Sudmilano?

«Ho sempre pensato che la politica fosse uno dei servizi più alti per la comunità e ho cercato di rispettare il mio ruolo. Fra le battaglie, c’è quella per l’osservatorio sulla legalità, la questione ambientale, che per il Lodigiano ci ha portato a presentare più di un’interrogazione sulla discarica di Cavenago e ancora la soddisfazione di essere riusciti a far rimuovere persone inopportune come Felice Tavola (già revisore dei conti di Arpa Lombardia, indagato per una frode fiscale da decine di milioni di euro, ndr) e Pietrogino Pezzano. Ci siamo anche impegnati sulla sanità e nel Lodigiano abbiamo sollevato il caso dei fondi spesi per il faraonico nuovo ospedale che sposta l’attenzione dalle persone all’azienda».

In caso di primarie quindi il suo nome ci sarà?

«Sì, i comitati sono in fase di costruzione. Voglio pensare che il Partito democratico garantirà le primarie in una regione in cui si deve tornare a parlare di persone, di vita, di amore, etica e diritti. Credo che sia il caso di osare una Lombardia migliore».

Tra gli altri candidati si citano il consigliere per il Pd Beppe Civati. La sua sarà una corsa alternativa a Civati? Qualcuno la vedeva già pronto a scalare il Parlamento.

«Non credo che io e Civati ci scontreremo mai. E Roma per ora non mi interessa. Il mio posto è in Lombardia».

Rossella Mungiello

da IL CITTADINO