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“Sì mi candido: in Lombardia ci sono una questione morale enorme e un sistema di potere simile a un sultanato”: intervista a Repubblica

«IL CENTROSINISTRA è pronto a questa sfida, certo che è pronto. Siamo molto eterogenei, ma le differenze — quando la politica non si nutre di elucubrazioni algebriche — sono una opportunità. I valori di fondo, in questa coalizione, sono in fondo gli stessi, in più c’è una vivacità vissuta con la responsabi-lità necessaria, l’esperienza Pisapia dimostra che ce la possiamo fare».

Giulio Cavalli, attore, consigliere regionale di Sel, tra i primi ad avere detto esplicitamente: mi candido. Perché?

«Comitati civici, gente comune, ma anche compagni di Sel, del Pd e dell’Idv pensano a me comeuna sentinella sui temi antimafiosi. Lo faccio perché credo molto nella politica, credo sia il tempo di uscire dai giochi delle segreterie per impegnarsi in prima persona, senza per questo demolire nessuna figura, senza rottamare nessuno ».

Si faranno le primarie?

«Sì, sono convinto che non sivoterà a dicembre, quindi il tempo per farle c’è, l’occasione giusta sarebbe con il secondo turno delle primarie nazionali. Siamo in un momento molto buono, il Pd si sta dimostrando un partito responsabile e leale, l’unione sta funzionando, le ipotesi di candidati sono valide».

Tutte?

«Se proprio devo dire: Tabacci è bravo, ma anche basta, si candida a troppe primarie; con Civati siamo amici, non credo che ci candideremo entrambi, alla fine; Ambrosoli è una grandissima figura su cui, forse, non servirebbero neanche le primarie. Ma vedremo ».

Una domanda all’attore e regista: quanto materiale per spettacoli di denuncia si raccoglie in queste settimane al Pirellone?

«Cito Berlinguer per dire che oggi in Lombardia siamo davvero davanti a una questione morale enorme: la sussidiarietà che per anni ha citato Formigoni non ha avuto nulla di solidale, ma è stata una sovrastruttura dove è stato facile infilare gli interessi degli amici e di chi poteva dare/trarre vantaggio. Il problema è che quel sistema ancora apparentemente legale che, come i sultanati viveva sulle regalie, ad un certo punto, in tempo di crisi, non è bastato più».

Tutti complici di un sistema o c’è chi poteva non sapere?

«Posto che siamo in tanti ad aver denunciato sistematicamente in questi anni quello che vedevamo, di sicuro c’è stata almeno disattenzione, indifferenza: e dico sull’etica, sulla moralità di comportamenti che venivano ancor prima della corruzione. Una indifferenza che è uscita dai palazzi: se l’assessore Zambetti comprava i voti vuol dire che qualcuno li vendeva: ecco, io voglio partire da quelle 4mila persone che hanno ceduto per soldi il loro voto, voglio riconquistare alla legalità quelli, combattendo l’antipolitica con l’ultrapolitica, parlando di solidarietà, che è la base della democrazia, non una debolezza che non possiamo permetterci».

(or. li.)

da Repubblica 20/10/2012