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Le primarie che balbettano e gli strateghi osceni

Tira un’aria strana dalle parti del Pirellone. Non è solo la puzza di 17 anni di Formigoni sgretolati velocemente sotto la morsa degli scandali e degli arresti ma è l’aria sinistra (che di sinistra però riesce sempre a non dire nulla) del mercanteggiare tra le pieghe della coalizione di centrosinistra perché la partecipazione appaia senza bisogno di comparire. Una magia nera e gattopardesca perché tutto sembri in movimento mentre rispetta gli accordi a bocce ferme.
Non so chi spinga a evitare le primarie (questo è un falso giornalistico: so i nomi e i cognomi e pasolinianamente ho anche le prove) ma è chiaro che ancora una volta le antenne della sensibilità politica si mostrano sclerotizzate e fuori tempo massimo, sempre impegnate a curare il proprio piccolo e misero orto.
“Dopo 17 anni di Formigoni sembrate impreparati” mi dicono al bar. Sarà che frequento bar di provincia senza analisti di professione ma la risposta delle primarie dava un senso positivo alla critica e solleva speranza tra i cittadini della Lombardia: non fare le primarie significa presentare sulla bancarella delle prossime regionali un prodotto da discount rivendendolo per alto artigianato di democrazia.
Per questo do il benvenuto a Lorenzo Guerini (mio ottimo sindaco a Lodi), sono contento della combattività di Roberto Cornelli e riconosco la ricchezza dei profili e del dibattito con Zamponi, Biscardini, Kustermann e tutti quelli che ci hanno messo la faccia per un patto civico che abbia facce, idee e contenuti.
Gli altri, i macchiavellici trovarobe fuori quinta, lascino perdere: chi armeggia fuori quinta è osceno per definizione.
Le primarie sono l’unica scena democratica che interessa.